LE FOTO. MARCIANISE. Festa del Crocifisso, consiglieri comunali sui balconi del Comune. “Noi siamo noi e voi, (popolani), non siete un cazzo”

16 Settembre 2023 - 18:24

Il sindaco ha smentito sdegnosamente, ma le immagini parlano chiaro. Un retaggio aristrocratoide è una ostentazione cafonal

MARCIANISE (g g.) – Anni fa, in occasione di una Festa del Crocifisso, avemmo molto da dire e molto da scrivere su una reazione di tipo aristrocratoide di Antonello Velardi, al tempo sindaco di Marcianise che, di fronte ad una ragazza che gli chiedeva conto della scelta di collocare un’area riservata di sedie in posizione favorevolissima davanti al palco, a non meglio precisate autorità cittadine, con tanto di transenne perimetrali, rispose con disprezzo: “ma tu, a chi sei figlia?”.

Quell’episodio ha rappresentato, per noi di CASERTACE, oggetto di trattazione cronistica inerente alla categoria delle News, ma l’abbiamo poi utilizzato come elemento, come riferimento emblematico, per riassumere, esemplificare il modo con cui Velardi considerasse il suo ruolo, la sua funzione nei confronti dei propri concittadini, pensati e trattati come sudditi, come gli antichi servi della gleba.

A dimostrazione che la nostra attività e il nostro impegno civile, prima ancora che editoriale nei confronti di Velardi, non è stato mai attivato da un pregiudizio quanto da un giudizio rispetto al quale, pur invitato continuamente a farlo, il Velardi non ha mai accettato di impegnarsi in un confronto dialettico, a dimostrazione che Lui aveva sempre e comunque un torto marcio al cospetto delle tesi esposte da questo giornale, oggi a qualche giorno di distanza dalla conclusione del Programma dei festeggiamenti del Crocifisso anno 2023 non possiamo non valutare con la stessa durezza la scelta sorprendente di alcuni componenti dell’attuale Amministrazione comunale di Marcianise e della maggioranza-non maggioranza che la sostiene, di affacciarsi dai balconi e dalle finestre del Palazzo comunale per assistere dall’alto agli spettacoli e ai festeggiamenti civili.

L’argomento è stato già oggetto di polemica social attivata da una voce molto vista e attiva, quella di Marco De Bellis. A dire il vero volevamo occuparcene già un paio di giorni fa. Ma siccome questo è un giornale serio, abbiamo voluto, prima di tutto, controllare la notizia e, successivamente, acquisire qualche immagine che la attestasse e la provasse.
Le foto che pubblichiamo a corredo di questo articolo sono secondo noi, più che sufficienti a confutare la tesi del sindaco Antonio Trombetta il quale accettando di partecipare, di interagire con gli spunti polemici emersi da Facebook, ossia dal social più diffuso, ha decisamente smentito la notizia, additando chi l’aveva postata con gli epiteti di calunniatori e rosiconi, e cioè che persone connesse all’Amministrazione Comunale e ai gruppi consiliari che la sostengono abbiano usufruito dei balconi e, dunque, anche delle stanze del Palazzo di Città ben al di fuori, indiscutibilmente al di fuori, degli orari di apertura di quegli uffici.

Volendo estremizzare la polemica, ed avendo noi maturato una certa esperienza nella materia del diritto Penale, potremmo metterci addirittura a discettare sulla possibile integrazione di quest’attività del reato di peculato d’uso (art. 314, comma 2, codice penale) che, ricordiamo, chi non mastica queste materie, non implica un arricchimento personale e comunque un vantaggio economico, così come succede nel caso del peculato propriamente detto (art. 314, 1° comma, codice penale), ma sanziona l’utilizzo di beni appartenenti alla res pubblica per scopi privati, prevedendo in caso di accertamento della colpevolezza dei presunti rei, condanne variabili tra i sei mesi e i tre anni.

Ad esempio, se su uno di questi balconi erano presenti i consiglieri comunali Vincenzo Letizia e Raffaele De Martino e le rispettive mogli, il possibile reato di peculato d’uso è attivato dai consiglieri comunali che, in quanto tali sono pubblici ufficiali, ma coinvolgerebbe attraverso l’istituto del concorso (art. 110 c.p.) anche le loro consorti.

Ma siccome in Italia certe leggi si fanno e poi “volemose bene” chiudiamo un occhio e anche un altro, rimaniamo solamente a ragionare del connotato politico di questa vicenda.
Se Sal da Vinci sta tenendo il suo concerto e i popolani, pardon i Cittadini di Marcianise, si trovano geometricamente in posizione orizzontale, o meglio leggermente al di sotto del palco, del piano dimensionale ortogonale del palco, se un Amministratore comunale, un consigliere comunale osserva Sal da Vinci cantare dall’alto, cioè da 4/5 metri di altezza, la questione non può essere risolta solo con un fatto di geometria.

E sapete perché? Perché se il popolano, pardon il Cittadino, è riuscito furbamente a infilarsi in qualche stanza del Comune guadagnando una posizione privilegiata per assistere al concerto è un discorso.
Ma se questa posizione tu l’hai guadagnata solo perché qualcuno in funzione della tua carica ti ha aperto il portone del comune, chiudendolo subito dopo in modo da farti raggiungere quella stanza e quel balcone, vuol dire che stai attestando, certificando, timbrando, anzi stai ostentando, il fatto che tu sia un privilegiato, uno che conta molto di più di ogni altro popolano, e stavolta non correggiamo la parola con il termine “Cittadino”.

Quello che tu guardi dall’alto è, ricorrendo ad una similitudine letteraria di fonte carducciana, “il vulgo sciocco”, cioè il volgo che ti ha votato e che votando si è buttato la zappa sui piedi, perché ti ha mandato in comune a farsi sì che avvenisse una retrocessione dallo stato di cittadino a quello di popolano e di servo della gleba.

A guardarli affacciati la prima reazione è quella di prorompere nella “anarchica risata che li sotterrerà”: però se un Consigliere comunale, un Assessore ritiene di aver realizzato la sua elezione e/o la sua nomina, ritiene di aver realizzato una conquista, ritiene di aver incrociato il suo obiettivo e cioè la conquista di un potere che gli consenta di chiedere ed ottenere da un impiegato del Comune di aprire, fuori dall’orario consentito, le stanze che dovrebbero essere proprietà di tutto il popolo dei cittadini, vuol dire che questa testa se la porterà appresso anche quando sarà chiamato a svolgere la sua attività, la sua vera funzione, la sua potestà, al di fuori di un concerto o di una serata di festeggiamenti.

Festa, Farina e Forca di borboniana memoria! Io sono quello che conta e tutti lo dovete sapere perché in mille, duemila, tremila, siete in grado di distinguermi, di distinguere me e la mia famiglia sul quel balcone del potere e, trasferendoci dai Borboni alla Roma papalina “io sono io e voi non siete un cazzo” come disse il Marchese del Grillo quando fu l’unico ad essere scarcerato dopo la bisboccia e la rissa degli ubriaconi e dei balordi.