LE TRAME DI CARLO SAVOIA. Fumus, periculum in mora: ecco perchè il giudice ha deciso di sequestrare i suoi due “gioielli” Xeco ed Esi
24 Marzo 2022 - 20:46
Motivazioni nette, perentorie che non lasciano presagire nulla di buono per il futuro processuale del faccendiere che, in combutta con il sindaco di Caserta Carlo Marino, con Marcello Iovino e, per quanto riguarda Aversa, con l’ex assessore Paolo Galluccio e con il dirigente Raffaele Serpico, ha provato a portarsi a casa gare per circa 170 milioni di euro
SANT’ARPINO – Nella vicenda giudiziaria riguardante il presunto faccendiere di Sant’Arpino Carlo Savoia che per qualche anno ha cercato di diventare il mattatore dei super appalti per la raccolta e smaltimento rifiuti solidi urbani dei maggiori centri della provincia di Caserta e in altri, ugualmente importanti, della provincia di Napoli, si coglie una chiara concentrazione delle responsabilità sulla figura dell’appena citato Savoia.
Questi, infatti, ad oggi, è l’unico ad essere ancora recluso agli arresti domiciliari tra tutti gli indagati, i cui nomi sono contenuti in un elenco ormai arcinoto, comprendente l’attuale sindaco di Caserta Carlo Marino, il dirigente, oggi in pensione dello stesso comune capoluogo Marcello Iovino, l’attuale posizione organizzativa Giuseppe D’Auria per gli amici Pippo, premiato da Carlo Marino pochissimi giorni dopo la sua liberazione dagli arresti domiciliari, decisa dal tribunale della libertà di Napoli, cioè dallo stesso organismo del Riesame che ha invece confermato l’impianto accusatorio nei confronti del Savoia, accogliendo solo parzialmente l’istanza del suo avvocato Raffaele Costanzo, grazie alla quale è riuscito, pochissimi giorni prima del Natale, a lasciare il carcere in cui si trovava.
Tornando all’elenco degli indagati, vanno menzionati anche i nomi dell’ex assessore del comune di Aversa Paolo Galluccio, dell’attuale dirigente dell’area tecnica Raffaele Serpico. Insomma, un vero e proprio sistema che coinvolgeva gli alti livello delle più importanti amministrazioni locali della provincia di Caserta. L’altro giorno abbiamo dato notizia del sequestro, firmato da un gip del tribunale di Napoli, delle strutture e delle due società Xeco srl, in passato componente del famigerato consorzio Cite, con quote in capo allo stesso Carlo Savoia e alla moglie Lucia Iorio e la Esi srl, capitale quote nelle mani della stessa Lucia Iorio che per il giudice è una mera prestanome e di Gennaro Cardone, anche lui indagato, dipendente e diretto coadiutore del Savoia, insieme all’altro personaggio di spicco dell’inchiesta, cioè Anna Scognamiglio, nell’attività di costante taroccamento delle gare di appalto.
Il sequestro si basa su pochi elementi molto chiari. Intanto, il giudice alla luce di tutto ciò che il pubblico ministero ha illustrato nella sua richiesta riconosce l’esistenza di un fumus cioè di una struttura di indizi molto forti a carico delle due imprese. Ma perchè queste potessero essere sequestrate, così come lo sono state, occorreva dimostrare la loro strutturale funzionalità alle presunte attività criminali contestate a Carlo Savoia. Una strutturalità evidente nel fatto che Xeco ed Esi erano strumenti utilizzati stabilmente come attori di procedure di gara truccate sin dalle prime battute, truccate sin dalla redazione dei bandi che non venivano scritti nel comune di Caserta, in quello di Aversa, o in quello di Cardito, bensì negli uffici napoletani di Xeco.
Esi, poi, assume un ruolo importantissimo nell’operazione, abortita a causa dell’indagine, che avrebbe dovuto portare Savoia con il concorso di Carlo Marino, di Pasqualino Vitale, anche questo indagato, di Marcello Iovino, di Giuseppe D’Auria e in parte anche degli altri due dirigenti Franco Biondi e Giovanni Natale, il cui ruolo testimoniale nelle fasi in cui Iovino fa di tutto e di più per truccare la gara, viene duramente stigmatizzato dal gip che a dicembre firmò l’ordinanza degli arresti.
Esi è il motore di quella gara da mille e una notte, da 116 milioni di euro. Savoia, scrive il gip, tiene contatti con la Energeticambiente, l’impresa ligure a cui CasertaCe un paio di anni fa dedicò 10 puntate di una lunga inchiesta giornalistica, in modo che l’impresa dei fratelli Pizzimbone fornisee l’Ati di cui faceva parte anche Esi, i requisiti utili per aggiudicarsi la gara.
Ultimo fatto che induce il giudice a firmare l’ordinanza di sequestro delle due società, è l’esistenza e la persistenza del cosiddetto periculum in mora, cioè il pericolo che una mancata produzione del provvedimento determinerebbe per effetto della capacità “di impresa e generale modalità di gestione dell’attività imprenditoriale di Savoia in grado di inquinare, in modo esponendzialemnte crescente, le attività amministrative di gestione anche del ciclo dei rifiuti in Campania“.