L’aneddoto di Gigi Falco e le autorità indipendenti da addomesticare. Ci risiamo, Carlo Marino aumenta lo stipendio al segretario Massi
16 Luglio 2019 - 19:32
CASERTA (gianluigi guarino) – Vediamo se riusciamo a spiegare una cosa complessa in poche parole, con la speranza che qualche persona in più possa leggerla, ma sapendo che alla fine non ci riusciremo perché un inguacchio è un inguacchio e quando è realizzato da artisti veri occorre spazio ed argomentazione per far capire tutti i passaggi e (soprattutto) per far cpaire dov’è la fregatura per il popolo bue.
Il comune di Caserta negli ultimi venti anni, quelli a cui abbiamo assistito noi, ha funzionato nel modo che si conosce: 99% delle gare d’appalto sono state – e sono – turbate, truccate, senza che nessuna autorità sia mai intervenuta; la maggior parte dei dipendenti sta là sopra non per fare l’interesse dei cittadini ma per tirare a campare e per garantirsi qualche privilegio, qualche trattamento accessorio a parità di lavoro svolto, in funzione di una produttività molto vicina allo zero. I dirigenti sono tutti figli della stessa epoca, della nidiata del sindaco Luigi Falco che covò e schiuse anche gli ultimi due sindaci: il velleitario e per molti versi ingenuo Pio Del Gaudio e il furbissimo Carlo Marino.
I pionieri di quell’epoca narrano ancora un episodio: Gigi Falco al telefono con il segretario comunale Coviello che diceva al sindaco che un atto non si poteva fare, in quanto non legale. Stando alla leggenda, Falco gli avrebbe risposto: “E
Al di là del possibile significato legato all’interpretazione più agevole che si può fare di questo aneddoto, Coviello appartiene a una genia di segretari che si è mossa sempre in stretta connessione, consanguinea con il potere politico, il che, in linea generale, già rappresenta un tradimento della funzione, che consiste di rappresentare direttamente lo Stato italiano nelle stanze in cui ogni comune esprime la propria potestà amministrativa.
E siccome lo Stato non esercita competenze e funzioni concorrenti rispetto a quelle dei comuni, la presenza del segretario riguarda solo l’aspetto del controllo sulla legittimità degli atti. Un arbitro, una funzione, che ogni mattina dovrebbe porsi il problema di essere, ma anche di apparire, impermeabile rispetto al potere politico e mai connesso impropriamente ad esso.
Siccome Carlo Marino è sicuramente l’interprete più autentico di quella stagione in cui tutto ebbe inizio e di cui Marino fu anche coprotagonista, dato che ricoprì la carica, seconda per importanza solo a quella ricoperta dal sindaco Falco, di super assessore ai Lavori Pubblici in quota Forza Italia, maturando un rapporto sempre più stretto, fino a diventar granitico, con Franco Biondi, non ne parliamo poi di suo cugino Giovanni Natale, che fu assunto e divenne dirigente nell’epoca Falco, questi, sempre Carlo Marino, ha la stessa idea che della funzione e dell’utilità dei segretari aveva Gigi Falco, quest’ultimo tanto sicuro di sé e del suo modo di vedere il mondo da mettere il concetto nero su bianco, dicendolo a chiare lettere in faccia al “buon” Coviello.
Riflettete un attimo, negli ultimi anni si è polemizzato sugli aumenti riconosciuti al segretario generale Luigi Martino. Ultimamente alcuni consiglieri comunali hanno alzato un muro davanti alla proposta del sindaco Marino di aumentare l’importo degli assegni riconosciuti ai revisori dei conti. Oggi, lo stesso Carlo Marino ritorna alla carica e si prepara a gratificare l’attuale segretario Salvatore Massi (gliel’abbiamo già detto al casapullese che lo consociamo dai tempi della mia direzione del Corriere di Caserta) con un aumento dei suoi compensi. Si tratta di 2 alte autorità indipendenti di controllo e di tre azioni a nostro avviso strettamente, anzi, ideologicamente connesse tra di loro.
Il segretario generale, se è vero com’è vero che arriva in un comune anche grazie al placet del sindaco, risponde funzionalmente solo al governo, attraverso la prefettura della provincia di riferimento. Stesso discorso dovrebbe valere per i revisori dei conti. Tanto è vero che qualche anno fa (finalmente) la loro nomina era determinata da un sorteggio effettuato nelle prefetture. A quanto ci risulta, questo sistema è stato accantonato, aggiungiamo noi, non a caso.
Le autorità indipendenti possono determinare grande fastidio ad un’amministrazione comunale, ad un sindaco e a dei dirigenti come quelli sfoggiati dal comune capoluogo.
E allora bisogna rabbonirli, tranquillizzarli, farseli amici. E siccome persone come Carlo Marino, Franco Biondi etc., conoscono solamente un alfabeto, una lingua, peraltro molto efficaci qui da noi ai fini pratici, ecco che l’incentivo economico diventa uno strumento per fluidificare i rapporti in modo da determinare una sorta di piano inclinato di decadenza della cifra d’indipendenza delle autorità in misura inversamente proporzionale alla crescita del conto corrente.
Per cui, non c’è nulla da stupirsi se Marino e soci accolgono Massi con un aumento del suo stipendio, e non ci si può stupire se, come già successe al tempo di Luigi Martino, si utilizza una norma che paradossalmente dovrebbe portare nella direzione opposta. Insomma, niente di illegale, per carità, ma un modo surrettizio per dissodare il terreno per renderlo fertile al raggiungimento di certi obiettivi.
E allora ci risiamo con questa barzelletta dell’articolo 41, comma 4, del CCNL dei segretari comunali, firmato nel 2001, aggiornato nel 2011 e ancora in vigore dato che, come capita spesso in Italia, il nuovo contratto è lì lì per essere firmato ma c’è sempre un gruppo di lavoro che deve operare nei tempi dovuti, che poi sono quelli di piena soddisfazione sul piano dell’indennità che s’incassano quando si partecipa a questi immancabili tavoli.
Lo pubblichiamo in calce all’articolo, lo facemmo già al tempo in cui lo stesso decreto a firma di Carlo Marino fu scritto in favore di Luigi Martino. Ma noi abbiamo la testa dura e queste cose le denunceremo sempre. Anche se sappiamo che dei consiglieri comunali senza colonna vertebrale continueranno a sopportare di tutto e di più, non riuscendo a trasformare il loro disagio in dignità, in una sacrosanta posizione di dura ostilità nei confronti di un’amministrazione che continua ad utilizzare il denaro pubblico in maniera a dir poco spregevole.
Il comma 4 dell’articolo 41 dice che l’ente, nell’ambito delle risorse disponibili e nel rispetto della capacità di spesa, può corrispondere una maggiorazione dei compensi di cui al comma 3. Questo comma 3 indica le cifre e pure lo pubblichiamo alla fine dell’articolo.
Dunque, il comune non ha alcun obbligo. Non l’avrebbe neppure se le sue condizioni finanziarie e di bilancio fossero floride e se conclamatamente il segretario comunale avesse contribuito al raggiungimento di successi concreti nell’attività di governo e nei servizi erogati ai cittadini. Figuriamoci se può essere dovuto in un ente che ha due dissesti in atto, 50 e più milioni di indebitamento conclamati, una miriade di bilanci ancora da approvare e operazioni in atto, come quella di cui poi discuteremo riguardante lo storno di una quantità cospicua di quattrini dal fondo per il contenzioso, che la dicono lunga sul fatto che si sia già raschiando, ancora una volta, il fondo del barile, creando le condizioni per un terzo dissesto da qui a qualche anno.
E invece Marino lo fa, come lo fece con Luigi Martino. Ventuno mila e passa euro lordi, che si aggiungono a uno stipendio già importante come quello di Salvatore Massi. Non si tratta, dunque, di un’operazione in cui si danno 200 euro in più a chi ne guadagna 1000, ma di una roba che consegna quasi altri 2 mila euro al mese (compresi contributi previdenziali) a chi già ne guadagna già 4 mila o 5 mila.
E allora, che senso ha tutto questo? Ce l’ha, ce l’ha. Ed è proprio quello che abbiamo spiegato nella prima parte dell’articolo: addomesticare le autorità indipendenti per ridurre la pressione dei controlli e per ottenere una manica larga nel meccanismo quotidiano dei processi di gestione del pubblico danaro, in modo che, magari rispetto a porcherie come quella appena citate del fondo per il contenzioso, il segretario pro tempore si giri da un’altra parte o trovi una ragione per dire che, tutto sommato, anche le porcate hanno un’anima legale.
IL DECRETO DEL SINDACO PER MASSI