LA NOTA. La battuta sulla mozzarella contaminata nel film con Gassman e Giallini. L’ipocrisia di chi fa finta di non sapere che fatti di cronaca l’hanno autorizzata

21 Gennaio 2019 - 18:39

Caserta – (Pasman) Aridaje”, ci viene da dire – giacchè sono tutti romani e la produzione e il cast del film Non ci resta che il crimine, la peraltro divertente pellicola al centro della bufera tutta casertana di questi giorni per via di quella ormai arcinota battuta sulla mozzarella – dopo che il consorzio del prodotto, il sindaco Carlo Marino, che non si capisce bene perché si senta specificamente colpito, e quelli di Cancello ed Arnone e di Santa Maria la Fossa, oltre ad altri politici di vario rango minacciano sfracelli ed immancabili querele.

Si capisce che la provincia viva una sorta di condizionamento giudiziario poiché non c’è ambito della vita pubblica in cui i magistrati non siano costretti ad intervenire con denunce ed arresti, per cui gira gira si finisce sempre in causa, ma prendersela anche con un film fa francamente ridere e preoccupare allo stesso tempo.

Preoccupare, perché se volessi dipingere, poniamo, in un momento di ispirazione pittorica, una mozzarella abitata da un verme, dovrei attendermi l’arrivo dei carabinieri, inviati da questa nuova setta oltranzista del latticino.

Ridere, in quanto, fatto salvo il consorzio che fa pur sempre il suo mestiere, anche se in questo caso malinteso, è comodo per alcuni amministratori locali sbraitare facilmente e propagandisticamente per fatti come questi, quando, senza scomporsi, lasciano languire in maniera grave ogni settore rilevante e non della vita pubblica rimesso alla propria responsabilità.

Così, il sindaco Carlo Marino, mentre si smuove per la mozzarella altrui, non manifesta lo stesso zelo per quella autentica emergenza – ma meglio sarebbe dire schifo – del pronto soccorso dell’ospedale cittadino, solo per ricordarne una. Non ci sono posti, le attese risultano abnormi e le proteste inascoltate dilagano. La denuncia capitale del corrispondente Ansa Antonio Pisani, ospitata nel numero del 10 novembre scorso dal periodico casertano Polis, ha parlato di “…girone dantesco…” nel quale i pazienti ed i loro parenti si trovano catapultati in quel posto. Ma questo non ha fatto e non fa né caldo né freddo al primo cittadino ed agli amministratori locali. E si pensa alla salute della mozzarella ! La quale, ovviamente, non ha bisogno di difensori, specie di questo tipo, se saprà essere all’altezza della sua qualità.

Della pochezza della farneticante denuncia del complotto ipotizzato contro il latticino casertano è facile convincersi allorché viene argomentato che, contrariamente a quanto sostenuto nella minima battuta del film, la mozzarella nostrana non sarebbe mai risultata contaminata. A parte l’osservazione che se un fatto non risulta, non è da escludere in maniera assoluta che sia accaduto, senza che tuttavia sia stato accertato, viene da dire che non si può pretendere da un’opera artistica e di immaginazione qual è un’opera cinematografica la esattezza scientifica che immaginano i denuncianti. E poi contaminazione in che senso? Radiattiva, igienica o di che altro tipo. Certo i sequestri dei carichi di latte non tracciato avvenuti a livello nazionale negli anni, specie provenienti dall’est europeo, possono far immaginare di tutto a chiunque ed anche, dunque, ad uno sceneggiatore di film, che attinge pur sempre dalla realtà la sua ispirazione.

E certo non contribuisce all’immagine del prodotto lo stillicidio di operazioni di polizia condotte in provincia contro le adulterazioni di esso, come quella di non poca rilevanza denominata Aristeo che portò all’arresto di ben 5 persone ed al sequestro di 3 aziende casearie.

Anche questa volta, come già facemmo per la polemica simile scatenata dalla guida Feltrinelli su Caserta, anziché agitare improbabili e infeconde querele, in un territorio che già ne è subissato, ci si interroghi più seriamente e più responsabilmente perché gli altri, anche se talvolta a torto, ci vedono così.