Ad Script

LA NOTA. CASERTA. Se Carlo Marino fosse un politico per bene e che ha premura suoi cittadini, diremmo che ci ha ripensato e vuole di nuovo il biodigestore davanti alla Reggia. In realtà sono solo ricotte di incarichi al suo socio Francesco Maria Caianiello

1 Agosto 2022 - 13:37

A commento della notizia da noi data questa mattina, andiamo a ragionare un attimo su quello che ovvio, evidente, palmare sarebbe in un posto “filibusta-free”. Qui da noi, invece, l’incarico al professionista esterno amico, anzi, addirittura socio, non è uno strumento di esercizio costruttivo della potestà di governo, ma è sempre, immancabilmente sempre, il suo fine

CASERTA (g.g.) – C’è ancora qualcuno che dice che noi di CasertaCE e in particolare io che lo dirigo siamo in astio con il sindaco di Caserta, Carlo Marino. Niente di più falso, ho e abbiamo scritto più volte, infatti, che Marino, appartenendo alla specie di quelli che noi definiamo le simpatiche canaglie, espressione mutuata dalla serie della Rai sulle comiche mute della Rai pre e post seconda guerra mondiale, lui non può che essermi “canagliescamente” simpatico.

E lo diciamo sul serio, se lo incontro in strada lo saluto, sorrido e faccio anche qualche battuta. Ma questo non vuol dire che noi possiamo derogare ad ogni principio (stavolta volutamente non appiccichiamo nessun aggettivo a questo sostantivo) di fronte a tutto quello che combina ogni giorno.

Provando, quantomeno provando ad essere brevi, formuliamo a noi stessi e ai nostri lettori alcune domandine: Carlo Marino in campagna elettorale disse o non disse, giurò o non giurò che il progetto di costruzione di un biodigestore a 400 metri dalla Reggia di Caserta era stato accantonato?

Disse o non disse perentoriamente: “mai un biodigestore in contrada Ponteselice”? Sì o no, sindaco Marino, l’hai detto o non l’hai detto? Perché, eventualmente, andiamo a ripescare qualche video se non ricordi bene.

Dopo le elezioni comunali, è vero che il tuo sodale Franco Biondi ha continuato a spedire carte in giro, nonostante l’impegno solenne che avevi assunto in campagna elettorale? Ed è vero che più ne mandava e più sbagliava, al punto che si è arrivati a 61 rilievi notificati dal comune di Caserta dagli uffici della regione Campania?

Quinta domanda: è vero o non è vero che ad un certo punto la regione ha preso il calendario e, anche alla luce dei sessantuno rilievi, ha suonato il gong finale, definitivo, sancendo il ritiro del finanziamento, dato che il 31 dicembre 2022, giorno ultimo e ultimativo per la consegna al comune dell’impianto chiavi in mano era diventata una chimera?

In base a queste cinque domande, non dovrebbe sussistere alcun dubbio sulla cancellazione definitiva dell’ipotesi di via Ponteselice. Ma diciamo che nella vita, come nella politica, appartiene alla responsabilità dell’individuo (o par l’appunto, del politico) l’atto di cambiare le proprie idee e, all’occorrenza, le proprie determinazioni del governo del territorio.

Se ci trovassimo di fronte ad un politico normale, un politico per bene, che almeno una volta su dieci esprime la pratica della sincerità, scriveremmo oggi sulla notizia dell’affidamento di un professionista esterno dell’incarico di impugnare davanti al Tar Campania il parere negativo che, con ritardo più che sospetto, la Soprintendenza ha comune opposto, come si suol dire a babbo morto, a progetto de-finanziato, che Carlo Marino ha cambiato ancora una volta idea. Sicuramente non lo applaudiremmo, sicuramente contesteremmo questo suo ennesimo giro di valzer, ma non potremmo allargare il discorso, investendo aree esterne al perimetro del fatto considerato in sé per sé.

Siccome Marino è una persona a noi simpatica, ma rappresenta anche l’archetipo della peggior politica meridionale, trasformista, opportunista, pagnottista, non si può evitare un altro tipo di analisi che consideri categorie accessorie, non invece immediatamente riconducibili al fatto considerato in sé per sé. Risponda, sindaco, a questa domanda, la sesta che formuliamo in questo articolo, ma probabilmente la più importante: se tu oggi impugni una decisione della Soprintendenza che, stando agli impegni che hai preso con la città, stando alla totale destrutturazione tecnico-giuridica del progetto, è totalmente irrilevante, pleonastica, frutto di un esercizio inutile, ozioso e, come spesso capita quando di mezzo ci sono i burocrati avariati della Soprintendenza casertana, furbastra e opportunista (perché opporre un diniego ad un biodigestore a 400 metri dalla Reggia sarebbe stato un dovere sin dall’inizio, sin da quando il progetto era stato finanziato, vivo e vegeto), cosa vuol dire?

Per caso, vuol dire che, come abbiamo ipotizzato, ma con un puro esempio di scuola, tu hai cambiato idea e dunque ripartirai alla carica, ripresentando il progetto per l’impianto di Ponteselice, avendo anche identificato una nuova linea di finanziamento che possa sostituire quella perduta? Questa non sarebbe una domanda qualora Marino fosse un politico intellettualmente onesto, per bene, lineare e soprattutto in grado di dedicare l’1% dei suoi pensieri al bene comune dei suoi concittadini. Non servirebbe formulare la domanda perché il ripristino dell’idea di Ponteselice costituirebbe l’ovvia valutazione di un incarico professionale attribuito per ottenere la cancellazione del parere negativo della Soprintendenza. Un parere che, peraltro, stando a ciò che il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola dichiarava due anni fa, non è neppure vincolante.

Ma a Carlo Marino, politico per bene attento alle necessità dei suoi concittadini andrebbe riconosciuto che se sviluppare un progetto come quello del biodigestore è possibile, questo secondo la regione Campania, pur in presenza del parere negativo della Soprintendenza, è anche giusto e serio cercare di batterlo, superarlo, in quanto, essendo io, Carlo Marino, un politico che considera, seppur remotamente nei propri pensieri, l’esigenza di un senso di moralità dell’agire politico, non posso seriamente pensare di costruire un biodigestore a 400 metri dalla Reggia aggirando e infischiandomene del parere della Soprintendenza. O meglio, infischiandomene del fatto che questo parere rimarrà negativo, quand’anche non vincolante.

Ma Carlo Marino non è un politico per bene, non è un politico in gradi di dedicare neanche un minuto della sua giornata al bene comune e all’esercizio di una potestà che abbia quantomeno l’obiettivo di salvare la sua faccia. Per cui, dobbiamo necessariamente formulargliela la settima domanda. Dobbiamo rivolgergliela perché, purtroppo, esiste una seconda spiegazione per questo incarico professionale.

E la settima domanda che volevamo evitare diventa ineludibile: Francesco Maria Caianiello, avvocato di Aversa, è stato o non è stato, è oppure non è un tuo socio di studio? E qui ci possiamo permettere il lusso di marcare solo retoricamente il quesito, visto che siamo in grado in scienza e coscienza che sì, l’avvocato di Aversa Francesco Maria Caianiello è stato ed è un socio di Marino. Magari formalmente non lo è più, ma lo è di fatto.

E siccome l’avvocato scelto per presentare questo ricorso, così come abbiamo scritto nel nostro articolo pubblicato un paio di ore fa (CLICCA E LEGGI

), è proprio Caianiello, siccome questi sta facendo manbassa di incarichi professionali, nonostante non è che sia l’unico amministrativista e civilista della provincia di Caserta, quella seconda possibilità, cioè il fatto che esista un’altra ragione differente da quella che in un posto civile apparirebbe evidente e indiscutibile, diviene addirittura molto, ma molto più probabile della prima e cioè del fatto che Marino sia ritornato a ritenere, virando per l’ennesima volta, l’area Ponteselice come quella ideale per ospitare l’impianto di 40 mila tonnellate di rifiuti umidi.

E lo sapete qual è la seconda ragione? Questi 4 mila euro “fetenti” dati a chi è stato per anni e anni (e forse lo è ancora) il proprio socio di studio.

Se il comune di Caserta, infatti, vincesse al Tar, non cambierebbe sostanzialmente nulla, a meno che Marino non abbia gettato il seme della rinascita di via Ponteselice, affidando questo incarico, aggiungendolo ad un altro incarico, sempre attribuito a Caianiello, per impugnare la revoca del finanziamento della regione Campania sul Biodigestore, come se, poi, il finanziamento fosse una cosa di cui la regione possa disporre oltre alla data del 31 dicembre 2022, visto che si tratta di quattrini europei vincolatissimi a quella scadenza. Se invece questo ricorso fosse rigettato, non cambierebbe lo stesso nulla. E se nulla cambia nel primo caso e nulla cambia nel secondo caso, cosa rimane?

Rimane la furbizia di una parvenza di coerenza, che si svilupperebbe in un percorso di continuità che in realtà non esiste, perché la Campania non ha revocato il finanziamento a causa del parere negativo della Soprintendenza, anzi non lo avrebbe mai fatto per questo motivo, come spiegato in precedenza, citando Bonavitacola.

E allora, ancora, cosa resta? Restano 4 mila euro fetenti dell’incarico.