IL FOCUS. Ecco quando e come riapriranno il centro commerciale Campania e l’outlet La Reggia

8 Maggio 2020 - 17:26

Basta leggere con attenzione la sequenza dei decreti del governo, collegandola alle prospettive di questi giorni su una riapertura totale in alcune regioni, per capire dove si andrà a parare. E allora aspettiamo un’eventuale disciplina di autoregolamentazione di queste due grandi strutture del commercio al dettaglio, visitata da migliaia di persone

CASERTA (g.g.) – C’è un equivoco di fondo. La gente è convinta che il governo, nella miriade di decreti di tipo legislativo o di tipo amministrativo, abbia previsto un’esplicita e mirata proibizione di apertura dei centri commerciali, nel caso specifico della nostra area, del Campania e dell’Outlet. Non è assolutamente così. Il decreto del presidente del consiglio, firmato nella fase di più acuta emergenza, quando veramente l’Italia era in guerra, recita testualmente: “Sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi
alimentari e di prima necessità individuate nell’allegato 1, sia nell’ambito degli esercizi commerciali di vicinato, sia nell’ambito della media e grande distribuzione, anche ricompresi nei centri commerciali, purché sia consentito l’accesso alle sole predette attività.

In rapida sintesi vi diciamo che l’allegato 1 contiene tutti i tipi di negozi di vendita di genere alimentari, declinando anche l’identità di quelli che nel decreto vengono definiti come esercizi

di vendita di beni di prima necessità. Le attività commerciali si vendita al dettaglio sono state sospese su tutto il territorio nazionale. Aperte sono rimaste solo quelle dell’Allegato 1. Ma il punto nevralgico del ragionamento sta in questo passaggio: “[…] sia nell’ambito della media e grande distribuzione, anche ricompresi nei centri commerciali, purché sia consentito l’accesso alle sole predette attività“. Il Governo ha voluto specificare direttamente che i centri commerciali potevano stare aperti, dedicando, a questi, una raccomandazione specifica all’accesso, sottolineando che solo le attività dell’allegato 1 potevano essere aperte al pubblico e non le altre. Quindi, se il Campania, soprattutto il Campania perché l’Outlet al 90% è abbigliamento e il problema non si è posto, è rimasto chiuso è stato per sua scelta e dei titolari dei negozi che, ai sensi del Dpcm dell’11 marzo, avrebbero potuti rimanere aperti. Decisione tutto sommato spiegabile. Con il lockdown, le uniche spese realmente obbligatorie, gli unici acquisti fondamentali sono state e sono quelle dei generi alimentari. Nel Campania il Carrefour ha chiuso da una vita, per cui non si poteva nemmeno contare sull’effetto calamita, in grado di attirare qualche scontrino anche in altri esercizi di vendita di generi diversi. La questione elettrodomestici e materiale elettronico, Mediaworld ed Euronics se la sono risolta a modo loro, attraverso la vendita via web e l’accesso contingentato ai depositi. E quindi arrivederci e grazie.

Probabilmente, il motivo per cui era stato stabilito l’orribile termine del 1° giugno per l’apertura di bar e ristoranti, risiedeva proprio nella volontà di evitare grande assembramenti nei centri commerciali. Perché il 18 maggio il Campania, e ovviamente anche l’Outlet, decideranno di aprire. Sparendo l’obbligo dell’autocertificazione, roba che evoca regimi staliniani e fascisti, per quanto ha limitato e leso il sacro diritto della persone di esercitare la sua massima libertà, cioè quella di camminare ed andare dove vuole, non esisterà più il motivo per cui volontariamente e non coattivamente il Campania è rimasto chiuso.

La novità di questi giorni, però, è rappresentata dalla pressione fortissima di ristoratori, titolari di bar, pasticcerie, rosticcerie, soprattutto nelle regioni del Sud, hanno praticato sul governo, sventolando i dati vicini al contagio zero. Per cui, dall’altro ieri, anche quello “sveglione” del ministro Boccia ha detto che il 18 maggio, oltre i negozi di abbigliamento e affini, apriranno, in molte regioni a partire dalla nostra, anche le attività di ristorazione di ogni genere.

A meno che il prossimo decreto del governo, previsto per la prossima settimana, non preveda un regime specifico per i centri commerciali, cosa che non è avvenuta fino ad oggi, non a caso perché sarebbe stato incostituzionale, il Campania aprirà il prossimo 18 maggio, con tutte le attività operative al 100%, escluso il cinema, che continuerà a rimanere chiuso probabilmente fino a settembre, come teatri e discoteche e altri luoghi al chiuso di ritrovo collettivo.

Come si auto-regolamenteranno il Campani e l’Outlet? Metteranno a disposizione proprio personale per controllare il rispetto delle regole del distanziamento sociale e delle mascherine, soprattutto nelle aree neutre, quelle in cui la società proprietaria del centro commerciale svolge attività culturali e ricreative? Sono queste le incognite che probabilmente verranno svelate nei prossimi giorni. Per quanto riguarda la possibilità di una restrizione dei centri commerciali da parte del governo o del Fratacchione che sta a Napoli, la vediamo difficile. Consentire ad un negozio di abbigliamento esterno ai centri commerciali di riaprire i battenti, impedendo invece di fare la stessa cosa ad un negozio all’interno dei centri, sarebbe provvedimento impallinato immediatamente dai Tar, trattandosi di un Dpcm che essendo, come scritto, atto di potestà amministrativa, è impugnabile nell’atto di questa giurisdizione.

Questo è.