IL NOME. MAXI SEQUESTRO DIA. Sotto sigilli soldi e società all’imprenditore ritenuto uomo del clan Zagaria

24 Gennaio 2024 - 11:52

CASERTA – Nelle prime ore della mattina di ieri, martedì, il blitz della DIA era stato dato come certo nei confronti di Giuseppe Carandente Tartaglia, imprenditore di Marano, condannato in primo grado a 7 anni di reclusione, per concorso esterno in associazione mafiosa, essendo ritenuto una specie di broker del boss Michele Zagaria e del fratello Pasquale.

Quella voce, data per confermata, su Carandente, riportata, oltre che da CasertaCe, anche da diverse testate proprio dell’area di Napoli e non solo, sembrava essere in linea con la descrizione della Direzione Investigativa Antimafia, la quale, decidendo di non far emergere le generalità di un soggetto colpito da un sequestro da 55 milioni e accusato, sotto processo, di pesanti connessioni con la camorra, nel comunicato segnalava degli indizi che potevano far cadere in errore. Cosa che è avvenuta, alla fine.

Perché, in realtà, l’uomo che ha subito il sequestro da 55 milioni di euro ieri mattina è un soggetto, comunque legato all’imprenditore di Marano di Napoli, ma non è Giuseppe Carandente Tartaglia.

Infatti, trattasi del 79enne Antonio D’Amico, business man del settore rifiuti, anche lui ritenuto vicino al clan dei Casalesi.

I suoi rapporti stretti con i fratelli Carandente Tartaglia, i legami con esponenti dei clan Mallardo e Zagaria, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e l’emergenza rifiuti. C’è tutto questo tra i motivi che hanno spinto Procura di Napoli e Dia a chiedere il sequestro dell’impero di D’Amico, composto da imprese come la

Idrobioimpianti, la Ifd srl, la Servizi difesa ambiente (Sda) e la Environmental techonologies international spa (Entei spa).

Conosciuto come «don Antonio della Ibi» dai collaboratori di giustizia Gaetano Vassallo e Giuliano Pirozzi, per i suoi rapporti con le famiglie di camorra Mallardo e Zagaria, D’Amico sarebbe stato, secondo la DIA, aggiudicatario di tutti i grossi appalti per la realizzazione e gestione delle discariche nella regione Campania e soprattutto del Napoletano.

La realizzazione della discarica di Chiaiano durante l’emergenza rifiuti sarebbe una delle contestazioni principali mosse a D’Amico, che avrebbe garantito il subappalto anche per la gestione alle ditte di Giuseppe Carandente Tartaglia.