MARCIANISE. “Irrequieto, insofferente alle regole”. Resta al carcere duro Giuseppe Buttone, cognato del boss Domenico Belforte

12 Ottobre 2020 - 18:19

MARCIANISE (red.cro.) – Niente da fare per il ricorso presentato da Giuseppe Buttone. Il 59enne cognato dell’uomo al comando del clan, Domenico Belforte, fratello della moglie del boss,  Maria Buttone, condannato a 19 anni di reclusione, si è visto respingere la richiesta di annullamento della proroga al regime del carcere duro che era stata decisa dal ministero della Giustizia nel luglio 2018. Sulla disposizione decisa nella sede di via Arenula, c’era stato un precedente reclamo di Buttone, che aveva ricevuto parere negativo dal Tribunale di sorveglianza di Roma.

Nelle scorse settimane, con sentenza resa nota in questi giorni, la corte di Cassazione ha confermato quella decisione del tribunale capitolino il quale, nel respingere l’istanza, sottolineava come fosse ancora attuale la posizione all’interno del clan Belforte di Giuseppe Buttone, ritenuto un colletto bianco, connettore tra il mondo criminale e quello economico e politico, con specifico riferimento al settore dello smaltimento dei rifiuti.

Nella sentenza che potrete leggere in maniera integrale, cliccando nel link in basso, viene sottolineato come sia ancora presenta il potere del clan Belforte, legato anche al clan dei Casalesi. Per quanto riguarda Buttone, invece, si parla di un’incoercibile riottosità del Buttone alla disciplina intramuraria per la dimostrata insofferenza alle regole, ma i vari tentativi, dal medesimo posti in essere nonostante il regime più severo in atto, di veicolazione all’esterno di messaggi attraverso la corrispondenza epistolare, i contatti con altri detenuti, resi possibili dallo svolgimento di attività lavorativa interna, e i colloqui con i familiari.

clicca per leggere la sentenza della cassazione sul ricorso di giuseppe buttone