LA NOTA. Scusate se torniamo sul maresciallo dei Ros Palmieri, sulla camorra in politica, ma qui c’è veramente da uscir pazzi

29 Maggio 2019 - 16:44

TEVEROLA – La speranza è che la vicenda del maresciallo dei Ros Vittorio Palmieri serva a incrementare il bagaglio di esperienza dei rappresentanti delle istituzioni dello Stato in modo che in futuro non si ripetano più fatti come questi che, parliamoci chiaro, sono diseducativi e non servono a fornire quell’esempio, a tracciare quella linea di demarcazione profonda tra legalità e illegalità nella percezione collettiva, nel caso specifico nella percezione di quella maggioranza silenziosa che per anni e anni ha accettato la potestà del Clan dei Casalesi, della criminalità organizzata, perché quello era l’unico modo per campare più o meno tranquillamente di fronte ad uno Stato che appariva totalmente assente.

Se ora lo Stato arma la sua autorità e le sue funzioni, scende in guerra contro il male, ha la necessità di fare, ma anche di apparire ineccepibile, in modo da tracciare la linea di demarcazione di cui abbiamo detto.
Ripetiamo, il maresciallo Palmieri è un servitore della nazione ineccepibile fino a prova contraria.

Ed è persona seria, perbene, onesta.
Detto questo, se tu Stato lo fai partecipare a tutte le indagini che riguardano la camorra a Trentola, i rapporti tra questa e la politica locale, se addirittura lo metti in imbarazzo, facendolo essere fisicamente presente e attivo la notte del 10 dicembre nel maxi blitz dell’operazione Jambo, durante la quale da un lato lui arresta Raffaele De Luca mentre i suoi colleghi notificano l’ordine di custodia a Nicola Pagano, cognato di Palmieri, allora poi lo Stato non può lamentarsi se quel processo di resipiscenza sociale, collettiva, tarda a svilupparsi.

Noi siamo seriamente convinti che il comportamento di Palmieri sia stato ineccepibile, perché non abbiamo alcun elemento oggettivo per affermare il contrario.
Ma vi immaginate i trentolesi che vedevano, quella notte, un trentolese come loro, cioè Palmieri, residente in quel Comune, nelle vesti della guardia, e altri trentolesi tra cui il cognato di Palmieri, nella veste dei ladri?

Siccome Trentola non è Manchester e neppure Berna ma è un luogo in cui la sedimentazione di una non infondata convinzione su impudenti e inconfessabili commistioni tra camorra e politica, tra camorra e Stato, ha rappresentato un potente propellente per far crescere la camorra, per farla accettare, avallare, legittimare, come ingranaggio di un sistema più ampio, è chiaro che una roba del genere sia stata commentata in maniera schematica collegando il pensiero all’apparenza, a un’apparenza però realistica al punto da sembrare, se non vera quantomeno verosimile.