La piovra dei Casalesi sugli appalti del Matese. Ascoltato per ore dalla Dda come testimone Antonio Scialdone

29 Agosto 2018 - 17:43

PIEDIMONTE MATESE (t.p.) – Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, la Dda di Napoli ha seriamente deciso che, tra Piedimonte e i paesi vicini, esistono fatti degni di essere approfonditi in una indagine.

Una determinazione che non può certo stupire noi di Casertace, che per anni, con decine e decine di articoli, abbiamo raccontato quello che succedeva nell’ufficio tecnico di Piedimonte sull’asse Terreri-Macchione.

Il primo, con una famiglia ampia e molto partecipativa rispetto all’economia locale, agli incarichi, agli appalti, che finivano molto spesso per premiare affini e discendenti del potente ingegnere del Comune.

Ancor più potente di Terreri era sicuramente Macchione, nato a Parete, cresciuto nell’agro aversano, imputato insieme a Nicola Schiavone nel processo Normandia 2 (ma anche questo i nostri lettori lo sanno bene, perchè bene e senza peli…sui polpastrelli ne abbiamo più volte scritto) e apparentemente intoccabile nel posto che occupava e da cui vedeva tante cose, soprattutto i lavori che venivano affidati ai Mastrominico di San Cipriano dalla “real casa” di Antonio Iovine o’ ninno.

Oppure, sempre “marchio doc” Iovine e clan dei Casalesi, gli incarichi che venivano affidati a Giovanni Malinconico, che del boss era addirittura un consigliere personale nel periodo della latitanza, come ha raccontato più volte, in udienza o davanti agli inquirenti, lo stesso Antonio Iovine.

Grande attenzione, ultimamente, la Dda sta riservando ai lavori appaltati e mai realizzati del parcheggio sotterraneo di fronte al municipio, da un’impresa notissima a Piedimonte, nell’area del Matese, ma anche nella conurbazione casertana: la Termotetti della famiglia Imperadore, che in quel territorio ha fatto incetta di appalti, controllando la potestà politico-amministrativa direttamente, come ha ben dimostrato il caso delle elezioni a sindaco di San Potito Sannitico di Francesco Imperadore, cugino del patron di Termotetti.

Del parcheggio sotterraneo, ma soprattutto delle dinamiche organizzative dell’impresa degli Imperadore, che aveva il suo core business nell’attività di raccolta dei rifiuti, i magistrati hanno parlato recentemente con Antonio Scialdone, oggi consigliere comunale a Vitulazio ma soprattutto grande conoscitore, forse il maggiore conoscitore del poco bene e del tanto male sviluppatisi nel settore dei rifiuti in provincia di Caserta.

Scialdone è stato ascoltato come persona informata dei fatti, parlando di un’area in cui, per un periodo, ha operato come elemento cardine, al di là delle cariche ricoperte, di quella Matese Ambiente che segnò l’ingresso della famiglia di Nicola Ferraro in tutta l’area matesina, quale braccio operativo dell’allora Consorzio CE1.

Insomma, Scialdone è uno che conosce bene questo territorio e conosce benissimo vita, morte e miracoli della Termotetti.

E molto, di Piedimonte e degli affari che a Piedimonte il Clan dei Casalesi ha fatto, grazie a certe connivenze godute all’interno della pubblica amministrazione, sa Nicola Schiavone, il quale, da figlio di Francesco Schiavone Sandokan, ha deciso di diventare un collaboratore di giustizia una volta incassata la prima sentenza definiva di condanna all’ergastolo.

Insomma, è molto probabile che nei prossimi mesi, Piedimonte e i paesi del circondario, a partire da Castello Matese, possano diventare il fulcro di nuovi racconti di cronaca nera e di cronaca giudiziaria, facendo divenire realtà tangibile quello che noi di Casertace ipotizziamo con tante argomentazioni e altrettanta documentazione, da anni e anni, e cioè che il citato clan considerasse queste zone un proprio feudo conquistato.