I tabelloni 6 per 3 nella mani della CAMORRA. Uno per uno, ecco chi la dda voleva in carcere e ai domiciliari

19 Luglio 2019 - 11:56

CASAL DI PRINCIPE – La direzione distrettuale antimafia, sintetizzando il lavoro di indagine compiuto insieme agli uomini e alle donne della direzione investigativa antimafia aveva maturato la convinzione che occorressero delle misure cautelari molto più dure, non solo per il boss Mario Iavarazzo, ma un pò per tutti gli altri indagati dell’inchiesta sull’attività del clan dei casalesi nel sistema della pubblicità attraverso affissioni 6 per 3 e affini e nel meccanismo di promozione delle attività del centro commerciale Jambo di Trentola Ducenta.

Dall’ordinanza emerge uno schema preciso delle richieste di applicazione di misura cautelare, formulate dalla dda al gip del tribunale di Napoli Anna Laura Alfano. Da queste si può agevolmente effettuare un confronto con quello che effettivamente il giudice ha deciso.

Dicevamo che solo per Mario Iavarazzo, la richiesta di custodia cautelare in carcere, ha trovato pieno avallo nell’ordinanza. La dda aveva chiesto il carcere anche per Michele Iavarazzo, fratello del boss, per il patron della SPM srl Armando Aprile e per Raffaele Letizia, l’aversano, trapiantato ad Anzio che ha pianificato l’acquisto, mascherato da un’intestazione fittizia, del bar Roma, sito nella cittadina del litorale laziale.

Rispetto a queste richieste, il gip ha deciso di applicare la misura più blanda degli arresti domiciliari per Michele Iavarazzo e per Armando Aprile. Per quanto riguarda Raffaele Letizia, la visione del gip è sostanzialmente difforme da quella dei pubblici ministeri, visto che questi hanno chiesto l’arresto in carcere, mentre il gip Alfano non ha adottato alcuna misura cautelare, limitativa della libertà personale, al punto che Raffaele Letizia è uno dei soli due indagati a piede libero (l’altro è Angelo Pellecchia,

prestanome per il bar di Anzio) di questa ordinanza.

Andiamo appresso: Francesco Iavarazzo, altro fratello del boss, secondo la dda, avrebbe dovuto giacere agli arresti domiciliari. Precisamente, nella loro forma più dura, che comprende anche il divieto di comunicazione telematica attraverso internet e ancor di più, attraverso apparecchi telefonici. Il gip, invece, ha stabilito solamente l’obbligo di dimora all’interno del perimetro della provincia di Caserta.

L’accusa aveva chiesto gli arresti domiciliari anche per Gennaro Esposito, Luigi Drappello, prestanome del prestanome relativamente alla tipografia di Villa Literno e infine Giuseppe Franco, prestanome di fiducia di Armando Aprile per la SPM srl, società che a sua volta aveva, attraverso un contratto di noleggio, tolto dalla scena la ADV Comunication srl, quando su questa seconda impresa di Mario Iavarazzo nata sulle ceneri, ma nella stessa sede di Casal di Principe, della Pubblione srl, si erano appuntate le attenzioni della magistratura inquirente e della dia.

I primi due, cioè Drappello ed Esposito, al pari di Giuseppe Franco, hanno subito un provvedimento che li obbliga a dimorare in provincia di Caserta. Giuseppe Franco ha avuto, invece, “solo” l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria ma anche il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale.

Per gli ultimi 5 indagati, cioè per Domenico Ferraro, tipografo di Villa Literno, per Lucia Grassia, per Giuseppe Lista, dipendenti della Cis Meridionale che gestisce il centro commerciale Jambo, per il già citato Angelo Pellecchia e per Nicola Sabatino, prestanome di Mario Iavarazzo della ADV Comunication srl, il pubblico ministero aveva chiesto il divieto di dimora con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il gip ha concesso per Domenico Ferraro l’obbligo di dimora e non il divieto, Lista e Grassia hanno ottenuto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, Nicola Sabatino è stato applicato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria con divieto di esercitare attività imprenditoriale. Infine l’ottimo “barista” di Anzio Angelo Pellecchia, arrivato da Aversa, è rimasto dietro al bancone a far caffè visto che il gip non ha applicato alcuna misura, e al pari di Raffaele Letizia, resta indagato a piede libero.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA CON LE RICHIESTE DEL PUBBLICO MINISTERO

 

QUI SOTTO LE MISURE CAUTELARI APPLICATE