L’amministrazione provinciale dei TANGENTISTI. “Quell’ingegnere è un porco”. Così i vincitori dell’appalto parlavano del super dirigente della Provincia quando gli preparavano le mazzette

28 Gennaio 2022 - 12:34

Chiudiamo la trattazione dei tre capi di imputazione riguardanti la vicenda della progettazione e della direzione dei lavori  relativi agli interventi sui tre ponti della Caserta-Monti del Matese, con qualche brevissima riflessione, che parte dalla incredibile realtà della non identificazione di quello che invece è il personaggio cardine dell’indagine, l’insostituibile fattore per la formulazione del capo di accusa 

 

CASERTA (Gianluigi Guarino) La grande sfortuna dell’ordinanza sulle mazzette, arrivate in grande quantità negli uffici dell’amministrazione provinciale di Caserta in cambio dell’affidamento, previa gara truccata, della progettazione e della direzione dei lavori dell’ormai famigerata opera di ristrutturazione e riqualificazione di tre ponti lungo la strada provinciale Caserta-Monti del Matese, è stata quella che il lavoro, l’esercizio dell’azione penale abbia riguardato solamente la Procura della Repubblica di Benevento e personale giudiziario suo di polizia giudiziaria, tutto operante nella provincia sannita.

E’ logico che tutto ciò abbia concentrato l’attenzione massimamente manifestata nelle attività di indagine, sui target beneventani. E sempre ciò ha prodotto una conseguenza che non ci permette oggi di scrivere a lettere di fuoco il nome e il cognome dell’ingegnere corrotto dell’amministrazione provinciale casertana. L’indagine è stata realizzata per quanto riguarda il filone che a noi interessa maggiormente, grazie ad un solo dispositivo trojan.

In pratica, tutto quello che è stato raccolto nelle intercettazioni, ha riguardato solo e solamente scene, dialoghi, conversazioni in cui era presente Nicola Laudato, imprenditore di Campolattaro, comune vicino alla città di Benevento, lungo la direttrice che porta a Campobasso, e componente del Raggruppamento Temporaneo di Professionisti, che aveva nella General Engeneering dell’ingegnere Carlo Camilleri, del figlio Nicola, dell’architetto Antonello Scocca e poi nel geologo Gaetano Ciccarelli, le altre due gambe.

Immaginate un pò se le maglie strettissime e prudenti dell’attenzione cauta che un imprenditore come Raffaele Pezzella pone e dedica, sicuramente rispetto a quelli che per lui costituiscono “rischi del mestiere”, fosse passato inosservato un dispositivo trojan, a sua volta installato nel suo telefonino. Probabilmente, ora tremerebbe l’intera struttura dell’amministrazione provinciale, livelli politici compresi e anche tanti altri piccoli e grandi santuari della politica casertana.

Esaurito il rimpianto per quello che poteva essere e che non è stato, l’ultimo stralcio dell’ordinanza che ricostruisce la vicenda corruttiva in questione, conferma quel meccanismo legato allo schema già definito nelle altre parti del documento giudiziario, di cui ci siamo occupati nell’ultimo mese. I capi di imputazione provvisori, i reati contestati ai vari Pezzella, al suo braccio destro Giuseppe Della Pietra e agli appena citati componenti del Rtp, sono quelli di corruzione, in concorso con l’ormai famoso ingegnere misterioso che probabilmente, proprio per l’esiguità degli strumenti investigativi almeno per quel che riguarda gli apparati di intercettazione, è rimasto un mister X, pur costituendo un attore insostituibile per la pubblica accusa, che non ne può fare a meno, visto che se non ci fosse più l’ingegnere in mezzo a questa storia, cadrebbe tutta l’impalcatura delle citate imputazioni che oltre alla corruzione, abbracciano anche il reato di turbata libertà degli incanti, ai sensi dell’articolo 353 del codice penale e la frode fiscale legata a fatturazioni per operazioni inesistenti, così come previsto e disposto dall’articolo 8, commi 1 e 2 del decreto legislativo 74 del 2000.

Anche nello stralcio che pubblichiamo oggi, ci sono degli spunti interessanti che vale la pena leggere, come vi invitiamo a fare alla fine di questo articolo, consultando la copia originale della porzione dell’ordinanza da noi scelta oggi. Ci sembra efficace, in sede di presentazione di questo stralcio, concludere la trattazione con la citazione testuale di una semplice riga contenente un’affermazione formulata da uno degli indagati. Non è detto però che questo sia l’ultimo articolo dedicato ai contenuti di questa ordinanza.

E’ possibile, infatti, qualche supplemento relativo alle conclusioni del gip di Benevento Loredana Camerlengo, nel momento in cui questa illustrerà, alla conclusione del suo lavoro, i motivi per cui ha deciso o non ha deciso di applicare misure cautelari oppure di applicare o non applicare questa o l’altra misura cautelare a carico degli indagati.

Poi, vedremo eventualmente anche se dentro all’appalto vinto al comune di Buonalbergo da Pezzella, ci sarà qualche ulteriore spunto di contatto con la vicenda corruttiva di Caserta, dato che il pubblico ministero asserisce, così come abbiamo già scritto in un articolo precedente, che l’affidamento ai Camilleri, a Scocca, a Nicola Laudato e a Gaetano Ciccarelli, rappresentò moneta di scambio con tanto di riscontro nell’appalto vinto da Raffaele Pezzella al comune di Buonalbergo, di cui è sindaco Michelantonio Panarese, socio di fatto di Nicola Laudato e dunque socio di fatto anche del Rtp, nonchè dirigente o funzionario dell’amministrazione provinciale di Benevento, e anche lui, non a caso, indagato per la vicenda delle tangenti al famoso ingegnere della provincia di Caserta.

Il finale, come promesso, lo dedichiamo ad una battuta fatta da Nicola Laudato che, a questo punto, potremmo definire simpaticamente mister trojan, nell’ennesima, concitata discussione sul calcolo delle mazzette da corrispondere a questo super tecnico dell’amministrazione provinciale di Caserta: “Questo cazzo di ingegnere porco, mo non so se è lui o sono loro…“.

Ulteriori commenti, dopo tutti quelli che abbiamo formulato in questo mese, sono superflui. L’unica cosa che va risottolineata è che risulta, ai nostri occhi, impossibile, che questo sia stato l’unico caso di corruzione avvenuto , negli ultimi anni, dentro e attorno all’ufficio tecnico dell’amministrazione provinciale. D’altronde, proseguendo il nostro lavoro già nella gara conseguenziale a quella incriminata, ci accorgiamo che solo 5 degli 8 milioni di euro del finanziamento sono stati utilizzati per i lavori effettivi.

Una percentuale scandalosa, dentro alla quale andremo poi a misurare con precisione ciò che era normale dedicare alla progettazione, alla direzione dei lavori, alle tasse e ciò che invece normale non è stato e che poteva essere meglio utilizzato, invece di finire nelle tasche di una pletora di questuanti, nelle tasche di quel sottobosco che parassitariamente vive attorno alla politica casertana.

Giusto per fare un esempio tra i tanti possibili: la relazione geologica era prevista nel contratto stipulato tra la provincia e il Rtp di Benevento che non a caso aveva un geologo, cioè Gaetano Ciccarelli. Nonostante questo, è stato attribuito un incarico a parte per un altro geologo, stavolta casertano. Ma di questo torneremo a parlare molto presto.

 

QUI SOTTO GLI STRALCI DELL’ORDINANZA