LA FOTO. La raccolta degli oli esausti fatta dalla ditta del ras Giuseppe Sarno, arrestato e poi scarcerato dal Riesame, componente del clan Picca-Di Martino. Le gocce di camorra escono dalle orecchie e da ogni poro del Comune di TEVEROLA

3 Gennaio 2025 - 11:05

A dirla tutta, è stato uno dei fratelli di Giuseppe Sarno a pubblicare quest’immagine, del contenitore degli oli distrutto da un petardo, grazie alla quale abbiamo letto la denominazione societaria SAE s.r.l., azienda di famiglia con sede nella zona Asi di Gricignano

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TEVEROLA (Gianluigi Guarino) E’ stato uno dei fratelli di Giuseppe Sarno a informare cortesemente il modo che la SAE S.R.L. è un’azienda della sua famiglia. Finanche noi di CasertaCe che purtroppo non abbiamo potuto leggere per intero e in ogni dettaglio l’ordinanza dello scorso settembre, con cui la Dda ha chiesto e ottenuto decine decine di arresti, con i quali ha scompaginato il clan Picca-Di Martino operante in diversi comuni dell’area di Aversa Nord, ma in special modo a Teverola, non avremmo collegato qualora il fratello di Giuseppe Sarno non avesse pubblicato in Facebook una foto di un contenitore per la raccolta di oli esausti, danneggiato dall’esplosione di un grosso petardo nella giornata di ieri.

Come si può vedere dall’immagine nella parte superiore del contenitore c’è scritto proprio SAE.

Se avessimo trovato il tempo per leggere bene l’ordinanza, nella parte descrittiva dei capi d’imputazione, probabilmente avremmo trovato qualche passaggio su SAE s.r.l.

E’ stato facile stamattina, incrociando il post di uno dei tre fratelli di Giuseppe Sarno ricostruire, seppur in maniera sommaria le notizie principali di questa società costituita dal citato Giuseppe Sarno e dai germani Ferdinando, Luca ed Emilio Sarno, con sede nella zona Asi di Gricignano che, com’è noto, è un tutt’uno con quella di Teverola e di Carinaro, convergenti nel comparto industriale ASI di Aversa Nord.

La presenza di SAE srl tra i fornitori di servizio nel Comune di Teverola conferma le pesanti infiltrazioni della criminalità organizzata all’interno delle strutture amministrative cittadine. Una circostanza di cui una Prefettura, sempre più elefantiaca, lenta e, per questo, non in linea con ciò che dovrebbe essere un attività amministrativa veramente finalizzata a combattere la camorra dei colletti bianchi e grigi non sembra di avvedersi, così come sta capitando nell’altro clamoroso caso di Santa Maria A Vico di cui, per l’ennesima volta, ieri siamo stati costretti ad occuparci per circostanza, per situazioni, scoperte da CasertaCe a dir poco clamorose (clicca e leggi l’articolo)

Giusto per dire, rapidamente, il signor Giuseppe Sarno nato a Caserta il 14 ottobre del 1979 dunque, 45enne, è stato arrestato a settembre (e poi scarcerato dal Tribunale del Riesame) in quanto considerato dalla Dda spina dorsale di alcune attività estorsive del clan Picca-Di Martino. Non citiamo il nome delle attività commerciali vittima di queste estorsioni in quanto – e ritorniamo sulla nota dolente dell’inizio – non avendo potuto leggere tutta l’ordinanza, non sappiamo se queste aziende commerciali, se queste aziende del settore edile abbiano o meno denunciato l’estorsione o il tentativo di estorsione subiti. La scarcerazione del tribunale del Riesame è sicuramente un punto a favore della difesa di Giuseppe Sarno soprattutto se per il Riesame la scarcerazione è stata sancita dall’inesistenza di gravi indizi di colpevolezza uno dei due motivi per cui i magistrati della Libertà sono chiamati in causa, l’altro riguarda la valutazione dell’esistenza dei motivi cautelari, ossia reiterazione del reato, inquinamento delle prove e fuga. Detto questo e riconosciuto a Giuseppe Sarno questa evoluzione della sua vicenda cautelare va detto che la storia giudiziaria è piena di condanne, anche definitive, subite da imputati che a suo tempo sono stati scarcerati dal tribunale del riesame visto che questo organismo si occupa esclusivamente dei titoli cautelari e non della valutazione processuale. Insomma, Giuseppe Sarno resta a tutti gli effetti un indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all’estorsione. Come ben sanno, infatti, i nostri lettori, CasertaCe ha una regola: pubblica i nomi degli imprenditori a cui le indagini sono risalite in maniera indipendente e senza l’ausilio di una denuncia ricevuta, mentre custodisce l’anonimato, almeno dalle nostre colonne, di quegli imprenditori che si sono rivolti alle forze dell’ordine per denunciare le richieste estorsive della camorra.

Comunque sono 7/8 le attività – tutte molto note – finite nel mirino del gruppo criminale Picca-Di Martino. Ovviamente il numero è molto più alto, ma noi ci riferiamo solo a quelle per le quali la Dda ha formulato un’accusa a Giuseppe Sarno indagato per estorsione con metodi violenti e per associazione a delinquere di stampo mafioso, con indicazione di intraneità ossia di piena appartenenza al gruppo camorristico. Con lui, sempre nei capi d’imputazione provvisoria 10 e 11, sono indagati Aldo Picca, Nicola Di Martino, Luigi Picca, il ben noto Salvatore De Santis quello che si è messo a presidiare i seggi elettorali in modo che spavaldamente fosse chiaro il fatto che la camorra appoggiando Ellen di Martino, figlia di Pasquale di Martino il meccanico e nipote del boss Nicola Di Martino volesse fortissimamente che Gennaro Caserta il quale adesso, pateticamente, cerca di prendere le distanze così come ha fatto nell’ultima seduta del consiglio comunale, votando a favore della mozione presentata dalla minoranza contro l’antenna Illiad da insediare nella proprietà di Pasquale Di Martino il meccanico.