MONDRAGONE. Mentre fingeva di fare la “mammoletta”, Francesco Tiberio La Torre progettava un agguato con armi micidiali dopo una lite nel LIDO PARADISO di Baia Domizia

17 Maggio 2018 - 19:42

MONDRAGONE(g.g.) Era già il tempo in cui Francesco Tiberio La Torre, figlio del super boss Augusto La Torre scriveva e faceva dichiarazioni contro la camorra. Evidentemente un gioco di abilità per non dare nell’occhio ma il ragazzo poi tanto furbo non si è dimostrato perché si sa che molti colloqui carcerari anche quelli non regolati dal 41 bis, sono sottoposti ad intercettazioni. Francesco Tiberio La Torre, la cui istanza di scarcerazione è stata respinta pochi giorni fa dal tribunale del Riesame che però gli ha tolto l’aggravante, così parlava con lo zio Antonio La Torre, raccontando di uno screzio forte avuto a Baia Domizia al lido Paradiso, con non meglio precisati soggetti di Sessa Aurunca che probabilmente dovevano essere dei malavitosi.

Questo appare credibile in quanto il giovane La Torre fa riferimento specifico a tre armi micidiali: un mitra, una 38 e un M52 che sarebbero custoditi da un giovane mondragonese, che poi fa notare il gip risponde al nome di Luigi Meandro. L’osservazione che il giudice fa alla fine di questa intercettazione è la seguente: Francesco Tiberio La Torre, dopo la lite, lo screzio, mostrava l’intenzione di risolvere con la classica modalità camorristica il dissidio. Preparando, cioè un agguato con armi micidiali.

Il dettaglio della conversazione e dell’osservazione del giudice li potrete leggere nello stralci dell’ordinanza che pubblichiamo qui sotto.

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLO STRALCIO DELL’ORDINANZA