“Io, NICOLA SCHIAVONE, vi dico tutta la verità su quando sono diventato un camorrista e sul perchè mi sono pentito”

26 Febbraio 2019 - 12:10

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Non si tratta di cose totalmente sconosciute alle cronache giudiziarie. Ciò perchè altri collaboratori di giustizia ne hanno parlato. Ma registrare il racconto diretto di Nicola Schiavone davanti ai fono registratori dei magistrati della dda, che lo hanno ascoltato come collaboratore di giustizia è, decisamente, un’altra cosa. Nicola Schiavone proprio alle prime battute della sua collaborazione ha dovuto, com’è obbligatorio affinchè un pentito possa essere considerato tale, con contestuale innesco del programma di protezione per sè e i suoi familiari, i suoi delitti.

Ovviamente ha parlato degli arcinoti episodi, cioè il duplice omicidio Salzillo-Prisco e il triplice omicidio Minutolo-Buonanno-Papa.

Ma ha parlato anche dei suoi primi passi da camorrista. Schiavone dice che c’è un episodio preciso della svolta della sua vita. Accadde nel 1999, cioè una manciata di mesi dopo l’arresto di suo padre, mentre lui, fresco diplomato alle scuole superiori, si era anche iscritto all’Università.

Pur non sapendo ancora sparare, cominciò a scortare un personaggio della camorra di Casal di Principe e dintorni. Nelle dichiarazioni depositate negli atti del processo ai fratelli Mastrominico e a Fabozzi di Villa Literno, il nome di questo personaggio della camorra viene chirurgicamente coperto da un omissis.

Però, noi abbiamo voluto proporre lo stesso questo stralcio, perchè lo riteniamo un elemento di conoscenza, di cognizione importante, soprattutto per chi non ha studiato a fondo i fenomeni camorristici e non conosce dunque le biografie di boss vecchi e nuovi, dunque, Nicola Schiavone era uno studente universitario. Chissà se dentro ad un effettivo ripensamento, ad un pentimento anche dell’anima e non solo della convenienza, ritornerà a coltivare degli studi.

Per quanto riguarda il motivo del suo pentimento, Nicola Schiavone dichiara di averlo deciso già ad 8 mesi di distanza dal suo arresto. Insomma, già dall’anno 2011. Il motivo per cui è maturato molti anni dopo, non lo spiega. Il tutto sarebbe stato determinato da una cocente delusione per il pentimento di tanti esponenti del clan a lui vicini. Schiavone, nel dettaglio, fa i nomi di Francesco Della Corte, Roberto e Pasquale Vargas, Nicola Panaro, Giuseppe Misso e Francesco Barbato.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELLE DICHIARAZIONI RESE DA NICOLA SCHIAVONE