INQUIETANTE. Tra CASERTA e Napoli 240 interdittive antimafia. La camorra punta alle società immobiliari e agli appalti pubblici. LA MAPPA DEI CLAN IN TUTTI I COMUNI
27 Maggio 2025 - 13:30

Il caso dei subappalti emerge non solo dalla Relazione Dia, ma anche dal caso del comune di Caserta, sciolto per infiltrazioni mafiose
CASERTA – Nessuna sorpresa clamorosa, ma una conferma preoccupante: la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), appena trasmessa al Parlamento, fotografa una realtà ben nota in Campania, con le province di Napoli e Caserta che si confermano come aree a “più alta e qualificata densità mafiosa”, caratterizzate dalla presenza dei “grandi cartelli camorristici e dei sodalizi più strutturati”.
Secondo il documento, “la Camorra continua a esercitare una forte ingerenza negli enti locali della regione, con particolare attenzione alla gestione degli appalti pubblici”, cosa che, in realtà, non ce ne voglia la Dia, a CasertaCe è da qualche anno che stiamo facendo notare. Le organizzazioni criminali riescono a inserirsi con facilità nel sistema del subappalto,
Nel corso del 2024, le prefetture campane – in collaborazione con i Gruppi interforze – hanno emesso 240 interdittive antimafia, di cui ben 232 nelle sole province di Napoli e Caserta. I settori maggiormente colpiti sono quelli dell’edilizia e dell’immobiliare (94 interdittive), seguiti dalla gestione dei rifiuti (30), onoranze funebri (23), commercio (20), agroalimentare (20), consulenza e servizi vari (16), trasporti e autoveicoli (13), distribuzione di idrocarburi (10), ristorazione (9), turismo e benessere (5).
Le interdittive antimafia non eliminano le imprese, ma ne sospendono temporaneamente i rapporti con la pubblica amministrazione, impedendo che fondi pubblici finiscano in mani legate alla criminalità organizzata. Tuttavia, secondo osservatori locali, lo strumento potrebbe essere utilizzato con maggiore frequenza, in particolare nella provincia di Caserta, dove – si sottolinea – la reattività delle istituzioni negli ultimi anni non sarebbe stata all’altezza della minaccia rappresentata dalle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico.
Qui sotto, invece, potete dare uno sguardo alla mappa dei clan, ovvero all’immagine descrittiva delle influenze criminali della camorra in provincia di Caserta. Non c’è molto di nuovo, ma volendo riassumere la relazione della Dia, potremmo dire che, per quanto riguarda il clan dei Casalesi, lfazione Schiavone mantiene il controllo su Casal di Principe e Caserta, estendendo la sua influenza anche a Grazzanise e all’area montana interna che comprende Sparanise, Pignataro Maggiore, Francolise, Teano, Vairano Patenora e Piedimonte Matese. In queste zone agiscono anche i clan Papa e Lubrano-Ligato, da tempo legati alla stessa fazione.
I Bidognetti operano soprattutto nei comuni di Castel Volturno, Parete, Lusciano e Villa Literno, ma hanno una presenza storica anche a Mondragone e Sessa Aurunca, dove restano attivi i gruppi Gagliardi, Fragnoli e Pagliuca. A questi si aggiunge il clan Esposito, detto dei “Muzzoni”, che esercita la sua influenza nei comuni limitrofi come Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina.
I Zagaria dominano invece l’area di Casapesenna, Trentola Ducenta e Aversa, territori dove il potere si manifesta attraverso il controllo di attività economiche e appalti pubblici, spesso intestati a prestanome o società di comodo.
A Santa Maria Capua Vetere, si registra una persistente contrapposizione tra due clan storici: il gruppo Del Gaudio, noti come i “Bellagiò”, e il clan Fava. La rivalità tra queste due compagini continua a generare tensioni nel tessuto criminale locale.
Anche a Marcianise e nel suo hinterland (San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Maddaloni, San Felice a Cancello e altri comuni) la situazione resta complessa. In quest’area si confrontano il clan Belforte, conosciuto come “Mazzacane” e unico sodalizio di matrice cutoliana ancora attivo nel Casertano, e il gruppo rivale Piccolo–Letizia. Il clan Massaro, invece, agisce come articolazione dei Belforte, con influenza su comuni come Santa Maria a Vico e Arienzo.
A Teverola e Carinaro opera il gruppo criminale Picca, già oggetto di un’operazione antimafia nel 2023 e nuovamente colpito nel 2024 con l’arresto di 35 affiliati accusati di estorsioni, riciclaggio e traffico di droga. L’organizzazione aveva messo in piedi un sistema di spaccio e reinvestimento del denaro illecito attraverso false compravendite di abbigliamento.
