LE FOTO S.MARIA C.V. Discarica sequestrata da una vita a pochi metri dalle case di decine di famiglie, ora assalite dai topi

15 Giugno 2021 - 11:30

Ciò accade a pochi metri della sede del Distretto Asl, a ugualmente pochi metri dalla stazione ferroviaria, nell’area di ingresso al rione Sant’Andrea

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE(g.g.) Lo strumento giudiziario del sequestro dovrebbe, almeno in teoria, rappresentare una forma di tutela, orientata sia nella direzione che punta a che un presunto reato non si ripeta o non continui a sviluppare i suoi effetti, sia alla necessità di delimitare un ambito materiale in modo da renderne proibito l’utilizzo e la manomissione, in vista dei rilievi di un’indagine.

Naturalmente ci sono sequestri e sequestri. Quando sono di carattere ambientale, cioè vanno a bloccare l’esercizio di attività illegali e allo stesso tempo deleterie per l’ambiente e per i livelli di corretta eco compatibilità, bisogna, anzi bisognerebbe fare in modo che il sequestro non aggravi la situazione. Purtroppo, molte volte non succede così. Soprattutto con quei mini interventi dell’autorità giudiziaria che agisce spesso su segnalazione dei vigili urbani, si crea un effetto che certo non rende popolare, agli occhi dei cittadini, l’attività che lo stato esplica attraverso l’autorità giudiziaria o attraverso altri enti preposti e che dello stato sono diramazione.

Un esempio di questa realtà che definire odiosa non è eccessivo, è quello che da tempo condiziona negativamente l’esistenza di diverse

famiglie residenti nella zona del sottopasso che sviluppa il collegamento tra l’area della stazione ferroviaria di Santa Maria e il complicatissimo rione Sant’Andrea.

Una decina di villette costruite attorno ad un’area che in passato ha ospitato una sorta di mercatino, non si sa fino a che punto legale, gestito da un restauratore di mobili. Quando questi è mancato, un congiunto ha continuato ad utilizzare l’area per attività a dir poco strane: un parcheggio, con ogni probabilità non autorizzato, ma soprattutto una disponibilità a riporre, diciamo così, rifiuti portati lì da persone che definire cittadini sarebbe veramente un’onta inflitta a questa parola, forse in cambio di qualche soldo.

E così, riponi, riponi domani, quell’area è divenuta una vera e propria discarica a cielo aperto, la quale poi ha subito, per l’appunto un provvedimento di sequestro. Al momento, la zona continua ad essere recintata. Ciò accade, però, da una vita e quelle che avrebbero dovuto essere le attività d’indagine, a cui far seguire, da parte del comune di Santa Maria Capua Vetere, sempre più addormentato, sempre più stralunato e sempre più concentrato nella chirurgica dedicazione con cui il sindaco Antonio Mirra cura la sua carriera di politico nell’amministrazione pubblica, hanno trasformato l’atto di sequestro in una sorta di cristallizzazione del degrado, della sporcizia, però forniti del sigillo di garanzia della repubblica italiana.

Ovviamente, quanto le temperature si alzano, la natura si risveglia: quella viva che rallegra gli occhi e gli altri sensi, ma anche quell’altra porzione che invece agli occhi e agli altri sensi repelle. Le foto sono evidenti: escrementi di topi all’ingresso delle villette abitate da decine e decine di famiglie. E scusate se ci ripetiamo. Lo facciamo perchè quando la buttiamo sul “cittadino contribuente” cioè su uno dei ritornelli classici della cosiddetta demagogia populista, che il grande Totò poi riassunto in una frase divenuta leggendaria, emblematica, “e io pago“, lo facciamo sempre alla fine di articoli come questi, in cui abitano notizie e soprattutto immagini che non lasciano adito a discussioni, a dubbi.

Queste famiglie dovrebbero rifiutarsi di pagare le tasse: quelle nazionali ma soprattutto quelle comunali. Non ne parliamo poi della tassa rifiuti: almeno fino a quando le istituzioni preposte, partendo da un’amministrazione comunale che dovrebbe stimolare le diverse autorità coinvolte, non interverranno in maniera perentoria rimuovendo questo sconcio con un cronoprogramma dai tempi certi, limitatissimi e soprattutto correttamente comunicati alle persone che in questo schifo sono costrette a vivere, avendo avuto la “magnifica idea” di costruirsi, di comprare o di fittare una casa in una città del cosiddetto Occidente civilizzato.