LA DOMENICA DI DON GALEONE…

29 Settembre 2024 - 15:19

Prima lettura (Nm 11,25) Non sempre è facile distinguere l’amico dal nemico; la persona fidata un giorno può tradire! Come capire se uno è con noi o contro di noi? Il cristiano a volte ha l’impressione di camminare da solo lungo la buona via; ma, alzàti gli occhi, vede tanti altri compagni di viaggio, generosi e sinceri. Non li vedeva prima perché presumeva di essere l’unico a possedere la verità. L’invidia, come suggerisce l’etimo, gli impediva di riconoscere il bene presente anche negli altri. L’orgoglio di gruppo è pericoloso: ci porta a condannare come ‘nemici’ quelli che, invece, sono semplicemente ‘diversi’ da noi!
Mosè,

verso la fine della vita, fu colto da scoraggiamento (Nm 11,10-15). Dio allora gli suggerì di scegliersi settanta persone per aiutarlo e su queste egli avrebbe effuso lo spirito (Nm 11,16-18). A questo punto inizia la nostra lettura. Nel giorno fissato, i settanta si riunirono nella tenda dove Mosè incontrava Dio, ricevettero lo spirito e cominciarono a profetare. C’erano, però, anche due anziani, Eldàd e Medàd, che pur non essendo dei settanta, ricevettero lo spirito. Qualcuno, compreso Giosuè, si indignò, corse da Mosè perché impedisse loro di profetare. E Mosè gli rispose: “Sei geloso? Oh, se tutti fossero profeti!”.

Dal vangelo (Mc 9,38) Due scene sono presenti in questa pagina del vangelo di Marco:
▪ la prima è quella dell’esorcista che caccia i demòni senza appartenere al gruppo autorizzato (quello degli apostoli!); è un comportamento frequente nei gruppi integralisti, che concepiscono la salvezza come diritto solo del loro gruppo: “Non è dei nostri!”. Ma ecco la risposta di Gesù: “Non glielo proibite!”. Notare la motivazione addotta: gli apostoli non dicono che “non segue Gesù”, ma che non segue “loro”, come se Gesù appartenesse solo a loro!
▪ Nella seconda colpisce la parola “scandalo” (σκάνδαλον), ripetuta quattro volte; ‘scandalizzare’, in greco, significa fare inciampare; Gesù è molto severo, come dimostra l’immagine del macigno attaccato al collo e dell’annegamento in mare. La morte per affogamento era considerata dagli ebrei molto infamante, perché rendeva impossibile una conveniente sepoltura. Attenzione: i piccoli da non ‘scandalizzare’ non sono solo i ‘bambini’ ma le persone ‘deboli nella fede’.
▪ Una riflessione sulla parte finale del brano, quella della Geenna (v.43). Il “fuoco inestinguibile” e il “verme che non muore” sono due immagini prese da Isaia (66,24); è errato applicarle ai castighi dell’inferno; sulla bocca di Gesù sono un pressante richiamo a non rovinare la propria vita e quella degli altri. Non è un annuncio di dannazione eterna ma un monito a non scherzare con la vita!

Dio non è “mono-polita”, ma “cosmo-polita” Fin da bambini: quando ci nasce un fratellino, non vogliamo condividere i nostri giocattoli; a scuola incolliamo una striscia sul banco a dividere le due proprietà; anche in religione predichiamo che il nostro Dio è migliore degli altri; abbiamo la tentazione di monopolizzare la verità, di stabilire “questi sono, quelli non sono dei nostri”. Dio può far nascere i suoi figli anche dalle pietre, non può essere rinchiuso nella nostra ‘piccola teologia’. Le nostre chiese corrono il rischio di presentarsi in termini “oggettivi” come i distributori sicuri della grazia di Dio! Ascoltare con umiltà Dio, accettare la verità senza chiedere la carta di identità a nessuno, perché il giudizio di Dio non sarà sul “possesso” della verità, ma sulla “pratica” della carità. A volte incontriamo persone che, con protervia impietosa, osano giudicare quanti escono dalla nostra chiesa o dal nostro gruppo. Dobbiamo usare il vangelo, il nome di Gesù non “contro” qualcuno ma “per” qualcuno, nello stile della famiglia, nell’arte del dialogo, nel rispetto della diversità. Per fortuna c’è Mosè, che corregge l’errore: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!”. Per fortuna c’è Gesù, che non firma le nostre condanne: “Non glielo proibite!”.