L’ACQUA D’ORO DELLA CAMORRA. Co.Ge.Fon, Progeco e Mediterranea Costruzioni, il dedalo di imprese con cui Pino e Orlando Fontana hanno fatto milioni a palate con le somme urgenze della Regione. Il ruolo dell’architetta

1 Agosto 2018 - 11:59

CASERTA – Nei mesi in cui abbiamo seguito il processo Medea, imperniato sulla figura dell’imprenditore di Casapesenna, trapiantatoa Caserta Pino Fontana, avevamo sopravvalutato il nostro racconto, ritenendo che questo fosse esaustivo, che abbracciasse i temi più importanti di questa vicenda giudiziaria, in aggiunta a quelli che per mesi e mesi, a partire dal luglio 2015, avevamo sviluppato analizzando riga per riga la maxi ordinanza che, partendo dagli appalti del settore idrico della Regione Campania, si dipanava a raggiera nella direzione di tutti gli affari di un ampio gruppo di imprenditori di Casapesenna e dintorni, tutti appartenenti, nonostante il comico tentativo di costituire un’associazione anticamorra all’indomani dell’arresto di Michele Zagaria, alla scuderia di quest’ultimo.

Leggendo invece le motivazioni della sentenza, pronunciata da un collegio del tribunale di Aversa-Napoli nord, ci rendiamo conto che mancano ancora tanti tasselli nel racconto. Preziosissima, al riguardo, è la parte delle citate motivazioni, che pubblichiamo in calce a questo articolo, che riassume e fa propria la lunga e fondamentale testimonianza del luogotenente Palmiero, uno dei protagonisti di un’indagine molto ben condotta, a dispetto della sua estrema complessità legata ai mille trucchetti, ai mille artifizi che i Fontana, insieme a Licenza e al resto della combriccola, mettevano in funzione nel momento in cui c’erano da aggirare i problemi dei certificati antimafia.

Perché quello che atterriva la famiglia Fontana, soprattutto Pino e suo fratello Orlando, anche lui ingranaggio importantissimo del meccanismo, era quello di perdere, in prima battuta, le somme urgenze, che in rapporto, ben “oliato” (nel documento qui sotto si fa riferimento ad una casa venduta, si fa per dire, a prezzo stracciato da Orlando Fontana alla moglie dell’ex assessore regionale poi ex parlamentare nazionale Tommaso Barbato, trattasi di tangente) con chi assumeva le decisioni e aveva la potestà di disporre o di non disporre in Regione, garantiva alla galassia delle imprese di Michele Zagaria.

E allora leggerete delle vicende della Co.Ge.Fon., del certificato antimafia che colpisce nel 2008 Giuseppe Fontana, della sua titolarità di fatto della Mediterranea Costruzioni, anch’essa ricettrice di molte somme urgenze. E infine leggerete anche della Progeco, ultima invenzione della famiglia entrata nel consorzio Ago, di cui poi scriveremo in seguito. Attorno a questo dedalo di imprese, si affollano diversi personaggi. Qualcuno ce lo siamo riservati appresso perché noto e degno di essere declinato con calma. Oggi, invece, evidenziamo la figura di Sabrina Pesce, architetto, responsabile della sicurezza di alcuni appalti nell’area Pip di Marigliano, zona di influenza di Tommaso Barbato.

La relazione tra Barbato e il mondo delle imprese di Michele Zagaria passa anche per la titolarità, da parte della Pesce, dell’incarico di cui abbiamo apppena fatto cenno, e della partecipazione della stessa società con la moglie e la madre di Luciano Licenza, oltre che socia della Mediterranea Costruzioni.

 

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