Io, condannato (secondo la Pignetti) dal tribunale ad una multa di 1.000 euro, lei esulta senza un perché. Niente di personale, ma questa è una battaglia di civiltà che continuerà

27 Gennaio 2023 - 18:03

AGGIORNAMENTO: Io non ho avuto alcuna notizia su questo verdetto, infatti al mio avvocato è stato comunicato che la sentenza sarebbe stata emessa il prossimo marzo. Però in considerazione dell’indiscutibilissima autorevolezza della fonte, ovvero la presidente Asi, Raffaela Pignetti, scriviamo e ci comportiamo come se questa sentenza ci fosse stata direttamente notificata.

Sicuro il ricorso alla corte di Appello, esistendo a mio avviso una solida giurisprudenza della Cassazione che rende, sempre a mio avviso, non equa neppure la mini-multa comminatami. Evidentemente, il giudice ha ritenuto sopra le righe il linguaggio da me utilizzato in un articolo sull’Asi, non mettendo in discussione ciò che era scritto rispetto alla notizia del sequestro di un collettore nel terreni del Consorzio. In calce all’articolo, i post di festeggiamento della presidente, pubblicati (e non è la prima volta) in maniera assai discutibile anche sul sito istituzionale dell’Asi e sulla pagina Facebook

CASERTA (gianluigi guarino) – La condanna ricevuta l’altro ieri dal sottoscritto ad opera di un giudice di un tribunale di Santa Maria Capua Vetere si è concretizzata in una multa di mille euro.

In questo processo, parte offesa è stata, e sarà ancora poi in corte di Appello ed eventualmente in corte di Cassazione, la presidente del Consorzio Asi di Caserta Raffaella Pignetti che ieri, giovedì, ne ha dato notizia, utilizzando ancora una volta la pagina Facebook istituzionale e sul sito del Consorzio con toni trionfalistici.

Vedremo al momento opportuno le motivazioni esposte dalla corte, ma il gravame lievissimo di questo verdetto mi fa già ritenere che, nel legittimo e sacrosanto diritto delle sue prerogative, questo giudice ha riconosciuto la verità giornalistica di quell’articolo relativo all’inchiesta della Procura della repubblica sui presunti scarichi illegali delle acquee reflue in area Asi, considerando però eccessivo il linguaggio e le espressioni utilizzate.

Anche su questa valutazione residuale io non sono d’accordo, ritenendola comunque iniqua. Per questo motivo, sentenze della corte di Cassazione alla mano, articolerò il mio ricorso che, nei contesti dei giudici della legittimità, non potranno non contare, essendo diventate delle strutture giurisprudenziali ormai solidissime e che, dunque, porteranno sicuramente all’assoluzione del sottoscritto.

Ora, festeggiare per una condanna ad una multa di mille euro, sottolineando, nel contempo, un altro verdetto di qualche tempo fa, sempre di primo grado e ugualmente esplicitatosi in una multa di lieve entità e per motivazioni simili a quelle che presumibilmente hanno determinato la multa dell’altro ieri, con conseguente impugnazione già presentata dal sottoscritto alla corte di Appello, appare come una modalità che si collega ad un quadro emotivo poco sereno da parte della presidente Pignetti.

Una multa ben più salata o addirittura una condanna detentiva sarebbe state pronunciate qualora il giudice avesse considerato fondate le affermazioni che la presidente Pignetti ha esposto nel corso dell’interrogatorio che, da parte offesa, ha esplicitato in questo processo.

La presidente, infatti, ha collegato alcune espressioni di tipo estetico da me utilizzate in quell’articolo, al caso di stalking da esso denunciato qualche mese fa, riguardante una persona, a quanto pare un componente dello staff di un parlamentare europeo, che l’avrebbe pedinata e a lungo seguita, tampinata per le strade della Capitale.

In poche parole, la prospettazione della presidente Pignetti ha riguardato una relazione esistente tra questo mio articolo, scritto a Caserta, con contenuti relativi anche alla sua avvenenza, e i particolari estri di un tizio a Roma che, in base a quegli apprezzamenti, si sarebbe sentito stimolato a stalkerizzarla.

Tesi suggestiva e legittima come può essere qualsiasi tesi esposta da un essere umano che calca con la sua orma il pianeta Terra ma che, ad avviso del giudice, non era fondata, visto che in caso contrario ben altra condanna di entità superiore in termini pecuniari o detentivi avrei ricevuto.

Per il resto, nulla di nuovo sotto il cielo. La presidente Pignetti continua ad utilizzare, a mio avviso impropriamente, il sito istituzionale e la pagina social dell’Asi Caserta, ma evidentemente deve trattarsi solo di una mia opinione personale.

Fatto indiscutibile, questo, in quanto nessuna voce si è mai levata per condannare certe forme di attività su strutture informatiche e digitali pagate con i soldi dei cittadini.

Niente di nuovo nella citazione dei miei precedenti che, purtroppo, mi costringono, come atto dovuto, a controbattere punto per punto, partendo dalla condanna alla multa, comminatami l’altro ieri, ad un’altra condanna, al pari consistente ad un multa.

Per quanto riguarda, poi, quella ricevuta in sede civile, citata di nuovo dalla presidente Pignetti, affermo per la centesima volta, come del resto ho detto anche al cospetto del giudice penale, che non ho avuto la possibilità di difendermi, non ho neppure potuto nominare un avvocato, in quanto le mie condizioni di salute non mi hanno nemmeno consentito di prendere materialmente visione dell’atto di citazione, del cui recapito non avevo alcuna cognizione.

Ciò è apparso chiaro e incontestabile nel momento in cui, nell’aula del tribunale civile di Aversa che stabilì quel risarcimento, non è comparso nessun legale in mia rappresentanza e soprattutto nessun atto di costituzione in giudizio ho potuto presentare, in riscontro alla citazione della presidente Pignetti. Anche in questo caso, ho già presentato un articolatissimo appello dal quale spero di ricevere giustizia e dunque la cancellazione della condanna al risarcimento.

Per quanto riguarda, infine, l’altra gentilezza usatami dalla presidente Pignetti, ovvero il riferimento al mio essere pregiudicato, non c’è problema.

Anche su questo avverto la necessità di chiarire perché in carcere ci sono stato in passato, solo a causa di un cumulo di pene per sentenze emesse in primo grado, non per un reato contro una persona, contro il patrimonio o contro la Pubblica Amministrazione, bensì per la capitale colpa di omesso controllo su articoli scritti da altri. E che io, dichiarandolo prima che accadesse, esponevo il mio sacrificio di quei giorni di cella, dunque programmati e voluti e che solo dopo l’arresto ho deciso di far riconteggiare e stra-ridimensionare, ben sapendo già da prima, continuazione del reato e indulto alla mano, istituti che volutamente non avevo attivato, la condanna definitiva era solo a 20 giorni di reclusione e che mai e poi mai questa avrebbe potuto determinare il carcere.

Un sacrificio al servizio di una battaglia civile, finalizzata a rimuovere dal codice penale una norma iniqua e largamente liberticida, come purtroppo, al contrario, non è ancora successo.

Mi rendo conto di averle scritte 100 volte queste cose ma, piaccia o non piaccia, Raffaela Pignetti è presidente di un ente pubblico che gestisce soldi dei cittadini e che, come ho dichiarato al giudice l’altro giorno, io non ho mai visto di persona e con la quale mai ho parlato a telefono o con altro strumento di comunicazione, non avendo mai – e dico mai – portato avanti battaglie personali nei suoi confronti, ma provando a sviluppare una dialettica arcigna, vigorosa, ma sempre leale e corrette, e un lessico relativo alla sua femminilità, utilizzato solo in qualche articolo tra i tantissimi, frutto di una scelta funzionale alle modalità con cui la presidente Pignetti presentava se stessa, e attraverso la sua persona, il Consorzio Asi Caserta.

La presidente Pignetti, legittimamente, non ha mai messo in secondo piano la sua fisicità e dunque il sottoscritto ha solamente incrociato concettualmente queste modalità di manifestazione di se stessa, aprendo il canale della satira, registro iper-legittimo di un giornalismo vero, serio e indipendente, nel momento in cui questa viene utilizzata in maniera non gratuita, ma all’interno di una montagna di motivazioni documentate, com’erano quelle contenute nell’articolo oggetto della condanna alla multa di mille euro.

Ed è questo il motivo per cui, pur nel rispetto sacrale della sentenza, emessa nei miei confronti, dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ho fondati motivi che questo elemento cardinale della funzionalità diretta del modello espressivo dell’articolo incriminato, rispetto alla scelta della presidente Pignetti di presentare se stessa, soprattutto in quella foto social, nella maniera appena descritta, a mio avviso sottovalutato dal summenzionato giudice di primo grado, possa essere, al contrario, recepito e in altro modo valutato dalla corte di Appello ed eventualmente dalla Cassazione.

Potrei fregarmene. Potrei prendermi la condanna a mille euro, ma noi abbiamo vissuto contro corrente per difendere i principi in cui crediamo, per cui non esiste, non c’è il minimo dubbio sul mio proposito di impugnare il verdetto, visto che il problema non è certo costituito dall’entità della condanna, ma dal fatto stesso che una condanna sia stata emessa, fosse anche consistita in un euro di multa

Dato che non vediamo per quale motivo, nel momento in cui – e anche questo abbiamo spiegato al giudice – noi ci siamo mossi con i predecessori della Pignetti allo stesso modo con cui ci siamo comportati con lei, dovremmo bloccare la nostra attività che, al contrario, proprio da queste sentenze, da queste multe che io ritengo inique, trarrà nuovo smalto e rinnovato vigore.