TERREMOTO ASL. Maria Di Lorenzo che si è arrabbiata quando abbiamo detto che era indagata, ora lo sa e si è DIMESSA da dirigente del Provveditorato

1 Giugno 2021 - 13:01

Tutto sommato abbiamo fatto bene a non pubblicare la sua lettera contenente le solite contumelie che in tanti ci spediscono e che di per sè potremmo anche comprendere se fossero frutto di un’analisi, della stessa analisi che noi facciamo su migliaia e migliaia di pagine di documenti giudiziari. Ora rischia una richiesta di rinvio a giudizio per concorso in turbativa d’asta per la super gara d’appalto truccata del 118 pro Misericordia e anche per l’altra, relativa al trasporto dializzati

 

CASERTA(g.g.) Scusateci se diciamo una cosa in premessa ma purtroppo, certe volte comincia a darci anche fastidio, CasertaCe sta dentro a queste vicende. Maria Di Lorenzo, dirigente della fondamentale area del Provveditorato dell’Asl di Caserta, ha avuto un comportamento nei nostri confronti che, in passato, facciamo una battuta pescandola dal linguaggio degli antichi Cavalieri, avremmo lavato con il sangue. Caratterialmente siamo stati sempre portati a rispondere colpo su colpo, pan per focaccia, anche accettando in nome dell’onore professionale e personale di sottoporci a delle autentiche via crucis giudiziarie.

Però, stavolta abbiamo pensato che il problema non era quello della paura, e il pur nobile proposito di dimostrare di non aver scritto niente di male, è stato soverchiato da una ragione più pratica: se ci mettiamo a rispondere a ogni fesso che contesta i nostri articoli senza averli letti, perdiamo una montagna di tempo. Per cui, quando la signora Di Lorenzo ci ha scritto una lettera di fuoco, affermando che noi avevamo sostenuto falsamente che lei era indagata nell’ordinanza del tribunale di Aversa-Napoli nord sulle ruberie di Carizzone

e la sua band, abbiamo accolto quella sua lettera con un’alzata di spalle.

Se l’avessimo pubblicata, così come abbiamo fatto sempre in circostanze del genere, avremmo dovuto anche risponderle per le rime e dirle che un dirigente di un ente pubblico, non può essere così incompetente e così desertificato nelle sue cognizioni da non essere in grado di leggere seriamente un’ordinanza di un tribunale, così come facciamo noi da anni e anni, avendo forse raggiunto anche il traguardo delle centocinquantamila o duecentomila pagine studiate.

Per carità di patria e comprendendo lo stato d’animo della Di Lorenzo, abbiamo scelto di stare in silenzio cercano di farle sapere che se avesse letto l’ordinanza si sarebbe accorta invece di essere, non indagata, ma stra-indagata, così come avevamo sostenuto noi, non in base ad una deduzione, ma pubblicando in calce al nostro articolo, come sempre facciamo, lo stralcio dell’atto giudiziario così come questo era uscito dalla pena del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Aversa Maria Gabriella Iagulli.

Naturalmente, quando ogni indagato dovrà necessariamente conoscere il suo status al di là di qualche errore tecnico di trascrizione che ha portato il tribunale a non inserire il nome della Di Lorenzo nell’elenco contenuto nella prima pagina dell’ordinanza, l’unica evidentemente letta dalla signora, sulle mille e più erogate, il nodo è venuto al pettine. Non c’è infatti la possibilità che una persona sottoposta ad indagine possa non saperlo, non conoscerlo in un tempo posteriore alla notifica del decreto di conclusione delle indagini, firmato dal pubblico ministero che le ha condotte.

Per sapere se sei indagato, lo ripetiamo per l’ennesima volta, devono ricorrere una o più di queste condizioni.

La prima: i carabinieri ti bussano al citofono di casa, salgono e ti notificano un ordine di arresto. Se ti va bene resti ai domiciliari, se ti va male, vai nella tua camera e prepari la valigetta per il carcere. A quel punto, puoi star certo che sei indagato.

Seconda ipotesi: gli stessi carabinieri bussano ma non ti arrestano e ti consegnano l’ordinanza con cui il gip limita la tua libertà personale obbligandoti per esempio a non lasciare il tuo comune di residenza o la tua regione di residenza oppure infliggendoti il divieto di frequentare un’area sensibile che può essere una zona territoriale o anche un ufficio. La prima si chiama obbligo di dimora, il secondo divieto di dimora. Poi magari ti va meglio e ti viene notificato solamente l’ordine di passare ogni pomeriggio a una certa ora per la caserma locale, in modo da firmare un registro, si chiama obbligo di firma. Ci sono ancora altre situazioni minori, ma pr quanto riguarda le limitazioni della libertà personale, le fattispecie sono queste e chi le subisce all’atto della notifica vede ufficializzarsi il suo status di indagato.

Terza ipotesi, sempre lo stesso gruppetto di carabinieri bussa, non all’alba ma un pò più tardi e dice di dover perquisire la casa oppure l’ufficio. Mentre te lo dice, ti invita anche a chiamare il tuo avvocato che per legge deve essere presente alla perquisizione, firmandone anche il verbale. La presenza dell’avvocato è legata proprio al fatto che chi subisce la perquisizione non può che essere ufficialmente indagato.

Quarta ipotesi: c’è posta per te. Ti arriva una busta verde, la apri e dentro c’è un “invito a comparire” accompagnato da un avvocato per essere sottoposto ad un interrogatorio da indagato. Te lo hanno detto precisamente con la lettera che può essere in alternativa anche notificata direttamente dagli organi di polizia giudiziaria e quindi lo sai.

La Di Lorenzo era fuori da queste possibilità. Però, bastava leggere l’ordinanza e non avrebbe avuto alcun dubbio evitando anche la brutta figura di una lettera che, per i motivi appena detti, non abbiamo pubblicato. Però la quinta ipotesi, la quinta situazione, l’ha dovuta toccare per forza. Quando il pubblico ministero termina la sua inchiesta, spedisce ad ognuno degli indagati un avviso di conclusione delle indagini, in applicazione di ciò che prevede l’articolo 415 del codice di procedura penale. Sotto alla dicitura che qualifica il documento, c’è la seguente frasetta: “Vale anche come informazione di garanzia“. Dunque, è evidente che la Di Lorenzo non ha creduto, sbagliando, perchè al di là di ciò che scriveva CasertaCe, bastava leggere un’ordinanza facilmente reperibile, di essere indagata e quando l’ha scoperto, da deciso di dimettersi dal suo incarico di dirigente del provveditorato dell’Asl.

Giusto per ricordare alla Di Lorenzo, ma anche ai nostri lettori, il presunto coinvolgimento della dirigente Asl è certificato dal seguente passaggio che, come prova andiamo ancora una volta a pubblicare in calce nella sua versione integrale e documentale: “Prima di passare all’elencazione delle conversazioni che dimostrano il coinvolgimento di Della Ventura, Puzone, Passariello e Maria di Lorenzo nella turbativa delle citate gare, si ritiene opportuno evidenziare il ruolo dei singoli soggetti nell’ambito dei supposti reati in ordine alle due procedure concorsuali in esame: Di Lorenzo Maria in qualità di direttore UOC Provveditorato dell’Asl di Caserta, predispone gli atti di gara, al fine di limitare la partecipazione alle procedure solo ad un gruppo ristretto di concorrenti, avvantaggiando di fatto la ditta di Puzone Cuono.” 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA ASL