LA FOTO MARCIANISE. Amianto nelle fondamenta del complesso “Antichi Funari”: il costruttore Mario Raucci, che denunciò Pontillo per camorra, ha l’obbligo di spiegare

12 Maggio 2021 - 18:47

I carotaggi, ordinati dalla Procura della Repubblica, hanno confermato il sospetto.
Significative quantità del metallo tossico sono state rinvenute nelle vasche di fondazione. Il che ci stimola ad una riflessione di tipo logico che induce a chiedere spiegazioni esaurienti al titolare dell’impresa costruttrice

 

MARCIANISE – Il sequestro ufficializzato oggi dalla Procura della Repubblica di S.Maria C.V. con un proprio comunicato, del cantiere di via Taranto, nei pressi di piazza Carità, non è un fulmine a ciel sereno.
Ciò non vuol dire che noi vogliamo minimizzare il motivo per cui la Procura si è mossa nel momento in cui i carotaggi dalla stessa ordinati hanno dato piena conferma ai sospetti che già da tempo raccontavano di una marcata presenza di amianto dentro alle strutture di un cantiere che sta procedendo alla costruzione di immobili per civile abitazione nel terreno di proprietà di Massimo Golino, avvocato e politico marcianisano.
Non minimizziamo, e spieghiamo l’espressione fulmine a ciel sereno: che questo fosse un cantiere con più di un problema è noto sin dal 2019, quando vi fece irruzione la Polizia Municipale, che verificò alcune cose non in ordine per quel che riguardava la relazione tra titolo edilizio (leggasi permesso a costruire) e sostanzialità delle edificazioni già realizzate.
Da lì partì una fase di ulteriore attenzione, che si tradusse nell’iniziativa della Procura della Repubblica che, ritenendo le segnalazioni sull’amianto fondate e verosimili, ordinò i carotaggi che poi hanno dato tutti i riscontri del caso.
Dunque, c’è amianto in questo cantiere.
Ma non sparso estemporaneamente in maniera frammentata, ma insediato, come spiega la Procura, nelle vasche di fondazione.
E qui dobbiamo scriverla qualcosa. Perché, fino a quando si è parlato di abusi edilizi, lì c’è sempre un meccanismo che non riesce a stabilire con certezza la dolosità o la colposità delle difformità esistenti.
Ma stavolta parliamo di amianto, cioè di una cosa che non avrebbe fatto certo bene alle famiglie che di qui a qualche tempo sarebbero andate ad abitare in questi invitanti appartamenti che si trovano in pieno centro cittadino.
E allora non può non venire in ballo il nome del costruttore che questi lavori sta realizzando.
Noi non siamo esperti in lavori di edificazione, per cui non vi possiamo dire con certezza che l’impresa non poteva non sapere di quell’amianto.
Possiamo invece arrivare a delle valutazioni parziali ma comunque saldamente ancorate nella disciplina della logica.
La vasca di fondazione è l’area cruciale, il cuore della struttura portante di un immobile che si va a costruire.
È l’area adeguatamente armata e messa in sicurezza che accoglierà le fondamenta che hanno il compito non irrilevante di garantire che la casa o il palazzo restino in piedi.
Va da sé, allora, che se magari l’ingegnere o anche il proprietario vanno a dare un’occhiata ogni tanto senza stare lì a spaccare il capello, difficilmente si può ritenere che l’impresa costruttrice non faccia della vasca di fondazione un punto tanto essenziale quanto delicato del proprio intervento professionale.
Non si tratta di un optional, di un complemento della costruzione, ma della costruzione stessa.
È mai possibile, dunque, che volendo anche dare per buona l’ipotesi che nottetempo sono arrivati i soliti “laparielli” e hanno scaricato l’amianto, la mattina dopo l’impresa non si sia accorta di questi sversamenti e della assoluta pericolosità di ciò che contenevano?
Peraltro, il costruttore è un nome importante dell’imprenditoria marcianisana: trattasi di Mario Raucci, che tutti quelli che si sono occupati, da giornalisti, da avvocati, da magistrati, da semplici lettori, dei fatti più importanti della cronaca giudiziaria nostrana, conoscono come l’uomo che denunciò l’imprenditore Pontillo e i fratelli sannicolesi Minutolo per il reato di estorsione quando queste persone, anch’esse impegnate nel settore immobiliare, agivano da facilitatori, ma spesso anche da diretti richiedenti, del sistema estorsivo del clan Belforte.
La testimonianza in aula di Mario Raucci, in sede di processo con rito ordinario, nel quale come è noto la prova si deve costituire dentro al dibattimento, rappresentò uno dei fattori decisivi e determinanti della condanna di Pontillo e dei Minutolo..
Da un imprenditore coraggioso come MARIO Raucci non ci si può non aspettare una solerte spiegazione sulla questione dell’amianto mescolato attorno alle fondamenta degli immobili in costruzione.
Mario Raucci proprio per questa sua storia, deve chiarire una situazione che invece, al momento, non è chiara proprio per nulla.
Aspettiamo buone nuove da lui.