MARCIANISE. E che ci fa Don Milani: Velardi boccia tutti i professori della sua città. E Diamante Marotta: ‘Com’è buono lei’
23 Ottobre 2018 - 12:00
MARCIANISE – Un’altra pietra miliare. Forse neanche Leonardo da Vinci riusciva a spaziare nel mare della multidisciplinarietà come fa il sindaco Velardi.
E allora, dopo aver impartito lezioni memorabili di diritto amministrativo, morale politica (soprattutto quando ha parlato agli operatori ecologici della ditta dei rifiuti lontano da occhi indiscreti, ma non dai nostri, pochi giorni prima delle elezioni politiche in cui è stata candidata la sua pupilla Angela Letizia), oggi imprime la sua orma superando anche la Montessori, che non ebbe l’ambizione di varcare i confini della pedagogia per invadere l’area dell’etica dell’educazione impartita.
Diciamo che l’intervento del sindaco si affianca per respiro culturale, visione sociale, durezza valutativa alla ‘lettera a una professoressa’ di Don Lorenzo Milani.
Eh sì, perchè nell’epoca dei social capita che ciò che ai nostri tempi veniva detto dietro alle spalle di un sindaco, di un professore, di un preside, da noi studenti che andavamo in visibilio per un inaspettato giorno di vacanza scolastica, esattamente come succede oggi (è una delle poche tradizioni che si conservano), diventi una sorta di eruzione contro ‘il puzzone’ di turno che ha impedito al sogno di far festa di realizzarsi.
Insomma, gli studenti di Marcianise hanno preso di mira il sindaco Velardi, il quale, giustamente a nostro avviso, ha evitato di cavalcare il filone demenziale dell’allarmismo metereologico, che tra allarmi variopinti produce decisioni assurde, come quella presa da alcuni sindaci nella giornata di ieri che hanno deciso di tener chiuse le scuole del proprio comune.
Riconosciuta a Velardi ciò che l’onestà intellettuale non può non riconoscergli, ci chiediamo (anzi non ce lo chiediamo più, avendo da tempo spostato l’analisi delle azioni del sindaco nella sfera freudiana) cosa c’azzecchi una reazione seriosa, consuetudinariamente biliosa, velenosa.
Se ogni arbitro di calcio, ogni calciatore, fatto segno, negli anni ’80 e ’90, del coro che andava molto di moda – ‘devi morire’ – avesse organizzato una sorta di gabinetto sociologico, allora non ne saremmo usciti mai fuori.
La nostra non è una pratica giusitificazionista.
Ci limitiamo a sottolineare che il desiderio, la necessità quasi maniacale di apparire, di far notizia, di farsi pubblicità come persona e non come sindaco, porta Velardi ad abbandonarsi in elucubrazioni patologicamente ripiegate sulle necessità emotive del proprio ego. Il che rende il papiello odierno robetta di cui non ci occuperemmo neppure, se non si trattasse di uno scritto con cui il sindaco di Marcianise, la terza città di questa provincia, individua nei professori il motivo della maleducazione e della cattiva creanza degli studenti della sua città.
Tutto sommato della reazione di alcuni docenti, che poi era quello che Velardi cercava per tenere accesa la fiammella della sua visibilità, il sindaco deve essere soddisfatto.
Tra le risposte c’è anche quella di Diamante Marotta, preside del liceo ‘Quercia’ e storico corrispondente da Caiazzo e dintorni del giornale di cui Velardi è redattore capo centrale.
Non ce ne voglia il preside e soprattutto non maturi l’idea che noi propugnamo un mondo fatto di soli eroi, di gente che non la manda a dire e che alimenta il confronto delle idee con ruvida chiarezza. Tutto sommato Marotta è una brava persona, uno come tanti che vuol vivere in pace, attaccando il proverbiale ciuccio dove va il padrone.
Però, questa sua risposta, che legittima al 100% la pseudo-analisi socio-didattico-pedagogica di Velardi, sicuramente evoca il mitico ‘Com’è buono lei’ di Fantozzi, frase tra le più taglienti e significative della scrittura geniale di Paolo Villaggio.
Com’è buono lei, signor sindaco.