LA CAMORRA DEL LATTE. Quando ad AVERSA arriva un distributore Parmalat “straniero”, gli Zagaria-Capaldo si arrabbiano e minacciano ritorsioni. E “don Adolfo”….

3 Marzo 2020 - 13:32

CASAPESENNA – Adolfo Greco ama farsi chiamare “don Adolfo” più che un manager della grande distribuzione del latte e dei suoi derivati, si sente forse legato a modelli antropologici più vicini a quelli del Padrino che a quelli della new economy. L’imprenditore di Castellammare molto noto anche in provincia di Caserta salta da un incontro all’altro. L’impressione è che ricavi particolare piacere dal rapportarsi con camorristi di un certo rilievo. Al riguardo racconta a uno die suoi molti interlocutori, durante una conversazione intercettata, di aver aspettato un giorno intero, in quel di Casapesenna, per incontrare Michele Zagaria, rispetto a un problema di cui il boss era stato avvertito dai suoi, che in realtà non esisteva come spiegò in quell’occasione Adolfo Greco all’allora primula rossa che gli stava di fronte.

Insomma, Greco era uno conosciuto. Quasi uno di famiglia per gli Zagaria-Capaldo. E d’altronde la frequenza con cui incontra Nicola Capaldo, fratello minore di Filippo Capaldo, quest’ultimo successore designato di Michele Zagaria, la dice lunga sul fatto che le relazioni umane si mescolavano con la collaborazione imprenditoriale.

Tutti i momenti delicati della presenza del clan dei casalesi, degli Zagaria, nel settore della distribuzione del latte e degli altri prodotti di Parmalat in provincia di Caserta, a partire dal latte Berna, vengono vissuti in prima persona da Adolfo Greco, al quale i Capaldo si rapportano continuamente.

Lo fanno anche quando un distributore Parmalat proveniente da Pozzuoli si introduce nella zona di Aversa. E qui la reazione di Nicola Capaldo è tutt’altro che rassicurante: “Noi non vogliamo il male di nessuno, però come devo dire….vita mia morte tua? Mica posso morire io per te!“.

 

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