La lite tra due noti imprenditori casertani finisce a cazzotti: la svolta nell’ultima udienza del processo

23 Marzo 2023 - 12:04

PARETE – Alla fine, l’amore ha trionfato. In realtà, non sappiamo se esattamente l’amore, l’amicizia, oppure la voglia di non proseguire in un procedimento penale.

Ciò che è certo è che F.T. e T.G., padre e figlio imprenditori di Parete, hanno deciso di rimettere la querela, provocando la chiusura del procedimento giudiziario a carico di N.G. anch’egli imprenditore e anch’egli originario della città di Parete, accusato di lesioni aggravate e tentata violenza privata, difeso nel procedimento dall’avvocato casertana Alessandra Carofano.

Per chi ha seguito alcune vicende raccontate proprio da noi di Casertace, la remissione di querela in questa tipologia di casi e la chiusura del processo è possibile da qualche mese, a seguito della riforma Cartabia che ha normato questo istituto.

I tre imprenditori litigarono nel febbraio 2017, quando, a seguito di un diverbio per una gara d’appalto, l’imputato diede un pugno in faccia al suo amico e collega.

Si trattava di alcuni lavori pubblici da eseguire a Napoli ma che N.G. non avrebbe potuto portare a termine, poiché la sua ditta non possedeva tutti i requisiti tecnici richiesti dal disciplinare di gara.

L’uomo chiese il supporto ai due titolari di una società più grande e che, quindi, sarebbe stata capace di rispettare quelle richieste messe nero su bianco dalla stazione appaltante.

L’ACCORDO SULL’APPALTO FINISCE TRA PUGNI E MINACCE

Tu gestisci l’appalto, io ti fornisco servizi aggiuntivi, necessari ai lavori e così guadagniamo tutti. Se non fosse che, a causa di alcune difficoltà burocratiche, N.G. aveva dovuto fermare i lavori per alcuni mesi. Tornato in cantiere, aveva visto che il collega e amico, in realtà, aveva ricominciato i lavori prima di lui, senza avvisarlo.

Per cui, sentitosi estromesso dal lavoro che l’ormai ex amico stava realizzando, in dispregio di quanto pattuito, l’imputato andava a chieder conto nell’ufficio del collega e, nel corso della discussione, sarebbe partito il pugno.

In un raptus di rabbia, poi, N.G. minacciava lui ed il figlio, dicendo che qualora si fossero presentati sul cantiere li avrebbe ammazzati.

Nel corso del processo tenutosi al tribunale di Aversa Napoli Nord, il controesame portato avanti dall’avvocato Carofano ha fatto emergere come quella reazione violenta, sicuramente non giustificabile, non era rubricabile come una violenza privata, così come prevista dal codice penale.

Inoltre, c’era stata una pacificazione tra i due e i lavori erano proseguito regolarmente.

Nel corso della scorsa udienza, i due imprenditori padre-figlio hanno deciso di voler rimettere la querela sporta nei confronti di N.G. e il giudice ha emesso sentenza di non doversi procedere.