IL VIDEO CASERTA. Monnezza dappertutto in area movida e nell’intera città. Carlo Marino vuole andare in Procura, ma lo faccia per autodenunciarsi

23 Settembre 2019 - 10:10

CASERTA (G.G.) – L’altro giorno abbiamo pubblicato un articolo, accompagnato dal sorrisino che ultimamente ci piace fare per cercare di imitare quello ormai proverbiale del sindaco Carlo Marino, in cui il medesimo esortava i cittadini e gli esercizi commerciali a non conferire i rifiuti sulla pubblica strada.
Questo perché, eravamo al 13 settembre, da quel giorno e fino a tutt’oggi, cioè fino a domenica 22 settembre, l’impianto di Pastorano, nel quale il Comune di Caserta trasporta la frazione umida, non avrebbe ricevuto i conferimenti del capoluogo.

Il nostro sorriso era causato da due cose. Prima di tutto l’utilizzo di questa esortazione amichevole, manco se Caserta si fosse dimostrata, negli anni, civile e urbanissima come Trento o Sondrio, ma anche come qualche Comune siciliano dove abbiamo constatato la maturazione di un grande senso civico e una differenziata che esprime cifre settentrionali.

Per Caserta servono a poco gli inviti. E non servono neppure le ordinanze, con il corpo dei Vigili Urbani che ci ritroviamo. Lo strumento dell’ordinanza sarebbe efficiente, infatti, se ci fosse qualcuno in grado di farle rispettare.

Naturalmente quell’esortazione gentile è caduta nel vuoto e tutti o quasi tutti hanno continuato a buttare i sacchetti dove capitava, anche perché tutto il sistema dei cassonnetti è ormai drammaticamente franato ed oggi sono in molti ad essere costretti ad appoggiare la monnezza a terra.

Dunque, il sindaco ha ritenuto di poter gestire l’emergenza confidando su un piano di contenimento varato da Ecocar: raccogliamo i sacchetti dell’umido, ma se ne troviamo una montagna prendiamo tutto insieme e diventa un mega indifferenziato.

Inutile dire che questo sistema comporta un ulteriore decadimento delle percentuali già africane, intese come quelle realizzate da paesi non ancora sviluppati.

In più, con l’aumento delle quantità di indifferenziata, i costi Gisec per lo sversamento sono destinati, specularmente, ad aumentare.

Succede, stamattina, che siccome gli operai di Ecocar non sono stati pagati, la monnezza è rimasta in mezzo alla strada, con i soliti baretti dell’impunità della movida a distinguersi, come spesso capita, per livello di inciviltà, così come mostra il video.

Un’agitazione last minute, che sicuramente non ha rispettato le procedure regolate per legge, in base alle quali il diritto di sciopero è subordinato alla necessità di non bloccare servizi fondamentali.

Alle prime proteste postate su Facebook il sindaco ha risposto che c’era l’emergenza dell’impianto.

Al che noi (che abbiamo deciso di non occuparci spesso di questi temi, visto che, di fronte alla strage del pubblico danaro, nulla succede) siamo stati seriamente tentati dall’intervenire per dire a Carlo Marino: scusa, ma che cavolo c’entra il blocco dell’impianto di Pastorano con questo sperpetuo di via Ferrante e dintorni? Non avevi esortato i casertani a non riporre i rifiuti a terra? Hai sbagliato, perché avresti dovuto firmare un’ordinanza, perimetrando con precisione l’area delle responsabilità di una potestà amministrativa che tu, sindaco, non puoi esercitare perché la tua esperienza di governo, come tutta la vita che hai trascorso nell’assolvimento delle pubbliche funzioni, è stata connotata dal compromesso al ribasso, dal volemose bene, dalla logica “una mano lava l’altra”.

Un sindaco che governa è quello che non ha fatto inciuci, che non si è messo d’accordo con questo o quell’altro per chiudere un occhio o anche due su quelle che sono chiare violazioni delle leggi, delle regole scritte.

E figuriamoci se quelli dei baretti, alle cinque del mattino, se ne fregano dell’esortazione di Marino, quando sanno bene che, per l’appunto, una mano lava l’altra e che in quei locali ci sono anche gli interessi di componenti della maggioranza che regge questa amministrazione.

Figuriamoci se quelli dei baretti possono temere qualcosa quando sanno che la città di Caserta è ormai di fatto prima di un corpo dei Vigili Urbani, grandi sconosciuti, desaparecidos, ma diremmo meglio, disertori della legalità.

Lo stesso discorso vale per qualsiasi altro cittadino che sfonda la propria auto ogni giorno nelle buche, che si infila nel traffico infernale, dribblando i parcheggi in seconda o terza fila, e che dunque non vede alcun motivo, di fronte agli importi altissimi delle bollette e delle tasse (compresa quella dei rifiuti) per essere lui civile e urbano, quando non lo sono il sindaco, gli assessori, i consiglieri, i dirigenti.

Insomma, alle 12:30 Marino ha detto che siccome gli operatori di Ecocar avevano inscenato lo sciopero, lui domattina si sarebbe recato in Procura per denunciare.

Il guaio, per il sindaco, è che lui c’era nell’anno 2001, 2002 e negli anni successivi. Ma anche io c’ero.

E allora posso ben dire che da Sace in poi, da Mario Pagano a quelli di Saba, fino ad Ecocar, io non ricordo una sola volta che il Comune di Caserta abbia sanzionato con una penale le inadempienze delle imprese che si sono avvicendate.

Mai. Forse solo una volta si registrò un momento di tensione con l’allora dirigente Carmine Sorbo, che manifestò l’intenzione di applicare una penalità.

Ma i motivi erano tutt’altro che nobili e naturalmente quella decurtazione economica non fu realizzata, dato che questo avrebbe significato fare un torto all’allora potentissimo vicesindaco Enzo Ferraro, ex collega di partito di Marino.

Invece di fare il cinema, invece di andare in Procura, applichi per una sola volta, così, giusto per far vedere, una penalizzazione ad Ecocar.

Dopo averlo fatto, poi, può andare anche in Procura, ma recando con sé la copia della convenzione, firmata nel 2012 dallo stesso Comune di Caserta e da Ecocar.

A questi documenti aggiunga le visure camerali che spieghino finalmente a tutti il macello e la confusione attraverso la quale il Comune ha pagato Ecocar per anni e anni e non il Consorzio Ecocar, giuridicamente vincitore della gara del 2012, quandanche azzoppato dalle interdittive antimafia definitive degli altri consorziati Ipi e Alba Paciello.

Poi, prima di presentare denuncia, si autodenunci per le inadempienze del Comune di Caserta, il quale ha permesso che l’80% di quella convenzione non fosse rispettata, accucciandosi ai piedi di Peppe “la porchetta”, che ha dettato sempre le sue condizioni, gestendo accordi sindacali e assunzioni e imponendo dunque un modello organizzativo che è quello della famiglia Zampella, vera mattatrice nella gestione di un servizio trasformato in business.

Altro che denuncia. Marino è colpevole esattamente come i suoi predecessori Del Gaudio, Petteruti e Falco, artefici dell’autentico dissolvimento morale, civile, economico e sociale di Caserta.