MARCIANISE. Solita faida Pd. Ecco come Stefano Graziano, sempre più come Pippo Franco un po’ Roma e un po’ Lazio, ha affondato Pinuccio Moretta, fedelissimo del suo nemico giurato Gennaro Oliviero

15 Giugno 2023 - 13:32

IL VIDEO DELLA SCENA DI PIPPO FRANCO – Ce la siamo presa comoda e abbiamo atteso la tarda mattinata per scrivere questo articolo che racconta di un esito per noi largamente previsto. Il secondo franco tiratore è Arcangelo Pratillo, ovviamente con il diretto concorso di Pino Riccio, il quale (nessuna sorpresa) anche stavolta ha fatto il Pino Riccio

MARCIANISE – Se si chiama scrutinio segreto, ci sarà anche un perché.
Per cui non avremo mai la prova provata della identità dei due consiglieri comunali eletti nelle liste della candidata a sindaco Lina Tartaglione che ieri sera, compiendo una sorta di ribaltone, hanno deciso, riuscendoci, di sabotare l’elezione alla presidenza del consiglio comunale di Marcianise del candidato ufficiale Pinuccio Moretta, peraltro il secondo più votato dopo Maria Luigia Iodice, candidata al consiglio dall’altra parte.


Qualcuno ha fatto ironia, stamattina, sulla decisione assunta dalla segretaria comunale Maria Carmina Cotugno di distruggere immediatamente le schede – ma proprio immediatamente – delle votazioni.
Sul punto va detto che, per quanto ci riguarda, non possiamo assumere alcuna posizione. Se la segretaria comunale ha applicato un regolamento o una sua facoltà, oppure una sua funzione, ha fatto bene a distruggerle.
Ma al di là di questo non è bello, anzi è vietato, sbirciare le calligrafie dei consiglieri comunali in modo da capire a chi hanno dato il voto.
Per

cui il dato del destino delle schede è, almeno per quel che ci riguarda, del tutto irrilevante ed è inutile, dunque, armare processi alle intenzioni della segretaria comunale rispetto ad una votazione particolarmente tesa, ma che ha scritto un epilogo del tutto prevedibile.
Tra i 13 consiglieri della Tartaglione, ce n’erano due che non avrebbero votato Moretta e non ci voleva certo la zingara per indovinarlo, come dice la famosa canzone del repertorio classico napoletano.


Non abbiamo la certezza matematica solo da un punto di vista formale, ma è chiaro che le attitudini, oseremmo dire esistenziali, di un Arcangelo Pratillo, ma soprattutto di un Pino Riccio che lo ha candidato, tutto facevano presagire eccetto che una tenuta sul voto per il presidente del consiglio.
Peraltro, Pratillo aveva anche pubblicato uno scritto denso, costellato di supercazzole, in cui aveva denunciato non meglio precisate offese e vessazioni subite durante una riunione del centrosinistra.


Insomma, Pratillo e dunque Pino Riccio avevano già precostituito una posizione, aprendo com’era largamente prevedibile (perché con tutto il rispetto per il buon Pino che ci sta pure simpatico, vi risulta che nella sua vita politica abbia mai avuto comportamenti diversi?) il portone da cui si accedeva al mercato delle vacche.
Pratillo e Riccio non hanno avuto ancora nulla dal sindaco Antonio Trombetta né dalla coppia Iodice-Scognamiglio.
Chi pensa il contrario non ha seguito con attenzione gli ultimi anni della vita politica di Marcianise.
Lui e Pratillo si sono accontentati della semplice presa d’atto e di un ringraziamento verbale che, in via riservata, sicuramente è stato loro fatto dal sindaco e dalla coppia suddetta.

Come si suol dire abbiamo assunto un credito, che non verrà scontato in quanto patto tra persone, ma perché i numeri del consiglio comunale restano ballerini e pericolosi e conseguentemente il peso specifico, l’utilità marginale di Pratillo, e quindi di Riccio, resta molto alto, così come il loro potere contrattuale.


A proposito di marcianisani tipici, ci si poteva attendere che Antimo Rondello facesse i capricci e votasse per se stesso. Non c’erano dubbi sul fatto che aspirasse alla carica di presidente del consiglio comunale, ma i leader della coalizione Iodice, Zinzi, Scognamiglio avevano altri piani e dunque lui ha deciso di dare un segnale aggiungendo il proprio voto a quelli attribuiti al candidato designato, e poi eletto, Antimo Zarrillo con 13 consensi contro gli 11 di Moretta e quello già citato per Rondello.
Insomma, ce ne volevano due di franchi tiratori.


E figuriamoci se Stefano Graziano, che sicuramente ha parlato in questi giorni con Scognamiglio e la Iodice faceva fare, come si suol dire, il presidente del consiglio comunale a Pinuccio Moretta, cioè l’uomo più vicino e fedele al suo nemico giurato Gennaro Oliviero, presidente del consiglio regionale.
È un nostro punto di vista, una nostra posizione, e speriamo pure che il diretto interessato lo smentisca, così sveliamo qualche altarino degli ultimi giorni.
Altissima, infatti, è la probabilità che il secondo voto risultato decisivo per l’elezione di Antimo Zarrillo, sia stato quello di Raffaele Guerriero, unico consigliere in quota Graziano.
Il Pd? La coerenza? Ma figuriamoci.


Noi stiamo parlando di un politico, cioè Graziano, che sta attraversando gli stessi problemi avuti da un celeberrimo Pippo Franco nella famosa pellicola “Il tifoso, l’arbitro e il calciatore”, quando per accontentare il papà, sfegatato romanista, ma anche il futuro suocero, sfegatato laziale, si era fatto cucire una giacca double face il cui verso cambiava continuamente nella corsa a perdifiato che ogni dieci minuti, un quarto d’ora, lo costringeva ad alternarsi tra i due estremi opposti dello stadio Olimpico, per stare un po’ con il futuro suocero appostato in curva nord tra gli ultras dell’aquila, e un po’ nella curva sud insieme a suo padre tra gli ultras dei lupi.
Graziano è un po’ così: la mattina indossa una giacca, dando l’idea di stare ancora con quelli che Elly Schlein non l’hanno votata e che comunque hanno le sue fotografie (sue e della Picierno) scattate durante gli eventi elettorali che hanno preceduto le primarie, insieme a Bonaccini.
Successivamente, varcata la soglia di Montecitorio, Graziano gira la giacca e pur non dicendo esplicitamente viva la Schlein, fa capire che lui non è un fazioso, è adattabile ad ogni necessità, è un mediatore, che tutto sommato quel De Luca che, diciamo noi gli ha dato a campare 5 anni, è arrogante e prepotente.
Insomma, lui è quello che ci vuole per rappresentare il Pd della pace e della reciproca comprensioni tra le correnti interne, nella commissione di vigilanza Rai, dove lancia anche accuse al centrodestra che starebbe occupando, a suo dire, tutte le poltrone.


Dunque, starebbe lottizzando. Parola che, usata da Stefano Graziano, devi metterti realmente a ridere per non indignarti e non ricordate 50, 100, 1000 episodi accaduti negli ultimi 25 anni, in cui la lottizzazione è stato l’unico propellente della sua vita politica e dell’agiatezza, prima di tutto economica, che questa gli consente.


Da un punto all’altro dello Stadio Olimpico, prima con la giacchetta giallorossa, poi con quella biancoazzurra; prima con le insegne del Pd alle elezioni comunali di Marcianise, poi contro il Pd, ma non a parole, ma spostando un voto decisivo per l’elezione del presidente del consiglio di una coalizione con chiare venature di centrodestra.


Questo racconto lo abbiamo dovuto fare quale spiegazione elementare per i lettori che non si occupano abitualmente delle cose della politica marcianisana.
Fosse dipeso da noi e dalle nostre necessità non lo avremmo neppure pubblicato questo articolo, in quanto questo era scritto da giorni e giorni nei fatti, che hanno avuto puntuale riscontro nell’esito di ieri sera.
Insomma, affermare che l’avevamo previsto è dire poco.