LE VERITA’ DI NICOLA SCHIAVONE: “Ecco perchè i Mastrominico lasciarono Antonio Iovine e vennero con noi. Vi racconto di quando, in Comune, Falconetti ed Emilio Di Caterino litigarono di brutto”

31 Marzo 2019 - 09:10

CASAL DI PRINCIPE – Difficile completare l’analisi dei verbali di interrogatorio del super pentito Nicola Schiavone, depositati negli atti del processo che vede imputati i fratelli Pasquale e Giuseppe Mastrominico, insieme all’ex consigliere regionale Ds-Pd, nonchè ex sindaco di Villa Literno Enrico Fabozzi.

Difficile perchè in ogni riga ci sono spunti interessanti. Oggi ci soffermiamo su due di questi. Il primo investe il racconto che Nicola Schiavone fa del passaggio dei due Mastrominico dall’ala protettrice storica di Antonio Iovine o’ninn a quella della famiglia Schiavone.

Questo cambio di scuderia camorristica sarebbe stato legato al fatto che i Mastrominico non si sentiva sufficientemente garantiti da Antonio Iovine nella distribuzione degli appalti nelle diverse aree dell’agro-aversano.

A favorire il passaggio, racconta ancora Nicola Schiavone, furono anche i buoni uffici di Gennarino Mastrominico, cugino di Raffaele e di Giuseppe, quest’ultimo detto Geppino, e lui sì tradizionalmente legato alla famiglia Schiavone. Lavori pubblici, soprattutto nei cimiteri, a Casal di Principe, San Cipriano e a Villa Literno, dove i lavori di riqualificazione urbana furono svolti dai Mastrominico in associazione temporanea di impresa con Giovanni Malinconico, altro imprenditore legato a doppio filo ad Antonio Iovine o’ninn.

Ma siccome Villa Literno era territorio controllato dalla famiglia Bidognetti, fu proprio Nicola Schiavone ad occuparsi del versamento della quota agli uomini di Cicciotto, precisamente ad Emilio Di Caterino e ad Alessandro Cirillo, primi referenti della famiglia di Cicciotto.

Antonio Iovine, invece, versò i soldi che toccavano come quota estorsiva a Giovanni Malinconico.

Un altro spunto molto interessante, non relativo ad una tematica camorristica di carattere ampio, ma ad un episodio più o meno fine a se stesso, riguarda la lite, di cui non si sapeva, tra due pezzi da 90 dell’ufficio tecnico di Casal di Principe. Precisamente tra Vincenzo Falconetti ed Emilio Di Caterino. Ciò fu determinato da un problema legato alla sepoltura del padre di quest’ultimo. A intercedere affinché i due facessero pace, furono Vincenzino o’comunale e Marcello Schiavone, quest’ultimo imparentato direttamente a Nicola Schiavone e candidato in diverse occasioni al consiglio comunale e una o due volte, a quello provinciale.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELLE DICHIARAZIONI DI NICOLA SCHIAVONE