La Domenica di Don Galeone: “Tutti possono salvarsi, e con facilità, perché tutti possono fare qualcosa per gli altri”.

26 Novembre 2023 - 08:16

26 Novembre 2023 ✶ Cristo Re dell’universo T.O. (A)

Onnipotenza d’amore, impotenza di forza!

La festa di Cristo, re dell’universo, segna la conclusione dell’anno liturgico. Domenica prossima sarà la prima domenica di avvento, un nuovo periodo di grazia, nell’attesa del Natale. Questa festa di Cristo re, quando fu istituita da Pio XI, nel 1925, in pieno regime fascista, suscitò stupore e qualche obiezione: era proprio quello il momento di chiamare re il Cristo, mentre le vecchie monarchie scomparivano, e apparivano le nuove dittature (fascismo, nazismo, stalinismo)? Forse la Chiesa vuole impadronirsi del potere politico? Per più di 160 volte nel Nuovo Testamento leggiamo la parola “Regno”, che però non è stato inaugurato con una solenne parata militare, ma con l’arresto del suo re; non è stato presentato al mondo con una solenne cerimonia ma con una croce e un crocifisso. Cristo ha sempre rifiutato di essere fatto re. Si è dichiarato re, quando questa parola non correva nessuno rischio di essere fraintesa: Gesù si trovava solo, prigioniero, legato davanti a Pilato: “Il

mio Regno non è di questo mondo … I re della terra comandano … Chi vuole essere il primo diventi l’ultimo”. La parodia del processo è contenuta nella frase di Pilato: “Ecco il vostro re!”.

Ogni autorità deve imitare quella del Cristo; il primato del papa è un primato di funzione, di servizio, di esemplarità. Nel cristianesimo non ci sono onori ma responsabilità, non presidenze ma servizi, non poltrone da coprire ma fratelli da ricoprire, non professionisti di carriera ma dilettanti di amore. Diceva Ignazio di Antiochia che, se primati ci devono essere, uno solo è accettabile: “il primato e la presidenza dell’amore”. Il titolo più bello con cui i papi abbiano firmato i loro documenti è “servus servorum Dei!”. Non andiamo, quindi, a caccia di onori. Non dominare ma servire! Come cambierebbero le nostre famiglie, le nostre parrocchie, i nostri governi se coloro che vogliono essere i primi, si facessero i servitori e gli ultimi! Diventare “ministri” di nome e di fatto! Gesù ha trionfato attraverso il fallimento, il tradimento, la morte: “Regnavit a ligno Deus … Quando sarò sollevato, attirerò tutti a me”. Egli è sicuro di commuovere un giorno il meglio di noi, vuole che ci mettiamo liberamente, affettuosamente, in ginocchio davanti a Lui e davanti ai fratelli, perché egli non vuole né sudditi né schiavi: “Non vi chiamo servi, ma amici”.

Lontani dal povero, lontani anche da Lui!.

Argomento del giudizio non sarà tutta la mia vita, ma le cose buone della mia vita: non la fragilità ma la bontà! Gesù giudice non guarderà a me ma attorno a me, se qualcuno da me è stato consolato, se ha ricevuto pane e acqua per il viaggio, coraggio e fiducia per la vita. Allora, davanti a Gesù non dobbiamo aver paura dei nostri peccati, ma delle nostre mani vuote. Matteo presenta sei opere buone, vaste quanto è vasto il dolore umano. Non ci viene chiesto di compiere miracoli ma di avere cura; non di guarire i malati ma di visitarli. Avere cura degli altri! Don L. Milani nella sua stanza / aula aveva una parola, che era tutto un programma per i suoi ragazzi di Barbiana: “I care”. Avere cura degli altri è così importante che Gesù lega la vita eterna a un pezzo di pane dato all’affamato. Tutti possono salvarsi, e con facilità, perché tutti possono fare qualcosa per gli altri. Ma è possibile anche fallire la vita: “Via da me, maledetti!”. Lontani dal povero, lontani anche da Lui! Questo Vangelo è rivolto a tutte le genti e religioni, a cristiani ed ebrei, a mussulmani e indiani, a laici e atei. Ogni altro è sempre l’Altro: “Lo avete fatto a me!”. Chi dice che uno è buon cristiano se va a messa, se non mangia carne il venerdì, se si confessa e comunica a Natale e Pasqua? Certo, bisogna fare anche questo, ma non basta: per superare l’ultimo esame occorre solo la carità praticata, l’amore dimostrato. Credenti e non credenti, giusti ed ingiusti non lo sanno nemmeno che quei poveracci da loro aiutati o abbandonati erano proprio Gesù! Segno che tutti, davvero tutti, se hanno amore, si possono salvare! E con questa lezione, possiamo chiudere l’anno liturgico in sintonia con i nostri fratelli non credenti, e prepararci al nuovo avvento del Signore. Vieni, Signore Gesù! מרנא תא Maranâ thâ’

Buona vita!