TUTTI I NOMI (O QUASI). Per Nicola Ferraro e gli altri cadono le accuse di camorra, ma resta la corruzione, il riciclaggio e le gare truccate. Ecco perché l’ex Dg Asl Blasotti non ha avuto la misura

9 Settembre 2025 - 12:17

In calce al nostro articolo il comunicato ufficiale della Procura di Napoli-Dda. Arresto anche per Giuseppe Rea, che conservava a casa le tangenti per quasi 1 milione e 700mila euro di contanti. Contestato a Ferraro anche l’appalto Asl in cui era coinvolta la famiglia Fiocco e quello dei rifiuti al Comune di Arienzo. Ribadiamo la notizia della sospensione dal suo incarico di rettore dell’Università Parthenope di Napoli del frignanese Antonio Garofalo, al quale è stata acclusa anche la misura di divieto di dimora nella città di Napoli. Per lui occorreranno almeno due mesi per conoscere l’esito del ricorso al Tribunale del Riesame che sicuramente presenterà

Qui sotto pubblichiamo il testo integrale della Procura della Repubblica di Napoli-DDA che illustra in sintesi i motivi per i quali, stamattina, per ordine del Gip Marrone dello stesso Tribunale, è stata eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta — che hanno lavorato a questa indagine coordinati dal Pm Maurizio Giordano — l’arresto di più persone coinvolte in un presunto meccanismo di corruzione attuato sotto il comando di Nicola Ferraro, già in passato condannato definitivamente per diversi reati, tra cui il concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico per i suoi rapporti con il clan dei Casalesi.

Sotto la lente di ingrandimento della Procura, diversi appalti relativi all’affidamento ai Comuni del servizio di raccolta dei rifiuti e di quelli di sanificazione per quanto riguarda le Asl di Caserta e Benevento.

Non c’è ancora un elenco ufficiale degli arrestati, ma noi, che abbiamo cominciato a pubblicare le notizie dalle 7 di stamattina, ne conosciamo diversi. Oltre a Nicola Ferraro, c’è Giuseppe Rea, nativo di Lusciano ma trapiantato a Caserta, l’uomo che — secondo la DDA — nascondeva i soldi delle tangenti che Nicola Ferraro e qualcun altro ricevevano per aver facilitato l’ingresso di imprese amiche nei Comuni e nell’Asl di Caserta.

A casa di Giuseppe Rea fu trovata una cifra in contanti sparsa dappertutto, finanche nella lavatrice, vicina al milione e 700 mila euro.

Anche Rea, al pari di Ferraro, è finito in carcere.

In carcere anche l’imprenditore sannita-caudino Aniello Ilario, mentre per il fratello Giuseppe Ilario, tra le altre cose direttore del Conservatorio di Benevento, nessuna misura, come per l’ex sindaco di San Giorgio del Sannio, Angelo Ciampi.

Sempre rimanendo nel Sannio, arresti domiciliari per Virgilio Damiano e Vittorio Fuccio.

Ma i politici più in vista, sui quali era attesa la decisione del Gip, erano, senza ombra di dubbio, l’ex consigliere regionale Luigi Bosco e l’attuale sindaco di Arienzo, Giuseppe Guida, il quale, tra le altre cose, svolge la funzione di coordinatore provinciale di Forza Italia.

Per Bosco nessun provvedimento, visto che il Gip Nicola Marrone ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla DDA. Discorso diverso, invece, per Guida, che da stamattina si trova ai domiciliari. Ed è proprio il filone di Arienzo, insieme ad un altro paio, che viene contestato a Nicola Ferraro con i reati di corruzione e riciclaggio in concorso con altri.

Qui subentra un elemento molto importante relativamente ai contenuti dell’ordinanza del Gip: un elemento che non si evince dal comunicato stampa della Procura di Napoli. Il giudice ha rigettato, per Nicola Ferraro, le richieste relative ai reati di camorra. La DDA puntava stavolta al bersaglio grosso.

Mentre in passato l’imprenditore-politico era stato condannato per concorso esterno rispetto all’associazione a delinquere denominata clan dei Casalesi, stavolta l’ambiziosa istanza del Pm Giordano riguardava il reato di associazione a delinquere di stampo camorristico. In poche parole, Nicola Ferraro veniva considerato un continuatore, protagonista diretto della trama del clan fondato da Francesco Schiavone e Cicciotto ‘e mezzanotte Bidognetti, con la partecipazione successiva di Michele Zagaria e Antonio Iovine.

Il Gip non ha ritenuto che ci fossero elementi per questa accusa gravissima, che avrebbe potuto comportare anche una condanna di vent’anni, e, contestualmente, non ha ritenuto sussistenti gli elementi — sempre di accusa — per contestare a Ferraro le aggravanti collegate ad ogni reato compiuto, così come queste sono previste dall’articolo 416 bis, comma 1 (in passato articolo del decreto legge n. 152 del 13 maggio 1991, convertito successivamente nella legge n. 203 del 12 luglio dello stesso anno).

Sempre su Ferraro va sottolineato che la contestazione avallata dal Gip è relativa anche alla vicenda degli imprenditori Fiocco e, dunque, a un appalto dell’Asl di Caserta in cui era rimasto coinvolto anche l’allora direttore generale Amedeo Blasotti. Per cui dobbiamo ritenere che la non applicazione a quest’ultimo del provvedimento di divieto di dimora nella nostra provincia, come era stato chiesto dalla DDA, sia frutto solo del fatto che dal giorno 8 agosto Blasotti non è più Dg dell’Asl, per cui manca il motivo cautelare della reiterazione del reato e dell’eventuale inquinamento delle prove — motivo quest’ultimo a dir poco aleatorio con la nuova legge Nordio, visto che se una richiesta di applicazione di misura cautelare viene formalizzata, com’è successo stavolta, il 20 maggio, e la decisione arriva il 9 settembre… altro che prove: è possibile inquinare l’intera banca dati di un ministero.

Scompaiono dall’indagine, dunque, le aggravanti camorristiche. Si può pensare, perciò, che oltre ai ricorsi degli avvocati difensori approderanno al Tribunale del Riesame di Napoli anche quelli della Procura di Napoli, che presumibilmente chiederà quantomeno l’applicazione delle aggravanti camorristiche, dato che ciò incide, e non poco, sia sui tempi possibili della fase cautelare sia sull’andamento di un eventuale processo.

Per il momento è tutto. Di qui a poco vi daremo l’elenco completo.

IL COMUNICATO DELLA DDA: Nel corso della mattinata odierna, nelle province di Caserta, Napoli, Roma, Avellino e
Benevento, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta,
hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale,
emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta di questa Direzione Distrettuale
Antimafia, nei confronti di 17 persone (occ in carcere, agli arresti domiciliari, divieti di
dimora e misure interdittive), ritenute gravemente indiziate di corruzione per atti
contrari ai doveri di ufficio, istigazione alla corruzione, turbata libertà degli incanti,
riciclaggio e autoriciclaggio.
La lunga e complessa attività ha complessivamente portato alla luce alcune vicende
illecite condotte intorno alla figura di riferimento di un potente imprenditore
particolarmente attivo nel settore dei rifiuti e delle sanificazioni e già condannato per la
sua partecipazione esterna al clan dei casalesi, col ruolo di imprenditore di riferimento
del gruppo criminale Schiavone-Bidognetti.
L’indagine ha consentito di evidenziare che l’imprenditore, dal 2022 e fino almeno a fine
2023, dopo un lungo periodo di carcerazione, avrebbe ripreso a svolgere la stessa attività
per la quale in precedenza era stato condannato.
In particolare, il predetto è risultato al centro di una serie di vicende dimostrative della
sua capacità di infiltrarsi nel tessuto delle pubbliche amministrazioni (dai comuni alle
aziende sanitarie), che gli avrebbe consentito di raggiungere lo scopo di orientare gli
appalti in favore di imprenditori di settore che a lui – ed ai suoi complici – si rivolgevano
per ottenere illecitamente commesse pubbliche o appalti di servizi, in cambio di somme
di denaro stabilite in percentuale rispetto all’importo dell’appalto aggiudicato.
E’ così emersa l’esistenza di un “sistema” – operante nel settore di grande interesse per la
sulla infiltrazione nella criminalità – basato sulla corruttela di funzionari pubblici e
gestione degli appalti. In particolare nell’ambito della raccolta dei rifiuti, demandato in
gestione ai comuni, ha visto esprimersi diverse condotte corruttive realizzate con gli
amministratori locali, al fine di veicolare le aggiudicazioni in favore dei compiacenti
imprenditori di riferimento – la c.d. “rendita” era costituita dall’importo percentuale
riferito al valore dell’aggiudicazione.
Nel settore delle sanificazioni la capacità di infiltrazione era funzionale alla preesistente
esistenza di una sorta di “cartello di imprese”, le quali partecipavano, di volta in volta,
alle gare avendo la certezza della programmata “rotazione” tra di esse. A ciò, alle volte,
si sommava il meccanismo del sub-appalto da parte delle ditte aggiudicatarie a favore di,
altrettanto compiacenti, imprenditori rientranti nel sistema.
Tutti i proventi di tale, enorme, giro di affari confluivano presso uno degli imprenditori
del cartello che, proprio nel corso dell’attività, alla fine del 2023 subì una perquisizione
ed il sequestro di circa due milioni di euro, rinvenuti occultati all’interno della sua
abitazione. Il denaro, oltre ad essere accumulato, veniva inoltre recapitato al dominus
dell’articolato sistema illecito, attraverso la movimentazione e la custodia ad opera di altri
suoi complici.
Le indagini hanno anche disvelato rapporti ed infiltrazioni con manager di ditte operanti
nel settore delle pulizie/sanificazioni e fornitura di servizi presso importanti strutture
pubbliche.
I provvedimenti eseguiti sono misure disposte in sede di indagini preliminari, avverso le
quali sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari delle stesse sono persone
sottoposte alle indagini e, quindi, presunti innocenti fino a sentenza definitiva.