I NOMI. Estorsioni ai commercianti e potere del clan dei Casalesi: in 4 sotto processo

24 Febbraio 2025 - 19:45

TEVEROLA – Sono stati acquisiti oggi le dichiarazioni di collaboratori di giustizia che faranno parte del processo nei confronti quattro uomini accusati di estorsione, minacce e reati legati alla criminalità organizzata.

Gli imputati, inizialmente legati al processo al potere dei clan Belforte e Bidognetti, emerso nel novembre 2022, sono Antonio Barbato, Carmine Lucca, Antonio Chiacchio e Antonio Palumbo, difesi, tra gli altri dagli avvocati Giovanni e Michele Cantelli. Il processo si terrà per motivi territoriali al tribunale di Aversa Napoli Nord, a differenza di quello principale.

In breve, i verbali dei pentiti Enzo D’Aniello e Angelo Compagnone riguardano soprattutto la figura di Antonio Barbato, che entrambi i collaboratori di giustizia segnalano come intraneo alla cosca, come uomo di camorra.

Antonio Barbato e Carmine Lucca, tra il 2018 e il 2019, avrebbero perpetrato una serie di estorsioni ai danni del titolare di un minimarket a Teverola, impiegando un atteggiamento minaccioso e approfittando della loro notorietà come uomini legati al clan dei Casalesi. I due, infatti, avrebbero prelevato generi alimentari senza pagarli per un periodo di 3-4 mesi.

In un altro caso, Improda avrebbe minacciato il titolare del minimarket, chiedendo una tangente di 1.500 euro. L’auto del figlio del commerciante sarebbe stata trattenuta fino al pagamento della somma richiesta.

Le accuse includono anche l’imposizione di acquisti di materiale pubblicitario a prezzi gonfiati e richieste di denaro per “regali” destinati ai detenuti, tutto con il ricorso alla forza intimidatrice derivante dalla loro appartenenza alla criminalità organizzata.

Antonio Chiacchio, il 1 maggio 2018, avrebbe rapinato un uomo, sottraendo un’auto, denaro e un telefono cellulare. Successivamente, ha minacciato la vittima di incendiare l’auto se non avesse pagato 2.000 euro, ottenendo prima 500 euro e poi altri 900.