L’estorsione al caseificio di Lugi Caputo. Le minacce e i cesti da 300 euro del pentito, poi (s)pentito Giovanni Improda che qualcosa da dire l’avrebbe avuta sulla politica teverolese

23 Maggio 2023 - 19:44

Approfittiamo dell’occasione del suo arresto in carcere di oggi arrivato anche per l’episodio che lo coinvolge insieme a Mario e Mario Raffale De Luca, per raccontare la sua più che anomala vicenda. Lui, a Lugi Caputo si presentò dicendo: “sono il referente del clan dei casalesi”

TEVEROLA(g.g.) Un giorno di qualche anno fa, il signor Giovanni Improda da Teverola, contattò una giornalista, chiedendole di parlare con i carabinieri perchè lui aveva intenzione di collaborare con la giustizia. In quell’ occasione la collega, con la quale parlammo dopo qualche giorno, ce lo descrisse come una persona impaurita, che temeva per la sua vita forse a causa di qualche sgarro compiuto nei confronti di altri camorristi come lui. Del pentimento di Giovanni Improda abbiamo scritto in diverse occasioni, affermando, in forza della nostra lunga esperienza, che noi una roba così non l’avevamo mai approntata. Improda ha cominciato a collaborare con la giustizia. Lo Stato ha attivato il programma di protezione, ma lui, un bel giorno, ha cambiato idea e da allora noi di CasertaCe lo definiamo (s)pentito.

Improda avrebbe potuto raccontare diverse cose. Non solo sulle dinamiche riguardanti i meccanismi dell’organizzazione che si muoveva ancora pesantemente nel territorio, terrorizzando imprenditori e commercianti con minacce ed azioni estorsive. Improda avrebbe potuto raccontare bene anche degli intrecci tra politica e camorra in quel di Teverola, tra camorra e grandi affari relativamente alle tante situazioni a dir poco discutibili sviluppatesi negli ultimi 7/8 anni nell’area Asi del comparto Aversa Nord, su cui insistono alcuni territori dei Comuni della stessa Teverola

ma anche di Aversa, Gricignano e Carinaro.

Vabbè, acqua passata: stamattina Giovanni Improda, poi vedremo se mentre si trovava in carcere oppure no, è stato raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare che lo ha assicurato sicuramente alla cella, rinnovandone l’esperienza o consolidandone la posizione.

Il primo capo d’imputazione che inaugura il provvedimento giudiziario firmato dal gip del tribunale di Napoli , Giovanni de Angelis, su richiesta della direzione distrettuale antimafia del capoluogo partenopeo, vede proprio il 50enne Giovanni Improda ricoprire il ruolo di protagonista, anzi, nel di cooprotagonista insieme a Mario e Mario Raffaele De Luca, casalesi doc, il primo 54enne, il secondo 41enne e raggiunti, entrambi parimenti ad Improda da un provvedimento cautelare di custodia carceraria. Le accuse sono quelle di estorsione ai sensi dell’art. 629 comma 1 c.p. e poi ancora di estorsione, stavolta ai sensi del comma 2 dello stesso articolo in quanto la stessa sarebbe stata perpetrata con l’aggravante di una costrizione fisica realizzata a strappare materialmente dal possesso della vittima somme di denaro o un bene materiale, così come previsto dall’articolo 628 comma 3. Per il terzetto oltre all’aggravante di aver favorito con il loro agire gli interessi del clan dei casalesi ai sensi dell’articolo 416 bis comma 1, già articolo 7 del decreto legge 152/91 convertito poi con modifiche nella legge 203 sempre del 1991c’è anche la contestazione di un comportamento, di un atteggiamento di parole minacciose che attingono al lessico della camorra, del clan dei casalesi in particolare, tipiche di comportamenti che poi sono declinati nei vari commi del già citato articolo 416 bis.

E’ sempre un po’ complicato leggere nella prosa delle ordinanze di camorra. In questo caso, infatti, una lettura più veloce indurrebbe a ritenere che ai danni dei due De Luca e di Improda sia stata contestata anche una forma diretta di associazione a delinquere di stampo camorristico. In realtà non è così e il 416 bis comma 1 rappresenta “solo” l’aggravante, così come gli atteggiamentei e le parole minacciose vanno ad integrare, probabilmente, affiancando al violenza predatoria nei confronti della loro vittima ilr eato di estorsione aggravata ai sensi del 629 comma 2.

La vittima in questione titolare del noto caseificio di Teverola, il quale ha dovuto subire le vessazioni del terzetto che gli ha chiesto di consegnare una somma di denaro con la solita formula dell’aiuto “ai compagni detenuti”
ma anche pagamenti in natura, precisamente tre cesti, molto importanti del valore di 300euro l’uno. E’ Improda direttamente nel 2017 ad andare di persona di Luigi Caputo presentandosi come il referente del clan dei casalesi a Teverola. Oltre a questo si registra anche un incontro ravvicinato con un due dipendenti di Caputo che si trovavano a bordo di un furgone aziendale salvo essere abbordati, fermati e minacciati da Mario e Mario Raffaele De Luca.