LA NOTA. Gimmi ammira Zannini, modello rockstar, come uomo e come politico. E trasforma Caserta in laboratorio ufficiale dell’accordo di Fdi col centrosinistra
22 Giugno 2025 - 23:57

L’ha dichiarato, di fatto, a un quotidiano napoletano, il vicepresidente facente funzioni della Provincia Marcello De Rosa, ossia il più importante dei sostenitori di Colombiano: “Questa esperienza elettorale apre la strada a una mia candidatura alle Regionali da moderato nel centrosinistra”. Dunque, non si capisce se Cangiano ci è o ci fa quando afferma che San Marcellino è il Comune che ha votato per il centrodestra più di ogni altro della provincia alle ultime Europee. E per forza: il 35 e passa per cento lo ha preso Martusciello grazie a Zannini e Colombiano, prestati da De Luca e dal centrosinistra a Forza Italia, con Fdi che in quello che Cangiano chiama “il suo paese” , è stato relegato, nonostante Giorgia Meloni capolista, al 13 per cento, ossia a molto meno della metà del dato nazionale, a nove punti dal dato regionale e a a sette punti e mezzo dal dato provinciale. La verità è che il simpatico playboy di Villa di Briano e di San Marcellino ha trasformato Fratelli d’Italia nel partito fantoccio di Giovanni Zannini.
CASERTA (Gianluigi Guarino .) – Il punto di discrimine che dà forma e sostanza ancora una volta alla surreale posizione anti-centrodestra di Fratelli d’Italia in provincia di Caserta ha un nome e un cognome: Giovanni Zannini.
Diciamola tutta: Gimmi Cangiano, ieri deputato di Fdi, oggi sempre deputato, ma anche guida politica del partito della Meloni in quanto presidente di Fratelli d’Italia in provincia di Caserta, ammira Zannini come persona, ammicca ai suoi modelli di vita, ma, sopratutto, è sintonizzato perfettamente, a valle di un processo cognitivo che parte da una sovrapponibile cultura del vita, il tipo di politica che l’apolide mondragonese, un senza partito e senza – ideali, mentre di idee ne ha, poche ma precisissime, il quale ha appiccicato alla sua irriducibilile appartenenza (una sorta di profano totus
Ce lo conceda il buon Gimmi, ma Giovanni Zannini ha un cervello che pesa più del doppio del suo, quindi lo scanzonato playboy di San Marcellino è in grado di utilizzare, non rendendosi conto di chi sia lui politicamente e soprattutto di chi rappresenta e attivando, dunque, una sorta di Ram atavica, solo i valori inquietanti, al netto della lucida furbizia luciferina, patrimonio genetico del suo. vate mondragonese, dentro ai quali è cresciuto, ossia quelli in voga ai tempi della sua infanzia e ancora oggi, quand’anche rivisitati, del territorio natio. Modelli di vita che diventano cento volte più incidenti di quelli che hanno appartenuto e che dovrebbero ancora appartenere alla risultante della sua pur confusa adesione al corredo dei valori della Destra nazionale. Una prevalenza profana e, ripetiamo, inquietante, che Cangiano mette ancora una volta al servizio di Zannini, destinando se stesso e, quel che è peggio, il partito che presiede a esser subalterni non ad un altro soggetto politico del centrodestra, ma a una singola persona che oggi fa parte ancora – e a pienissimo titolo – del centrosinistra.
Di tutto questo in tanti si sono.accorti in occasione delle elezioni comunali di Aversa, quando, dopo aver inseguito pateticamente un accordo puramente vassallo con Zannini, il Cangiano è stato messo a cuccia e totalmente umiliato dal consigliere regionale di De Luca, con la nota pregiuduziale sul simbolo, che ha costretto Cangiano a rabberciare una lista, realizzata alla fine solo grazie alla disponibilità misericordiosa di Armando e Imma Lama, aggregata last minute a Farinaro e tutto ciò solo perché Zannini lo aveva messo alla porta neanche tanto cortesemente della sua coalizione che denominammo “Un solo uomo al comando” come si fa con un pedante maggiordomo.
Ora, in questi giorni, la scena si ripete, in maniera ancora più ingloriosa, per il simbolo del partito della Meloni. Più ingloriosa ruspetto a quello che è capitato l’anno scorso ad Aversa, perché Cangiano, pur di far votare Anacleto Colombiano e dunque Zannini, si è inventato la formula della “libertà di voto” , associandol% questa all’endorsement a favore del primo cittadino di San Marcellino.
Con la formula della scelta “a titolo personale” il nostro Gimmi dimentica l’irrilevantissimo partucipare😂 che lui, da presidente del partito, eletto da un congresso, riassume in sé, in ogni parola che pronuncia, la linea ufficiale da seguire daglu iscritti al partito della Meloni in provincia di Caserta.”Voto Colombiano perché è il sindaco del mio paese”.
Ma mi faccia il piacere, avrebbe commentato Totò! Lo voto perché è il mio sindaco è un’affermazione da sagra della pannocchia, da sagra della mulignama mbuttunata, da assemblea di condominio, da circolo delle bocce, non da leader del maggior partito del centrodestra, del partito che esprime la presidehre del Consiglio. E allora va da sé che la carica ricoperta da Cangiano si configura, in tutta evidenza e a questo punto, troppo più grande rispetto alle capacità politiche di uno che ha ridotto il partito a una sorta di reggicoda perpetuo di un solo uomo, neanche, come dicevamo prima, di un partito.
Cangiano, come evidenziano fatti concreti, indiscutibili, come sono quelli narrati nell’articolo in lettura, ha ridotto Fratelli d’Italia a un vero e proprio fantoccio – come lo fu il. Partito Repubblicano fascista rispetto a Hitler – utilizzato a.suo piacimento, se è quando vuole, del.sultano di Mondragone Giovanni Zannini, che oggi, domenica 22 giugno, è saldamente un esponente della maggioranza di centrosinistra che regge le sorti della Regione Campania, al di là del fugace noleggio, stipulato, quello sì a titolo personale, previa autorizzazione di De Luca, con Fulvio Martusciello e con Forza Italia alle ultime elezioni europee.
Per cui, anche quell’intervista che Cangiano rilasciò all’indomani del congresso provinciale, in cui parlava senza mezzi termini di un sistema malavitoso alla guida dell’Amministrazione provinciale e di altri enti politico – amministrativi di questo territorio, appare oggi come fumo gettato negli occhi allo scopo di saldare il conto contratto con chi, in sede congressuale, aveva rovesciato le carte e si era accordato con lui contro Marco Cerreto, scartato, manco a dirlo, proprio perché troppo legato, anche personalmente, all’allora presidente della Provincia Giorgio Magliocca e dunque indirettamente a Giovanni Zannini. Ma proprio nella differenza tra quelle parole e ciò che, in sostanza, Cangiano ha poi fatto alle elezioni comunali di Aversa e che sta facendo ora alle Provinciali, trascinando il suo partito in una posizione unica nel suo genere in Italia, risiede l’attestazione di un limite che segna il confine tra quella che è la sfera del pragmatismo politico e quella che rappresenta una seppur piccola e residua area di valori e di principi di un partito, che, pur essendo diventato soggetto di governo, proviene pur sempre da una storia identitaria, tutto sommato coraggiosa, com’è giusto riconoscere a tutti quei soggetti politici che l’hanno scritta, manifestando e testimoniando questa identità, hanno offerto e in qualche circostanza offrono ancora ai propri avversari, la possibilità di attingere a un magazzino più grande di strumenti di lotta e di contestazione, magari arrugginiti ma che un po’ di. presa ancora la esercitano, quando evocano pericoli di derive fasciste, quando parlano del post-fascismo, follegguando. Addirittura nella invocazione dell’ arco costituzionale.
Cangiano sta trascinando Fratelli d’Italia in un perimetro di relativismo er di più pervaso da un senso di ridicolio, di macchietta che mal si attaglia a un partito che in Italia vale il trenta per cento etico che rottama anche quel poco d’identità che ha permesso alla destra italiana di sopravvivere grazie a Giorgio Almirante, finanche a Pino Rauti. dei quali tutto si poteva dire eccetto che fossero dei ladri, dei mafiosi o dei camorristi, stringendo le fila dei sopravvissuti alla messa al bando della Costituente e trovando in questa sorta di contro – resistenza di trincea la forza di riemergere e, tutto sommato, anche grazie a Tangentopoli, di gettare le basi della rifondazione come forza politica abilitabile al governo del Paese.
Già articolare un ragionamento così come l’abbiamo articolato in questo articolo rappresenta, seppur nella bocciatura totale dell’attuale linea politica di Fdi in provincia di Caserta, che abbiamo sancito come nostro punto di vista, un atto di rispetto nei confronti di Cangiano in quantoo persona e finanche in quanto politico, dato che, francamente, il livello delle sue azioni è così basso che meriterebbe un linguaggio di contrasto prelevato direttamente da quello che annuncia una sagra del puparuolo imbuttinato.