MADDALONI. 400 euro al giorno pagati agli usurai da nota commerciante della città. Il suo impiegato Pascarella sul banco dei testimoni
4 Dicembre 2018 - 19:03
MADDALONI – (g.g.) E’ stato uno dei casi criminali in cui maggiormente si è avvertita l’arroganza, la minaccia violenta della criminalità organizzata nei confronti di un’imprenditrice caduta evidentemente per ragioni di necessità per qualche problema economico, nel baratro dell’usura.
La chiamarono operazione “Dea bendata” e fu realizzata dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere, presso la quale Loredana Stefania Palmieri, titolare di una nota ricevitoria a Maddaloni, si era recata, insieme a Pietro Russo, rappresentante di un’associazione antiracket, a denunciare sia l’usura che le estorsioni subite.
La donna fu costretta a pagare fino a 400 euro al giorno dunque circa 12 mila euro al mese, solo per gli interessi usurai maturati a suo carico. E siccome gli usurai non erano persone gentili, la Palmieri se la passò veramente brutta, al punto da rischiare addirittura, come risultò dalle intercettazioni compiute durante le indagini, di vedersi rapire la figlia davanti alla scuola, come avevano minacciato, parlando al telefono, Luigi Marciano e Tommaso Giglio.
E sono proprio Luigi Marciano e Tommaso Giglio due dei 6 imputati che stanno comparendo davanti alla prima sezione collegio C, presidente giudice Donatiello, del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per rispondere, per l’appunto, alle accuse gravissime di estorsione e di usura, condite anche da altri capi di imputazione.
Gli altri 6 imputati sono Lorenzo Vinciguerra, Francesco Carfora, Costanza Orso e Michele Cioffi. Gli ultimi due imputati cioè Giuseppe Fedele e Gaetano Galbiati sono alla sbarra perchè dalle intercettazioni venne fuori che il primo di questi, marito della vittima Loredana Stefania Palmieri, avrebbe cercato di dotarsi di una pistola, grazie all’aiuto di suo cugino Gaetano Galbiati, allo scopo di difendere la coniuge e anche la sua famiglia, fortemente minacciata, dato che oltre all’episodio della minaccia di rapimento della figlia, il gruppo criminale ipotizzò anche di incendiare anche l’auto dell’imprenditrice, la quale denunciò i fatti ai carabinieri di Santa Maria, in quanto ebbe timore di farlo al commissariato di polizia di Maddaloni, nel quale operava il fratello di uno degli usurai-estorsori.
Nell’udienza di ieri, ha deposto Antonio Pascarella, dipendente della Palmieri. Questi ha confermato ciò che aveva già dichiarato in fase di indagine e che in un rito ordinario che vede formarsi la prova nel dibattimento e in nessun modo fuori da questo, va per l’appunto rimesso al vaglio delle parti, cioè della difesa, dell’accusa ed eventualmente della parte civile.
Pascarella ha detto che più volte ha portato i soldi dell’usura a Giuseppe Fedele, Lorenzo Vinciguerra e Tommaso Giglio. In uno di questi frangenti Pascarella ha affermato di essere stato anche aggredito dallo stesso Tommaso Giglio e da Luigi Marciano.
Le parti offese, cioè Loredana Stefania Palmieri e Antonio Pascarella sono rappresentati in giudizio, rispettivamente, dall’avvocato Gianluca Giordano e dall’avvocato Amedeo Balletta.