Il Puc tragicomico di CASAPESENNA. Incredibile ma vero, è approvato da tre anni. Domanda a De Rosa: quante concessioni lei ha già dato in base a uno strumento che andrebbe revocato?

29 Settembre 2023 - 13:25

SECONDA PUNTATA. Stanno lavorando con i permessi a costruire su un grafico tarato su 658 nuovi vani. In effetti se ne potrebbero costruire molti meno di 500, ma al momento il Comune non ha mai tirato fuori le carte sulle costruzioni abusive sanate, sanabili e oggetto di sanatoria e condono dal 2008 ad oggi. Se ne sta occupando il Tar, ma dovrebbe essere largamente materia, sempre a nostro avviso, di esercizio costituzionale dell’azione penale

CASAPESENNA (G.G.) – La vicenda tragicomica e, diciamola tutta, scabrosissima del Puc, che sta (ricordiamo) per Piano Urbanistico Comunale, di Casapesenna, da noi largamente trattato in un articolo di qualche settimana fa (CLICCA E LEGGI), si trova oggi all’attenzione dei giudici del Tar Campania.

Noi, che spendiamo tante energie per la nostra tensione al recupero di una legalità almeno sufficiente negli enti locali casertani, ci sentiamo in una botte di ferro.

Ciò perché il Tar ha nominato come Ctu, cioè come suo consulente-verificatore, un eminente professore, grado ricercatore, della facoltà di Architettura dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, con sede nel rione San Lorenzo in Aversa.

Sarà, dunque, l’architetto-professore Giuseppe Guida, che opera nel Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale, a fornire ai giudici del Tar gli elementi per capire una cosa semplice e sostanziale, per rispondere alla seguente domanda: il Puc a dir poco bizzarro, a nostro sommesso e fallace avviso, del Comune di Casapesenna, ha rispettato le prescrizioni che l’amministrazione provinciale di Caserta ha messo nero su bianco nella sua attività di analisi e controllo e rilasciate il 14 gennaio 2020?

Come scritto nel precedente articolo, noi seguiremo gli esiti di questo giudizio, che conterà molto di più del nostro punto di vista che, invece, ha già dato una sua risposta al quesito appena declinato, visto che Casertace, argomentando a lungo, ha affermato che per una serie di ragioni, ma anche per quella specifica appena trattata, del Puc del Comune di Casapesenna andrebbe fatta una grande palla (non diciamo pallottola, perché da quelle parti è parola su cui non si può scherzare più di tanto) da gettare nel cesto della frazione secca della carta e del cartone.

Siamo, dunque, in una botte di ferro, ma è vero anche che devono essere spiegati gli aspetti più peculiari relativamente alla dialettica istituzionale creatasi tra l’amministrazione provinciale di Caserta e il Comune di Casapesenna, facendovi sconto, stavolta, di quella autentica gag alla Gianni e Pinotto o, per andare ai tempi moderni, alla Pio e Amedeo, rappresentata dall’osservazione presentata da Raffaele Lello De Rosa a favore della Casa intestata prima alla madre e successivamente al fratello Marcello, sindaco di Casapesenna che, in giunta comunale, con un gesto ineguagliabile e inimitabile a livello mondiale, questa osservazione presentata dal fratello sulla sua casa se l’è approvata con tanto di deliberato, guadagnandosi la nostra simpatia, che se lo acchiappiamo in strada gli strizziamo le gote generose, come si fa con un infante.

Se parliamo di provincia, parliamo di numeri, perché l’analisi di un Puc riguarda esclusivamente la sua rispondenza e il suo rispetto, potremmo dire la sua omogeneità, sullo strumento di regolamentazione di rango superiore, dunque prevalente, rappresentato dal cosiddetto Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (Ptcp) l’ultimo dei quali, vigente, approvato nel 2012, quando dell’Assessorato all’Urbanistica era titolare il casertano Gianni Mancino.

Nell’anno 2019 il Comune di Casapesenna invia in Provincia il Puc adottato dalla giunta che incorpora già le osservazioni, naturalmente approvate.

In questo piano è prevista la realizzazione di nuovi 658 alloggi, nuove abitazioni per una estensione di 120 metri di superficie.

Questi 658 derogavano già al Ptcp, che sinteticamente la Provincia aveva spedito ai vari comuni per quel che riguardava la sua parte di carichi alloggiativi. Per Casapesenna ne erano previsti 475 sui 15.600 riguardanti l’intero ambito aversano.

Casapesenna arrivava a 658 con questo ragionamento: 475 me li dà la Provincia, io aggiungo un 15% utilizzando la norma che permette di aumentarli in ragione della vicinanza ad una stazione ferroviaria, nel caso specifico Albanova o Villa Literno. Si arriva così a 546.

Siccome il Comune di Casapesenna è notoriamente avanti, vero e proprio incubatore di innovazione, un think tank in servizio permanente ed effettivo, tutte le teste d’uovo che ci lavorano producono un peculiarissimo studio demografico che proietta questa Silicon Valley della Provincia di Caserta all’anno 2028.

In base a questo peculiarissimo esperimento, roba che la Erice del professore Zichichi gli faceva un baffo a De Rosa, vengono aggiunti altri 112 vani. Si arriva così a 658.

Siccome alla Provincia sono, invece, notoriamente dei trogloditi, si fecero una rozza risata sul diagramma e cassarono con un tratto di penna i 112 vani.

Sui 546 sopravvissuti, sempre la Provincia prescrisse che a questa quota andassero decurtati tutti gli immobili realizzati, autorizzati e condonati tra il 2008 e il 2018.

Prescrizione irrilevante, perché come si sa Casapesenna è una ridente cittadina in provincia di Zurigo, dove l’abusivismo edilizio è pressoché assente.

Scherzi a parte, “e mo’ come si fa” si domandarono Marcello e don Lello?

A qui trogloditi della Provincia spediscono la cartina geografica della Svizzera e dicono: vabbè, qua c’è sempre qualche italiano che fa l’italiano, comunque se proprio ci tenete vi diciamo che dal 2008 al 2018 sono stati costruiti 62 alloggi nuovi.

La battuta sugli italiani è nostra, perché in effetti il Comune di Casapesenna parla genericamente di 62 alloggi, non formulando alcuna specificazione su quanti siano nuovi e quanti siano condonati.

La provincia ci mette il timbro, ovviamente prendendo le distanze e sottolineando che si tratta, in pratica di un’autocertificazione su quello che è definito come “costruito”.

Ovviamente, siccome i trogloditi a loro modo ogni tanto hanno un sussulto di lucidità ribadiscono, avendo probabilmente capito l’antifona, che, oltre al costruito, quindi i sedicenti 62 alloggi, vanno sottratti al 546 assegnati, ferroviari” compresi, tutti quelli abusivi.

Un attributo molto spicciativo, che il Tar scioglie nella sua declinazione nel momento in cui formula il quesito al proprio Ctu chiamato, dunque, a stabilire “quanti siano gli alloggi sanati, sanabili e oggetti di domanda di sanatoria/condono”.

Ciò per dire che il Tar vuole fare una somma per capire quanti siano, eventualmente, gli alloggi da sottrarre alla quota di 546.E qui torna l’uomo con le guanciotte irresistibili.

Il sindaco De Rosa, infatti, convoca un consiglio comunale, dunque una roba solenne per il giorno e fa votare una delibera di approvazione del Puc n.2 del 22 febbraio 2020.

Noi questa delibera non l’abbiamo ancora, ma il passaggio dovrebbe esser consistito in un’approvazione con annesso accoglimento delle prescrizioni della Provincia.

Il condizionale è d’obbligo, perché a differenza dei vecchi Prg, queste prescrizioni non sono vincolanti ma il loro mancato accoglimento e/o assorbimento significa esporre il Puc ad una tonnellata di ricorsi amministrativi e ad impugnazioni che potrebbe essere la stessa provincia a realizzare. In poche parole, se un Puc si può approvare facendo orecchie da mercante rispetto alle prescrizioni legati al Ptcp, ci sarà sicuramente un Tar e un Consiglio di Stato che lo annulleranno nel momento in cui, in quel caso in maniera vincolante, affermeranno che siccome il Ptcp è una fonte del diritto, una lex specialis di rango superiore a un Puc tu, Comune, di quel Puc puoi fare la palla di carta di cui sopra.

Che quella approvazione risalente al 22 febbraio 2020 avesse qualcosa di profondamente sbagliato è dimostrato dal fatto che, qualche mese dopo, precisamente il 28 agosto 2020,il consiglio comunale smentisce se stesso. Forse avrebbe fatto bene a revocare se stesso, più che la delibera.

Continua il gioco della palla di carta e precipita nel cesto dei rifiuti il suo atto amministrativo del febbraio precedente.

In effetti, quello è un tempo in cui questo bizzarro Puc è stato già posto all’attenzione da alcuni cittadini e diversi avvocati di un Tar con cui il Comune di Casapesenna non vuole confrontarsi, evidentemente consapevole delle tante magagne che quel Puc incorpora.

Con l’annullamento verrebbe meno l’interesse specifico, base costitutiva di un ricorso alla giurisdizione amministrativa, con la possibilità di pensarci sopra ancora un po’.

Una riflessione veloce, visto che a settembre 2020 la giunta dice di averlo rielaborato secondo le prescrizioni della Provincia e nell’ottobre 2020, eroicamente durante il lockdown, il consiglio comunale, chissà se in presenza o in assenza dei consiglieri, ma a Casapesenna forse è la stessa cosa, lo riapprova. Cioè significa che quei 546 vani sono diventati molti di meno, perché finalmente il Comune di Casapesenna ha detratto i vani sanati, sanabili e oggetto di richiesta di sanatoria/condono.

E allora a cosa serve l’uomo con le guanciotte?

Un verso di un antica canzone tornata di moda nei mesi scorsi con l’alluvione della Romagna, interpretata dall’orchestra spettacolo Raul Casadei diceva “tu sei la mia simpatia”.

Marcello De Rosa in consiglio comunale ad ottobre un Puc che, accogliendo le prescrizioni della Provincia, prevede non 100, non 200 e neppure conferma i 546 vani di cui si era parlato nei mesi precedenti ma approva un Puc che prevede la costruzione di nuove 658 case.

In poche parole, non solo non accoglie le prescrizioni sull’abusivismo, ma afferma a nostro avviso doverosamente il primato della scienza sull’ignoranza, della razionalità matematica sulla barbarie.

Il diagramma disegnato dai suoi tecnici nella Silicon Valley non si tocca. E se la Provincia lo cancella io, come disse il famoso ufficiale lanciando la carica suicida da una trincea della Prima Guerra Mondiale, creando uno slogan utilizzato poi dal fascio, “me ne frego”.

Quando scriviamo 658 è perché lo abbiamo letto testualmente nella relazione tecnica che costituisce, come si suol dire, parte integrante e sostanziale del Puc di Casapesenna.

Ma se la relazione tecnica e i grafici sono identici e in perfetta concordia formale e sostanziale tra di loro, questi si accompagnano, attraverso un meccanismo di alto livello scientifico che noi mortali (che addirittura ci facciamo film su possibili falsi ideologici e falsi materiali compiuti in spregio del diritto penale nel corso di queste procedure) non possiamo comprendere, a quello che noi definiremo “addendum”, utilizzando un termine scientifico, alle cosiddette norme tecniche di attuazione del Puc, che così recitano.

Così è scritto infatti, testualmente, all’articolo 47 punto 3 della citate Nta: “(…) il numero di alloggi realizzabili nel territorio del Comune di Casapesenna è pari a n.546 in ottemperanza a quanto prescritto all’articolo 66 delle Nta del Ptcp. A tale numero di alloggi va sottratto il costruito tra il 2008 e il 2018 e gli alloggi abusivi eventualmente sanabili con la normativa vigente se non già considerati nella volumetria esistente del Comune (…)”.

A dirla tutta, il Puc di Casapesenna non dovrebbe prevedere né 658 vani, né 546, ma molti di meno. Detto ciò, qual è la proiezione e, nel concreto, su che base De Rosa sta dando le concessioni edilizie che stanno uscendo dal Comune di Casapesenna dall’ottobre del 2020 in base ad un Puc che risulta essere, incredibile ma vero, definitivamente approvato? 546, come dice nell’addendum, con tanto di disponibilità alla penitenza di abbassare questo numero in funzione dell’abusivismo registrato o 658 come scrive nella relazione tecnica?

Noi gli strizzeremmo le gote perché abbiamo capito cos’ha in testa e cosa sta facendo. Lui punta e sta già operando in funzione del numero più grande perché c’è un terzo elemento, oltre a quello della relazione tecnica e delle Nta, che diviene discriminante nella comprensione delle sue intenzioni, ed è proprio il grafico che oggi resta quello iniziale, tarato sui 658 vani e non sui 546, al lordo dell’abusivismo.

Ammesso e non concesso che alla fine della giostra non risultasse, per assurdo, un solo alloggio abusivo, il fatto stesso che, nelle Nta, viene scritto il numero 546, avrebbe già implicato che alcune porzioni del grafico dovessero essere significativamente ritoccate, soprattutto in termini di riduzione delle aree di espansione abitativa, cioè le cosiddette zone C.

E invece non è stato fatto. Per cui, al momento conta molto di più la relazione tecnica e i grafici che quell’addendum, magari messo lì per precostituire qualche tesi in sede di giudizio, inserito nelle norme tecniche di attuazione. E non conta a chiacchiere, ma sta contando nella carne viva delle concessioni date negli ultimi tre anni dal Comune di Casapesenna, tutte attribuite in base a quei grafici, in base a tavole collegate ai 658 nuovi vani.

Sicuramente su questa vicenda ci sarà una terza puntata.