L’INCHIESTA. Il rogo di camorra e la diossina che fa paura. È stato un disastro annunciato dovuto alla incapacità dei tribunali di tutelare chi aveva il diritto di proprietà sul capannone a vantaggio dei furbi e degli spregiudicati

3 Settembre 2025 - 19:59

TERZA PUNTATA. Prima la giudice Mercurio che alza bandiera bianca, poi la giudice DEL prete che non assegna un risarcimento danni a Di Palma, ma che pone a carico del custode i costi per la liberazione dell’immobile dalle tonnellate e tonnellate di rifiuti, in mezzo ai quali siamo convinti ce n’erano anche di molto pericolosi al limite dell’inconfessabile, Naturalmente l’ingresso in campo degli ufficiali giudiziari non ha portato a nulla, mentre i Noe dei Carabinieri e l’Arpac sono rimasti inascoltati nei loro appelli e moniti sulla pericolosità del sito che si trova tra Teano e Riardo, a 1,5km dalle fonti Ferrarelle. Nella quarta e ultima puntata dell’inchiesta esamineremo alcuni dettagli dell’incendio del 16 agosto che a nostro avviso sono assolutamente inquietanti

PRIMA PUNTATA: L’INCHIESTA. Sulla società che gestisce, senza esserne proprietaria, il capannone distrutto dal rogo tossico di Teano lavoravamo da mesi. E ve ne diremo delle belle

SECONDA PUNTATA: L’INCHIESTA. Fiamme, diossina e puzza di camorra. Tutto quello che non sapete sul rogo tossico di TEANO, a un chilometro e mezzo dalle fonti dell’acqua Ferrarelle

TEANO (G.G.)Furbi 3 – giustizia 0. Non c’è partita. La giudice civile Mercurio, che aveva tentato di far rimuovere le tonnellate di rifiuti riversate nel grande capannone acquistato legittimamente dall’imprenditore caiatino Salvatore Di Palma, alla fine – come scritto nella seconda puntata a cui potete accedere nel link in alto – deve arrendersi e con eleganza alzare bandiera bianca di fronte a questo gioco dei due compari messo in piedi da Napolano e dalla IVG, ossia dal custode giudiziario.

Peraltro, vogliamo di nuovo sottolinearlo, qui Campania Energia non c’entra nulla, perché quel capannone era e resta di fatto di proprietà, a causa della negazione del diritto ai danni di Di Palma, della cooperativa agricola Apollo 2, controllata da una congiunta di Napolano e dunque da Napolano stesso.

E Di Palma e il suo avvocato rimangono con un pugno di mosche in mano, e Napolano, che dovrebbe essere la parte soccombente, brinda e sghignazza. Magari incrocia anche in auto qualche componente di IVG, ma senza salutarlo, per carità, dato che la società di Giugliano è sembrata imparziale (😂😂) e terza dinanzi al diritto. Ora ci scapperebbe una parolaccia, ma lasciamo perdere. Tuttavia, almeno una risata come quella citata da un famoso anarchico del 19esimo secolo, che “vi sotterrerà” ce la possiamo consentire.

LA DENUNCIA PRESENTATA CONTRO IL CUSTODE GIUDIZIARIO

Mica sono fessi quelli di IVG. Hanno il formale incarico di provvedere alla liberazione dei rifiuti, ma sanno navigare meravigliosamente nelle pieghe della burocrazia giudiziaria. Un ufficiale giudiziario oggi, un altro domani. Questi arrivano, vedono un monte Everest di monnezza e dicono: “E mo’ questa come la rimuoviamo?” E in effetti dovrebbe farlo Napolano, o meglio la coop. Apollo 2, la quale però afferma di non essere in grado di farlo e di non avere possibilità economiche.

Però, intanto, il capannone continua a incamerare altra monnezza e Dio solo sa di che tipo. Il ping-pong deprimente continua nel 2017, quando l’ufficiale giudiziario rimette l’incarico al tribunale dell’esecuzione. La giudice Mercurio se n’è andata e le azioni della sua sostituta nella vicenda sono irrilevanti, visto che scopre l’acqua calda, ovvero che IVG deve provvedere alla liberazione.

A questo punto, nel 2018, Salvatore Di Palma e il suo avvocato sono costretti a modificare la propria strategia, citando in sede civile l’IVG, cioè il custode giudiziario, per inadempienza. Ovviamente i tempi del processo civile sono quelli che sono, e la sentenza arriva solo nel settembre 2023, due anni dopo quell’altro passaggio penale di cui abbiamo già scritto nella prima puntata (link in alto) e che aveva deluso colui che voleva difendere un suo diritto.

C’è una novità che, però, non dà giustizia a Di Palma. Questi, da 8 anni, è un proprietario ma privato del suo diritto. A nostro avviso ci sono tutti gli elementi per vedersi attribuire un risarcimento danni, ma la giudice Maria Del Prete non ci sente da questo orecchio e sposta l’onere dei costi per la liberazione in capo all’IVG, mettendo nero su bianco la responsabilità del custode, in manleva alla sua compagnia assicurativa.

Attenzione, vi stiamo facendo sconto di tutta un’altra serie di attività investigative che portano a ulteriori sequestri e procedimenti penali, di fronte a una bomba ecologica che già nel 2018 è perfettamente innescata e che annuncia già da allora ciò che sarebbe successe il 16 agosto 2025. Perché da anni che è lì; se fosse esploso un incendio, sarebbe finita molto male.

IL ROGO ALLA DIOSSINA ERA ANNUNCIATO DA CARABINIERI E ARPAC

Questo presagio funesto era stato scritto in maniera formale da autorità come il NOE dei Carabinieri, come l’Arpac, i quali avevano denunciato la totale assenza di presidi antincendio. Ecco perché le fiamme del 16 agosto dovrebbero non far dormire la notte i tribunali e lo Stato di diritto. Perché mai disastro fu più annunciato di questo.

In base alla sentenza civile di primo grado, è lo stesso Di Palma a muoversi presso l’ufficiale giudiziario per una liberazione che sarebbe andata a carico dell’IVG e della sua assicurazione. In poche parole, non è più l’IVG che deve provvedere ma direttamente il Tribunale attraverso un suo ufficiale giudiziario. Campa cavallo. Dopo 9 anni, nel 2024, l’attività di liberazione inizia, ma solo sulla carta. Si sa come sono gli ufficiali giudiziari: un giorno fa caldo, l’altro fa freddo e non si parte mai. Mentre l’ufficiale giudiziario sceglieva tra maglia leggera e cappotto pesante, l’IVG sperava nella Corte d’Appello di Napoli.

LA DECISIONE PAZZESCA E INGIUSTA DELLA CORTE D’APPELLO

E questa Corte se ne esce con una decisione sconcertante, che la rende, a nostro avviso, la maggiore responsabile di quanto successo il 16 agosto. Troppo fredde, troppo lontane le toghe del secondo grado dalla carne viva dei problemi, e che, secondo noi, non hanno approfondito questa vicenda come invece avrebbero dovuto.

Nell’ottobre 2024 salta fuori una sospensiva, ovvero un meccanismo che sembra nato insieme all’IVG. Sospendere, tardare, rinviare: è nel DNA della società di Giugliano. La Corte d’Appello dice che l’IVG ha dimostrato di aver svolto la sua funzione di custode in maniera pressoché impeccabile. Alla faccia del bicarbonato di sodio! Avrebbe commentato Totò.

Ed è per questo che, non potendo mettere in discussione l’imparzialità e la correttezza dei giudici, noi crediamo nella loro buona fede e possiamo solo pensare che questi non hanno letto e capito nulla della vicenda di Teano. D’altronde, l’IVG è contenta di salvare la sua reputazione in un contesto – quello dei tribunali e delle corti – in cui si muove come se si trovasse a casa sua, come il parente preferito, quello a cui affidare, per l’appunto, centinaia e centinaia di incarichi di custodia.

IL TERRIBILE INCENDIO DI FERRAGOSTO NÈ FORTUITO NÈ COINCIDENZA

Quello che succede dopo, ovvero i fatti recentissimi, li abbiamo scritti nell’articolo di commento e aggiungiamo solo che questi fatti sono possibili solo grazie all’irriducibile volontà di non subire altri soprusi di Di Palma, il quale presenta un’altra querela alla procura di Santa Maria Capua Vetere. Un posto dove, di recente, si respira aria nuova.

Il PM Camerlingo è il primo che ridimensiona realmente il ruolo dell’IVG, ma pensa giustamente che coinvolgere l’amministrazione provinciale e il Comune garantisca che quella monnezza sarà tolta o almeno custodita in maniera meno pericolosa. Chissà perché, tre mesi dopo, tutto viene bruciato, tutto va in fumo. A nostro avviso non è stata una coincidenza. Lo diciamo chiaro e tondo e scriveremo perché nella quarta e ultima puntata.