Ma che bravo LO STATO ITALIANO: Falanga teneva l’arsenale e due bunker abitando nella casa di Michele Zagaria, prendeva appalti da comuni ed enti pubblici e anche lo stipendio in un bene confiscato a chi… a Michele Zagaria

27 Luglio 2025 - 20:47

Ritorniamo ancora una volta sul profilo di un personaggio che giorno dopo giorno, scoperta dopo scoperta, l’ultima quella di ieri sull’invito ad un gara d’appalto bandita dalla GdF, diventa sempre più emblematico di quanto sia inadeguato il controllo giudiziario e amministrativo della nostra Repubblichetta su una camorra che, oggi è viva e vegeta, ed investe miliardi di euro di danaro sporco andando alla conquista dei tesori dello Stato

CASAPESENNA (g.g.) Scusate se ci ripetiamo, ma a noi, citando un Beppe Grillo in grande forma e in grande tiro, questa cosa di MI.RA. Costruzioni di Ernesto Falanga ci fa realmente impazzire.

Qualche mese fa, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta hanno fatto irruzione nella casa di abitazione di questo imprenditore che ha intestato la MIRA Costruzioni Srl a suo figlio Antonio, e hanno trovato una mitraglietta o pistola mitraglietta calibro 9, un’arma ricordiamo molto utilizzata dalle Brigate Rosse nei loro attentati degli anni ’70. E ancora 149 proiettili e un caricatore per pistola semiautomatica. Nel maggio 2025 è stato condannato a tre anni con una rapidità tipica riguardanti la detenzione illegale di armi e munizioni quando questi vengono trovati da organismi della Polizia giudiziaria in quella che si configura come una sorta di flagranza.

Il signor Falanga abitava in una casa di proprietà di Michele Zagaria. Magari intestata a qualche sorella o congiunto, ma roba di Zagaria era quell’immobile in cui, oltre alle armi, sono stati trovati due bunker pronti all’uso per nascondere persone ricercate.

Il Falanga, mentre sviluppava la sua attività di camorrista, anche di camorrista di un certo rilievo vista la fiducia che la famiglia di Zagaria ha riposto negli anni dei sui confronti, partecipava beatamente a gare d’appalto indette dai più svariati enti pubblici.

E’ vero che CasertaCe fa un lavoro duro, analitico, certosino, ma è probabile che quella rinvenuta dal nostro giornale sia solo una minima parte del protagonismo della MI.RA costruzioni Srl nel panorama degli appalti pubblici casertani e anche extra casertani.

Cominciammo con il comune capoluogo dove MI.RA ottenne un subappalto su alcuni lavori in quel di San Clemente l’estate scorsa. Poi ci siamo permessi di tirare le orecchie a Giovanni Allucci, dominus di Agrorinasce, consorzio dei comuni dell’agro aversano, dal quale però Renato Natale, al tempo in cui era sindaco, tirò fuori polemicamente Casal di Principe.

Avemmo da ridire con Allucci proprio in relazione ad una procedura che attribuiva un importante appalto a MI.RA, quanto meno segnata dalla distrazione, e da un alto livello di tolleranza, anche rispetto ad accadimenti che già stavano segnando e offuscando la vita di MI.RA Costruzioni, la quale aveva instaurato la sua sede legale a Milano proprio per gestire il su status di impresa che si relaziona alla White List del capoluogo meneghino e non in Campania.

Allucci non fu cortesissimo, rispose solo alla nostra autorevole collega Marilena Natale e poi rispetto al nostro rilancio, collegato a quella sua replica, fece silenzio, evidentemente sentendosi le spalle coperte, come poi effettivamente ha avuto in tutti i suoi anni di Agrorinasce al di là di quelli che sono stati i suoi meriti e i suoi demeriti, le cose buone e le cose cattive che ha potuto realizzare che non hanno mai inciso sulla sua presenza, blindata da ragioni diverse, per l’appunto da quelle spalle coperte, da quelle riguardanti capacità e meriti che magari ci sono anche stati ma che non hanno contato.

L’altro giorno, spulcia di là e spulcia di qua, ci siamo ritrovati MI.RA Costruzioni ovviamente sempre prima del blitz dei carabinieri ma quando già certi problemi con le certificazioni antimafia iniziavano ad emergere, tra gli invitati ad una gara d’appalto bandita, attraverso il suo ufficio logistico o qualcosa del genere (CLICCA QUI PER LEGGERE PRECISAMENTE) dalla Guardia di Finanza di Napoli.

Riflettere un attimo: ma, secondo voi, quello di MI.RA Costruzioni Srl è un caso unico del suo genere o ci sono tante altre MI.RA costruzioni tra Casapesenna, Casal di Principe, Villa Di Briano, San Marcellino, Trentola. Villa Literno, Parete, Frignano ecc. che ancora oggi si aggiudicano appalti d’oro banditi dalla pubblica amministrazione e finanche da corpi militari? E allora perché si continuano a dire cretinerie sul declino della camorra? I morti a terra sono uno spettacolo macabro, che fa notizia e crea impatto. Ma il peso specifico dell’opera, della presenza, della pervasività di una camorra economica che investe i soldi che vengono da lontano, dalle estorsioni, dalle attività criminali, dal sangue di quegli omicidi, è finanche superiore di quella del sangue scorso nei comuni dell’agro aversano negli anni ’90 e nei primi anni 2000.

Questo non è un convento, e dunque occorre un titolo. Occorre un titolo che rafforza la nostra affermazione iniziale, che rafforza il concetto che quando pensiamo a MI.RA Costruzioni Srl ed Ernesto Falanga c’è da andare davvero al manicomio.

Fino ad ora abbiamo scritto, scandalizzandoci tutti, che Falanga lavorava per una cooperativa associata alla gestione del caseificio Don Peppe Diana, nato in un bene confiscato alla camorra. Sapete di chi era il terreno di quel caseificio dove ha lavorato Ernesto Falanga fino al giorno del suo arresto? Di Michele Zagaria. Per cui, questo qua, viveva in una casa di Michele Zagaria, nascondeva le armi presumibilmente ad esponenti del clan di Zagaria, aveva pronti due bunker per eventuali latitanti, partecipava direttamente o attraverso il figlio a gare indette da comuni, da consorzi di comuni nati per gestire i beni confiscati alla camorra, oppure ancora dalla Guardia di Finanza. E lo Stato, evidentemente entusiasta di questa versatilità del signor Falanga, faceva in modo che questi intascasse anche uno stipendio grazie alla procedura, che aveva portato un terreno confiscato a Michele Zagaria ad essere affidato prima ad un comune e poi ad una cooperativa che lo aveva assunto.

Il discorso sarebbe lunghissimo, però ci fermiamo qui, perché l’argomento dell’infiltrazione dei colletti bianchi, il problema del comportamento di tante persone che sulla carta rappresentano le istituzioni e che invece scendono a patti con questo mondo, in pratica scendono a patti con la camorra, è largamente irrisolto e anzi è molto peggiorato negli ultimi anni.