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IL FOCUS. MARCIANISE. Ricordate il manifesto smargiasso? Sul Puc, Velardi, Rossano e Colombo non hanno chiesto il parere del Genio Civile. Ci vorrà la centesima proroga di De Luca per approvarlo

7 Settembre 2022 - 19:50

Il Genio Civile dovrà prendersi il tempo dovuto e non c’è alcuna speranza che il Puc venga approvato entro il termine previsto del 31 dicembre. Il nostro articolo-inchiesta è lungo, ma non riguarda, per una volta, un fatto complesso. Per cui, se un lettore ha la pazienza e si ritaglia 20 minuti della sua vita per leggerlo con calma, potrà capire tante cose che ora non sa. Qui siamo all’Abc e all’ennesima dimostrazione del carico di veleno, letale per la città, contenuto dalla combinazione tra l’ignoranza sesquipedale in materia amministrativa del primo cittadino che aveva il dovere, insieme all’assessore all’Urbanistica, anche in quanto componenti della giunta, autorità procedente, di controllare tutti i passaggi, la completezza e la precisione della documentazione presentata. A Marcianise è solo caos: l’ultima delibera sul Puc che siamo riusciti a reperire nell’Albo pretorio è datata 26 luglio 2021 ed è assolutamente interlocutoria. QUI SOTTO VI RIPROPONIAMO IL TESTO INTEGRALE DEL BUFFO MANIFESTO CON CUI VELARDI FESTEGGIAVA IL NUOVO PUC CHE DAVA PER FATTO E, IN CALCE ALL’ARTICOLO, LA DELIBERA DEL 26 LUGLIO 2021.

MARCIANISE (gianluigi guarino)

Durante l’ultima primavera, qualche significativa energia l’abbiamo dedicata alla trattazione del tema del Puc che il Comune di Marcianise ha adottato, nel marzo scorso, con una delibera di giunta.

In quella serie di articoli, abbiamo focalizzato la nostra analisi sulla classificazione, contenuta nel Puc marcato Velardi e ripetiamo già adottato dalla giunta comunale, delle varie aree della città, relazionando la stessa a una seria declinazione dei diritti reali, quello di proprietà in primis, in modo da poter capire, noi davanti, allo scopo di offrirne cognizione ai nostri lettori, chi fossero le persone fisiche, le strutture familiari, le imprese e gli altri enti che avrebbero tratto vantaggio dall’attribuzione delle destinazioni d’uso, così come queste sono venute fuori dalla matita del progettista e dominus di questo Puc Loreto Colombo il quale, naturalmente, non ha potuto certo ignorare, come non ha, in tutta evidenza ignorato, le indicazioni, gli indirizzi e, diciamocela tutta, le richieste provenienti da chi oggi esercita, si fa per dire, la funzione di governo a Marcianise.

Quella nostra sezione di lavoro sul Piano urbanistico comunale è terminata nei primi giorni del mese di giugno, quando abbiamo pubblicato due o forse tre articoli sulla questione dello status di incompatibilità in cui versavano e versano alcuni consiglieri comunali, titolari di interessi diretti e/o indiretti nelle aree della città ricomprese nella riclassificazione delle destinazioni d’uso che, come si sa, può portare all’apprezzamento del valore fondiario anche fino a dieci volte in più.

Al Puc approvato a pacchetti, a sezioni, in modo da poter controllare, gestire le assenze dal voto consiliare, causa incompatibilità, ci siamo fermati, spiegando bene anche il perché.

In quel periodo citammo, en passant, la stesura e l’affissione di un manifesto, a firma del sindaco Antonello Velardi, in cui questi ascriveva in pratica a sé, con il suo solito, sobrio garbo minimalista (😂😂😂), il merito di quella che definiva una conquista storica, come se l’approvazione del Puc non fosse, invece, un obbligo di legge, che nessun Comune può eludere e che la scellerata politica dei penultimatum griffata Vincenzo De Luca, ha trasformato in un’orgia di proroghe, vero peana innalzato all’incertezza del diritto e che ora dovrebbero incrociare l’ennesima scadenza temporale, allo scoccare della mezzanotte del prossimo 31 dicembre.

Comunque, non ci mettemmo a fare i ricercatori del pelo nell’uovo, attivando una parafrasi di quell’inutIle manifesto, visto che, come si sa, un po’ tutti i sindaci ci marciano, sperando di ricavare dall’approvazione di un Puc una ricaduta positiva in termini di immagine e di vigore politico elettorale, scambiando consapevolmente una dinamica giuridica che concretizza un obbligo di legge, in una espressione di capacità amministrativa, che tale non è, manifestatasi in un obiettivo spacciato per non obbligatorio, per non cogente ma che, pur non avendo alcun obbligo verso di esso, il sindaco che ama il popolo lo ha voluto comunque raggiungere in nome del beNe comune, dei propri municipales.

Non siamo intervenuti, inoltre, su quel manifesto, anche perché, pur conoscendo bene il livello bassissimo delle competenze possedute dal capitale umano del Comune di Marcianise, pur conoscendo la catastrofica ignoranza di Antonello Velardi in materia di norme e di procedure amministrative, un difetto strutturale, questo, per di più aggravato da una presunzione straripante e totalmente infondata, mai avremmo pensato che uno che annuncia il prossimo, definitivo via libera del Puc da parte del Consiglio comunale, avesse, al contrario, infornato una torta dimenticando di metterci il lievito o anche di accendere il forno.

E così siamo di nuovo qui a raccontare l’ennesimo “pezzo unico”, l’ennesimo colpo di classe di questo sindaco e di questa amministrazione.

INCREDIBILE MA VERO: HANNO ABOLITO IL GENIO CIVILE. Fuor di cazzeggio, cerchiamo di inquadrare bene la questione: dunque, tra gli atti dovuti, talmente dovuti da essere addirittura banali, la vera Abc di una legislazione urbanistica vigente, c’è quello di spedire una istanza di richiesta all’organo tecnico regionale le cui funzioni sono svolte dalle sedi provinciali del Genio Civile, in modo da ottenere il parere sulla piena compatibilità del nuovo strumento urbanistico, in questo caso il Puc, con le condizioni geomorfologiche del territorio.

In poche parole il Genio Civile deve controllare se le previsioni, se le scelte, se le classificazioni e le riclassificazioni delle varie aree di un comune non inficino i livelli di sicurezza relativamente al profilo delicatissimo degli equilibri geomorfologici. A volerla dire in maniera semplice, papale papale, occorre che il Genio Civile apponga il suo visto in calce al lavoro compiuto dal progettista, in questo caso il citato Loreto Colombo, riguardo al rapporto tra i nuovi pesi urbanistici e la possibilità che questi possano essere correttamente tollerati dall’identità geologica dei territori.

SAREBBERO BASTATI 4 SECONDI DI RICERCA GOOGLE – Più Abc di questa, si muore. Peraltro, non bisogna nemmeno andare a spulciare i codici, i testi unici, le leggi, i decreti o le raccolte della giurisprudenza. Il sindaco Velardi, invece di perdere tempo a scrivere sciocchezze che non servono proprio agli interessi dei cittadini di Marcianise, avrebbe fatto bene ad utilizzare il suo pc o il suo smartphone per chiedere “all’oracolo di Google”, di palesargli un quadro sintetico di tutto ciò che è necessario fare e ottenere per portare a termine la realizzazione di un Puc. Tutto ciò per seguire da vicino come sarebbe obbligato a fare in quanto responsabile dell’azione amministrativa, in quanto sintesi di ogni forma di indirizzo trasmesso agli uffici attraverso le dirigenze che questi governano; tutto ciò per poter dire “ue, scafessi, vi siete scordati di scrivere in questo Puc che uno più uno fa due?”. Perché non è affatto detto che tutto ciò che è tecnico debba essere fuori dal cono di attenzione di un sindaco il quale, potendo contare anche su un assessore all’Urbanistica, peraltro vicesindaco, architetto Tommaso Rossano, avrebbe avuto tutte le armi a disposizione per fare per un giorno quello che non ha fatto in nessun altro, dal 2016 fino ad oggi, cioè il sindaco di Marcianise.

Tra le proposte della sola prima pagina di Google, abbiamo contato almeno 5 documenti contenenti le istruzioni per l’uso, la sequenza degli atti che, partendo da zero, portano fino all’approvazione e all’entrata in vigore esecutiva di un nuovo Puc.

Pensate un po’ che l’obbligo dell’istanza per la compatibilità geomorfologica, mancata clamorosamente dal Comune di Marcianise, da inviare al Genio Civile, è la prima, la più elementare, la più ovvia di queste prescrizioni. Non viene inserita neppure tra quelle specificatamente legate alle modalità che devono accompagnare il lavoro del progettista e dei suoi geologi, cioè dentro ai cluster dei requisiti geologici. No, no, siamo a categorie normative molto, ma molto più semplici. Proprio l’Abc, con tanto di citazione di due bastioni della normativa vigente.

DUE LEGGI VECCHIE E NOTE COME I 10 COMANDAMENTI. MANCO QUESTE CONOSCONO QUELLI DELL’UFFICIO DI PIANO, QUELLI DELL’UFFICIO TECNICO E, OVVIAMENTE IL SINDACO VELARDI E IL SUO ASSESSORE ALL’URBANISTICA TOMMASO ROSSANO – Prescrizioni antiche, ma fondamentali al punto da essere totalmente impermeabili (a proposito di idro-geologia) all’incedere del tempo, alle cosiddette “mutate necessità”, alle riforme di questo settore che pur ci sono state. Insomma, si tratta di norme che andavano bene 25 anni fa, che vanno bene oggi e che andranno bene anche fra 100 anni, cioè fino a quando si continuerà a creare volumetrie incardinate a terra dalla forza di gravità e fino a quando non interverranno profonde, radicali revisioni nella fase preliminare, nella messa a fuoco dei requisiti fondamentali, quelli riguardanti la pubblica incolumità. Queste norme andavano bene 50 anni fa, 25 anni fa, vanno bene oggi, andranno bene tra 50 anni, perchè 50 anni fa e 25 anni fa uno più uno faceva due, oggi uno più uno fa due e fra 50 anni uno più uno farà ancora due.

E invece, a Marcianise, il sindaco ha pubblicato un manifesto, che ancora oggi sfoggia come fiore all’occhiello all’ingresso dell’aula consiliare. Manifesto in cui annunciava lo scorso 14 maggio (e non crediamo abbia cambiato idea) che il Puc era cosa fatta.

Ma quale cosa fatta! Ma quanto gli date a questo Loreto Colombo per non corredare la documentazione con una istanza che anche l’ultimo degli impiegati saprebbe redigere, avendo a disposizione, naturalmente tutta la documentazione tecnica in grado di informare il Genio ciVILE sullo stato geomorfologico dei luoghi interessati dagli insediamenti volumetrici, in tre minuti di orologio? Allora, torniamo alla lettera della legge. La questione sta in questi termini, cioè nei termini cardinali, scontati nel DPR 380 del 2001, meglio noto come Testo Unico dell’Edilizia, che all’articolo 89 così recita: “Tutti i comuni devono (devono, leggete bene, non è una facoltà, bensì un obbligo, n.d.d.) richiedere il parere del competente ufficio tecnico regionale (leggi, Genio Civile, n.d.d.) sugli strumenti urbanistici generali e particolareggiati prima della delibera di adozione e, invece, per quanto riguarda le lottizzazioni convenzionate, prima della delibera di approvazione e loro varianti, ai fini della verifica della compatibilità delle rispettive previsioni con le condizioni geomorfologiche del territorio.”

COME FUNZIONA LA PROCEDURA – Non bisogna tradurre i codici che regolano la materia dall’aramaico o dall’antico sanscrito. Ci sono quattro regolette che sicuramente definiscono una procedura farraginosa, tipicamente italiana, fatta apposta perché un normale cittadino non ci capisca nulla e non possa realmente svolgere un ruolo concreto di cittadinanza attiva. Però, sempre una paginetta è, quella del Regolamento di attuazione per il governo del territorio, quaderno n.1 della Regione Campania.

Prima fase: a metter fuoco alle polveri è la giunta comunale che assume il ruolo di “autorità procedente”. In questa veste discute e approva la delibera con cui avviene la prima adozione della Proposta di piano urbanistico comunale, così come questa è formulata dal gruppo di lavoro, dall’Ufficio di piano. A Marcianise da Loreto Colombo.

Seconda fase: subito dopo l’approvazione di questa delibera parte un periodo di 60 giorni, entro il quale soggetti pubblici e privati, anche costituiti in associazioni e comitati, possono proporre le cosiddette “osservazioni”. con le quali vengono chieste modifiche o integrazioni agli elaborati tecnici pubblicati.

Terza fase: queste osservazioni non tornano immediatamente sul tavolo della giunta comunale, ma vengono acquisite dall”Autorità competente, cioè l’Ufficio tecnico-urbanistico del Comune che, in collaborazione con l’Ufficio di Piano, cioè sempre con Loreto Colombo, attiva le azioni tecnico-istruttorie finalizzate all’acquisizione, e alla valutazione delle osservazioni. Solo dopo aver svolto questo lavoro e dopo averlo messo nero su bianco in una formale relazione, l’intera documentazione, cioè le osservazioni più le controdeduzioni, le valutazioni esposte dagli organismi tecnici interni ed esterni, tornano alla giunta comunale. E così termina la terza fase.

Quarta fase: la giunta comunale, chiamata ad intervenire per la seconda volta, dopo quella in cui ha adottato la proposta di Puc, continua a svolgere la sua funzione di autorità procedente.

E come procede la giunta? Ve lo diciamo subito: dopo aver esaminato le osservazioni e ovviamente le controdeduzioni, il lavoro di analisi e di commento, compiuto dall’Ufficio urbanistico e dall’Ufficio di piano, la giunta adotta, questo è il termine preciso, per la seconda volta lo schema del Puc, così come questo risulta dal combinato della proposta approvata in prima lettura e le modifiche intervenute per effetto di un’altra combinazione, cioè quella riguardante il mix tra le osservazioni presentate dai cittadini e il lavoro di analisi, di controdeduzione che su queste osservazioni hanno sviluppato il citato Ufficio urbanistico del Comune insieme all’Ufficio di Piano.

Quinta fase: proseguiamo con quello che è scritto nell’iter procedurale di formazione e di approvazione del Puc, come questo risulta dall’atto amministrativo approvato dalla giunta di Palazzo Santa Lucia il 4 agosto del 2011, dunque giunta Caldoro. Ed ecco che siamo arrivati al clou della storia. Subito dopo la seconda adozione del Puc, la struttura comunale provvede a inviare tutti gli elaborati tecnici del Puc, così come questo è uscito dalla seconda lettura da parte della giunta, agli organismi tecnici competenti. Ed è questa la fase in cui bisogna chiedere il fondamentale parere dell’organismo tecnico della Regione, cioè del Genio Civile, su quello che c’è scritto nell’art. 89 del Dpr 380 del 2001. Dunque, il parere sulla compatibilità geomorfologica di tutte quelle scelte, divenute non più solamente proposta tecnica, ma struttura amministrativa, dopo le due letture da parte dell’autorità procedente.

Sesta fase: una volta ricevuti tutti i pareri, sempre la giunta comunale trasmette all’amministrazione provinciale il Puc e tutti gli elaborati tecnici, ovviamente corredati da questi pareri. Un tempo quello dell’amministrazione provinciale era un vero e proprio verdetto, in grado di bloccare l’iter di un piano regolatore. Oggi non è più cosi, ma è chiaro che se gli uffici della Provincia scrivono che un Puc è in contrasto con gli strumenti urbanistici di rango superiore, cioè che è in contrasto con il Piano territoriale di coordinamento provinciale, in pratica una sorta di super Puc riguardante tutti i 104 Comuni, il Puc diventa vulnerabile e anche facilmente impallinabile attraverso la giurisdizione amministrativa.

Ben difficilmente, un Puc torna dalla Provincia esattamente uguale da come c’è andato. Il consiglio comunale, in sede di approvazione, che è roba diversa dall’adozione anzi, dalle adozioni, competenza esclusiva della giunta, può anche non tenerne conto dei rilievi, ma questo, ripetiamo, espone pesantemente il documento, rendendolo, per l’appunto, molto più debole, perché la stessa amministrazione provinciale può rivolgersi all’autorità giudiziaria, andando a dimostrare che quel determinato Puc viola uno strumento sovraordinato. E così si conclude la sesta fase.

Settima fase: il Puc, esaminato, ritoccato con le chiose, con gli allegati, con le raccomandazioni inserite dall’amministrazione provinciale, torna, dunque, a casa. E qui la giunta comunale, per la quarta volta, deve intervenire non prima, però, che l’incartamento venga di nuovo verificato e valutato dall’Ufficio urbanistico del Comune, al quale tocca di esprimere un altro parere importante, cioè la cosiddetta Vas, che sta per Valutazione ambientale strategica, una volta materia della potestà della Regione Campania, oggi delegata direttamente ai Comuni. Anche in questo caso, il dirigente, pur facendo parte della stessa famiglia politico-amministrativa del sindaco, deve riporre molta attenzione, perché una Vas espressa con motivazioni non fondante o, comunque, inadeguate, può addirittura integrare, qualora si stabilisse l’esistenza di un dolo, un procedimento penale.

Ottava fase: il Puc integrato dalle osservazioni, accettate totalmente o parzialmente, corredato dei pareri obbligatori, tra cui quello del Genio Civile, delle autorità competenti, di quello espresso dall’amministrazione provinciale sulla rispondenza al Ptcp e, infine, corredato, anche, dalla Vas torna in giunta per la quinta volta. Ed è questo il documento complessivo che rappresenta l’adozione definitiva, vera, autentica del Puc, quella in grado di sviluppare le prime conseguenze concrete.

Nona fase: il Puc adottato definitivamente e corredato di tutti i pareri obbligatori, di tutte le osservazioni, integralmente o parzialmente assorbite, viene trasmesso dall’autorità procedente, cioè dalla giunta, al consiglio comunale il quale non è che lo approva a scatola chiusa. Il consiglio comunale può intervenire su tutto. Ad esempio, le eventuali osservazioni proposte dall’amministrazione provinciale, si discutono, come già accennato prima, proprio in sede di consiglio comunale che, alla luce della riforma che ha trasformato i Prg in Puc, può tenerne conto, modificando il documento trasmesso dalla giunta, ma può anche non tenerne conto, rendendo però lo strumento cittadino più vulnerabile e giuridicamente più attaccabile.

Decima fase: finita qui? Niente affatto. Essendo la giunta comunale autorità procedente è questo organismo a dover fare l’ultimo atto. Se dal consiglio comunale è arrivato un Puc esattamente uguale a quello che vi è entrato, allora l’operazione è semplice. Ma se, ad esempio, le raccomandazioni, le prescrizioni non sono state accolte in tutto o in parte, allora la giunta deve procedere alla rielaborazione del Puc, integrandolo con le modifiche apposte in sede di approvazione del consiglio comunale. Questa fase non può durare più di 60 giorni, pena la decadenza del Puc. E, dunque, entro 60 giorni questo deve essere pubblicato sul Burc, Bollettino ufficiale della Regione Campania. Solo allora diventerà norma vigente lex specialis.

Noi di Casertace facciamo servizi pubblico, ma ci rendiamo conto che Velardi, abituato ai bignamini di ieri e di oggi, figuriamoci se si applica su queste cose.

LO STATO DELL’ARTE – A che punto siamo a Marcianise? Se, se, è una parola! Siamo riusciti a reperire i documenti solo fino al 26 luglio del 2021, cioè una delibera con cui la giunta comunale prende atto del lavoro di integrazione, delle controdeduzioni sulle 98 osservazioni presentate e, una volta inserita qualche modifica su quelli che vengono definiti “errori materiali”, fa rimbalzare la procedura, palleggiandosi con Colombo e con il dirigete comunale del V settore, dando loro mandato, così recita testualmente la delibera del 26 luglio, il cui testo integrale pubblichiamo in calce a questo articolo, di “provvedere ad adeguare la proposta di Puc (cioè quella votata in prima lettura il 15 marzo 2021, ndd) sulla base delle decisioni in merito alle osservazioni presentate nonché di adeguare la proposta progettuale (sempre quella del 15 marzo, ndd) sulla base delle ulteriori decisioni (presumibilmente quelle prese dalla stessa giunta comunale, ndd) in merito alle osservazioni proposte”.

Ciò significa che il 26 luglio 2021, la giunta comunale di Marcianise non ha adottato in seconda lettura il Puc, nel rispetto delle procedure prescritte dalla Regione Campania nel Regolamento di attuazione per il governo del territorio del 2011. Per cui, da questa delibera non poteva partire la parte della procedura comlplessiva da lui descritta nella quinta fase e relativa alla formale richiesta inviata alle autorità competenti, tra cui il Genio Civile, di erogare i pareri obbligatori.

Ma, siccome a Marcianise si parla molto in questi giorni della clamorosa topica, consistente nella mancata richiesta del parere al Genio Civile, dobbiamo ritenere che ci sia una ulteriore delibera con cui la giunta ha adottato in seconda lettura il Puc, visto che questo passaggio rappresenta una condicio sine qua non per accedere alla fase successiva, cioè quella della richiesta e dell’ottenimento dei pareri.

Giiusto per fare ulteriore confusione, probabilmente colpa del copia-incolla, la delibera di giunta contiene, nelle sue premesse, la delega al dirigente del V settore affinché quesri chieda i pareri obbligatori agli organsimi competenti. Operazione che non c’azzecca nulla con quello che l’atto amministrativo di cui ci stiamo occupando delibera come fase precedente a quella dei pareri. Dunque, se qualche anima buona è in grado di trovare questa ulteriore delibera, ce la mandasse in modo da consentirci di rendere un ulteriore servizio ai nostri lettori di Marcianise.

STACCARE LA SPINA E’ ATTO DI AMORE PER MARCIANISE – Quello che non capiscono i consiglieri comunali di maggioranza, è che staccare la spina a questa amministrazione di sprovveduti, gente che naviga a vista, che si riempie la bocca solamente di una spavalderia fondata sul nulla, dato che qui non possiamo parlare neppure dell’esistenza dei proverbiali piedi d’argilla, visto che non c’è nulla, niente, se non il vuoto pneumatico, sarebbe un atto d’amore verso la città. E’ talmente chiaro in mano a chi stia Marcianise, è talmente chiaro al di là di ogni ragione o logica di fazione politica che oggi occorrerebbe più di sempre un’azione di responsabilità, che nulla avrebbe a che vedere con una scelta di campo, di partito, di fazione, di area culturale di riferimento, ma che sarebbe solamente un atto dovuto, solamente un atto di amore verso una città tramortita, anestetizzata, ormai alla deriva e preda di una potestà amministrativa che non si esplicita attraverso un atto, che sia uno solo, non inquinato e non determinato da pulsioni personali, personalistiche o da inquietanti scosse caratteriali.

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