MADDALONI. Arrestata per aver portato oppiacei e anfetamine in carcere. Ma sono 23 grammi di… farina

3 Luglio 2020 - 20:07

MADDALONI – Il Gip presso il Tribunale di Napoli ha archiviato il procedimento contro una donna, L. C.,
indagata per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti consistenti in oppiacei ed anfetamine.
Il 21 febbraio scorso, la predetta, recatasi all’interno del carcere di Secondigliano, insieme
alla nipotina, veniva fermata dagli agenti della Polizia Penitenziaria che controllano gli
accessi dei familiari al carcere, i quali, insospettiti da un movimento repentino della L. C.,
decidevano di sottoporla a perquisizione.
A seguito dei controlli, veniva rinvenuta, nella tasca interna del soprabito della minore, un
guanto di lattice contenente sostanza bianca.
Allarmati da ciò, gli agenti decidevano di effettuare un droptest sulla sostanza, e da tale
analisi emergeva che la sostanza pesava gr. 23,5 ed era costituita da elementi oppiacei e da
anfetamine.
L.C., originaria di Maddaloni, ma residente nell’hinterland napoletano, veniva
denunciata e, in data 27 aprile, arrestata e posta in regime di arresti domiciliari per il reato di
detenzione a fini di spaccio di grammi 23,5 di stupefacenti, aggravato dalla circostanza che
era stata utilizzata una minorenne e che si era introdotta la droga in un carcere.
La malcapitata protestava da subito la sua innocenza, riferendo che si trattava di un palloncino
confezionato con della farina dalla minore che l’accompagnava in occasione della visita
presso il carcere.
Il PM., su sollecitazione della difesa, disponeva per l’espletamento di una consulenza
tossicologica, effettuata dalla Polizia Scientifica di Napoli, all’esito della quale emergeva che
effettivamente la sostanza contenuta nel palloncino era farina e non stupefacente, come si era
ritenuto in un primo momento.
Preso atto di ciò, il PM richiedeva al GIP di Napoli non solo la scarcerazione della
malcapitata, ma anche l’archiviazione del procedimento.
Il Gip, con ordinanza del 2 luglio, ha accolto le richieste del PM, ordinando la scarcerazione
della povera L. C. e l’archiviazione del fascicolo.
La donna è stata difesa dall’avv. Mario Corsiero.