Il CLAN DEI CASALESI e la politica. Il pentito sulle candidature di Pietro Apicella e Antonio Corvino. Salta fuori una citazione anche sull’allora vicesindaco di S.Maria

29 Ottobre 2022 - 19:24

Oggi abbiamo dedicato il nostro approfondimento sulla seconda parte della maxi ordinanza eseguita il 3 maggio scorso, dunque sulla parte imperniata sulla figura di Dante Apicella, alle dichiarazioni di Francesco Barbato, il quale ha fatto vita parallela con Nicola Schiavone. In calce all’articolo lo stralcio dell’ordinanza

CASAL DI PRINCIPEFrancesco Barbato detto o sbirro è stato negli ultimi mesi più volte citato nei nostri articoli. La frequenza è aumentata da quando, a partire dal dicembre scorso, è esploso il caso degli appalti nei servizi sociali che ha coinvolto pesantemente un imprenditore faccendiere di San Cipriano d’Aversa Orlando Diana, marito di Giuseppina Barbato, tra le più votate alle ultime elezioni comunali di S.Cipriano, poi presidente del consiglio comunale, carica da cui si è dimessa, con grande rimpianto nei primi mesi dello scorso anno quando il nome del marito Orlando Diana che a S.Cipriano era stato invece assessore ai tempi della sindacatura di Enrico Martinelli, è risultato iscritto nel registro degli indagati della Dda per le sue connessioni con il sistema imperniato sulla figura di Luigi Lagravanese e su quella di Pasquale Capriglione, con una propria peculiarità, legata ad uno dei primi appalti per i tamponi-covid che gli permisero, già nell’aprile del 2020, cioè a meno di due mesi di distanza dall’esplosione della pandemia, di far soldi grazie ad un affidamento ricevuto dall’Asl Napoli 3, (Napoli sud) di cui fu nominalmente titolare la Campania Emergenza con sede a Mondragone, meri prestanomi di Orlando Diana e colpiti, all’inizio della scorsa estate da interdittiva antimafia.

Giuseppina Barbato, infatti, è la cugina diretta di Francesco Barbato o sbirro, il quale è stato realmente un luogotenente di Nicola Schiavone Sandokan, fungendo in più occasioni anche da suo autista.

Barbato è stato arrestato nell’ottobre del 2010, circa 4 mesi dopo l’arresto dello stesso Nicola Schiavone, avvenuto il 15 giugno del 2010 e anticipando di un mese quello, operato dagli uomini della Mobile di Napoli al comando del dirigente Vittorio Pisani, di Antonio Iovine detto o ninno.

Manco a dirlo, tutti e tre divenuti collaboratori di giustizia. Orlando Diana non è legato al racconto sulla famiglia Barbato solo perchè ha sposato Giuseppina Barbato, cugino di o sbirro, ma anche perchè fece arrabbiare di brutto Nicola Schiavone e anche la mamma Giuseppina Nappa, quando diventò di dominio pubblico la sua relazione con l’allora fidanzata di un altro cugino di Francesco Barbato.

Ma Orlando Diana non lo toccò nessuno perchè, come racconta lo stesso Nicola Schiavone, lui era protettissimo da Michele Zagaria. E’ chiaro dunque che Francesco Barbato è uno che conosce le cose del clan dei casalesi soprattutto nel periodo che va dal 2004 al 2010, cioè dall’arresto di Francesco Schiavone Cicciariello in poi, in cui il clan dei casalesi è stato gestito, comandato, coordinato proprio da Nicola Schiavone.

Politicamente è una stagione che parte dal 2005 quando Nicola Schiavone e una grossa parte del clan dei casalesi appoggia l’Udeur di Nicola Ferraro che scende in campo e determina in pratica la vittoria di Sandro De Franciscis contro Nicola Cosentino, che pur essendo di Casal di Principe, raccoglie poco o nulla dei voti dei gruppi più significativi del clan. Successivamente, nel 2007, Nicola Schiavone sarebbe stato neutrale in quelle elezioni in cui la carica di sindaco se la contesero Cipriano Cristiano, candidato di Forza Italia del centrodestra e Sebastiano Ferraro, deceduto peraltro da qualche anno, in rappresentanza dell’Udeur di Nicola Ferraro.

Francesco Barbato racconta che in quelle elezioni Dante Apicella cioè il plenipotenziario di Nicola Schiavone nei lavori pubblici, scelse di andare con Nicola e Sebastiano Ferraro, schierando una persona di famiglia, precisamente Pietro Apicella, cioè il figlio di Vincenzo Apicella, fratello di Dante e a quanto ci è dato ricordare, anche loro indagati nell’ordinanza di cui ci stiamo occupando.

Pietro Apicella viene eletto ma le elezioni sono vinte da Cipriano Cristiano. A Barbato risulta che Dante Apicella, durante la campagna elettorale, si sarebbe lamentato con Nicola Schiavone per lo scarso appoggio ricevuto dal nipote, incrociando una risposta chiara e disarmante: per il figlio di Francesco Schiavone Sandokan, infatti, così racconta Francesco barbato, era del tutto indifferente chi tra Cipriano Cristiano e Ferraro vincesse quelle elezioni, così disse ad Apicella, chiunque vincerà, dovrà fare quello che noi gli diremo di fare quando ci sono appalti e quattrini di mezzo.

Ed effettivamente così andò. Quelli sono proprio gli anni in cui Nicola Schiavone, con Dante Apicella o a volte addirittura parlando lui direttamente con i dirigenti e i funzionari del comune di Casal di Principe, dispone di ogni cosa. Si aggiudica tutti gli appalti che vuole e rafforza la sua posizione come capoclan assoluto. D’altronde, c’erano propri rappresentanti sia in maggioranza che in opposizione: Antonio Corvino, anche lui coinvolto nel principe e la scheda ballerina, figlio dell’ancora più noto Gaetano Corvino (blitz di S.Lucia) e per l’appunto Pietro Apicella, iper segnalato negli anni in compagnia di diversi esponenti del clan dei casalesi in molti controlli di polizia. Ad esempio nel 2004 Pietro Apicella è stato controllato in compagnia di Ivanhoe Schiavone, fratello minore di Nicola Schiavone e dunque a sua volta figlio di Francesco Schiavone Sandokan, l’unico, Ivanhoe, se non andiamo errati, tra i figli maschi a trovarsi a piede libero.

E ancora, in compagnia di Carlo Bianco, esponente del gruppo di Michele Zagaria, e di un altro Nicola Schiavone, che non è nè il figlio di Sandokan, nè il mitico monaciello, ma Nicola Schiavone o russo, imprenditore edile e stabile riferimento nei lavori pubblici del suo omonimo, non sappiamo se anche parente più o meno alla lontana.

Tutto questo sistema, quel clima che si respirò dal 2007 in poi diventarono trampolino di lancio per una delle ordinanze storiche sul clan dei casalesi, forse seconda solamente a Spartacus, nella quale Dante Apicella già fu inserito pesantemente come indagato, imputato e condannato.

Il principe e la scheda ballerina condensa e sintetizza proprio le relazioni tra politici, dirigenti, funzionari del comune di Casal di Principe e gli esponenti più significativi del clan dei casalesi. Secondo Francesco Barbato non era solamente Dante Apicella a svolgere il ruolo di stabile punto di contatto tra i politici locali e il clan. Ma a lui si affiancavano in questa funzione anche Paolo Corvino o generale e Pasquale Diana detto pocheparole.

Poi c’è un passaggio particolare che va preso per quello che è dato che è omissato nella sua parte finale. Francesco Barbato, dopo aver parlato anche dei suoi rapporti con Gennaro Diana, compagno di bische, dei ruoli di Dante Apicella di pedina della Edil Mascia, di quello che succedeva dentro alla sede di Orta di Atella di Porfido Atellana, fa anche il nome che, ripetiamo, viene omissato del vicesindaco di Santa Maria. Nel verbale non è specificato Santa Maria Capua Vetere. Dunque potrebbe anche essere Santa Maria La Fossa o Santa Maria a Vico. Più probabile che sia in considerazione degli storici tra il clan e il territorio di Santa Maria Capua Vetere, del vicesindaco di questa città.

Francesco Barbato afferma che si trattava del vicesindaco di Santa Maria “all’epoca del mio arresto….”, precisamente la frase è la seguente: “So che anche il vicesindaco di S.Maria, all’epoca del mio arresto OMISSIS”. Questa affermazione viene formulata da Barbato proprio dopo aver affiancato i nomi di Pasquale Diana e Paolo Corvino a quello di Dante Apicella, quali maggiori interlocutori dei politici locali. Dunque, evidentemente il discorso, com’è evidente anche delle dichiarazioni di Schiavone, andava anche al di là del perimetro di Casal di Principe.

Per la cronaca, all’epoca del suo arresto, era in carica la giunta di Giancarlo Giudicianni che di lì a poco sarebbe stato sfiduciato dalla maggior parte dei consiglieri di maggioranza aprendo la strada alle elezioni comunali, svoltesi poi nella primavera del 2011.

Noi sappiamo perfettamente chi svolse la funzione di vicesindaco. Però, siccome Francesco Barbato ha fatto solo il nome di Santa Maria, non precisando di quale Santa Maria si trattasse perchè subito dopo il nome lo ha fatto, ma questo è stato omissato, ci manteniamo prudenti. Vogliamo solo sottolineare, però, che sempre nell’ordinanza su Dante Apicella, emergono (CLIKKA E LEGGI IL NOSTRO ARTICOLO IN PROPOSITO) rapporti storici, almeno stando alle dichiarazioni dei pentiti, tra l’Apicella e Maurizio Mazzotti, capo indiscusso dell’ufficio tecnico e coppia d’oro del cemento sammaritano con quel Carlo Raucci, oggi presidente dell’Ordine provinciale degli ingegneri, che Giovanni Zannini ha voluto fortemente inserire nel nuovo consiglio di amministrazione dell’Acer, cioè dell’ex istituto autonomi case popolare o Iacp che dir si voglia.

Abbiamo conservato per la fine dell’articolo, il passaggio meno suggestivo ma forse più importante per la messa a punto dei capi di imputazione degli indagati i questa ordinanza. Anche Francesco Barbato, infatti, conferma che la maggior parte delle ditte che si aggiudicavano le gare d’appalto al comune di Casal di Principe, dovevano versare il 10% secco dell’importo nelle casse del clan dei casalesi, Sempre a proposito di imprenditori, viene fatto anche un nome noto, quello di Mimmo Pagano di Trentola che Barbato individua come interlocutore diretto di Nicola Schiavone che però parla con lui e mette in cantiere affari lucrosi per introitare quattrini da iniettare nelle casse del clan.

Una precisazione non irrilevante, visto che c’erano rapporti con altri imprenditori che invece Nicola Schiavone riteneva propri soci di fatto e che gli consegnavano i soldi in quanto tale. Soldi che dunque rimanevano ad appannaggio della propria famiglia.

QUI SOTTO GLI STRALCI DELL’ORDINANZA