MONDRAGONE. Vergogna: hanno tolto la scorta a Benedetto Zoccola perchè non è un “figlio di zoccola”. Mentre a Velardi…

19 Settembre 2018 - 20:39

MONDRAGONE (Gianluigi Guarino) Benedetto Zoccola è l’unica persona, l’unico testimone di giustizia che, con le sue denunce ha fatto arrestare e condannare capi camorra di Mondragone, ad aver subito concretamente le intimidazioni del clan e non solo le minacce verbali o improbabili messaggi social. Davanti casa sua, scoppiò una bomba. Insomma, Benedetto Zoccola possedeva e possiede ancora tutti i requisiti per essere protetto dallo Stato, con una scorta.

Perchè se la tolgono a lui, come effettivamente gliel’hanno tolta alcuni giorni fa, la devono togliere a tutti, a partire da quelli che l’hanno avuta, tipo il sindaco di Marcianise Antonello Velardi, perchè c’era uno scemo su facebook, di nome Anonymous, che lo minacciava. Minacce che per incanto sono terminate non appena la scorta è stata concessa.

Ma, Benedetto Zoccola, a dispetto del suo cognome piuttosto impegnativo, è, tutt’altro, che un “figlio di zoccola“. Per cui non è uno che costruisce artificialmente e artificiosamente condizioni utili ad ottenere una protezione che, oltre a rappresentare uno status simbol, è anche una comodità perchè ci sono due o tre poliziotti o due o tre carabinieri che ti scarrozzano dappertutto.

La decisione assunta dal Ministero degli Interni è iniqua. Chi oggi rappresenta, sul territorio, i partiti di governo, cioè 5 Stelle e Lega, soprattutto la Lega che esprime in Matteo Salvini il titolare del Viminale, deve chiedere una revisione di questa decisione oppure un azzeramento di tutte quante le scorte. Perchè, fatto così, è una totale, assoluta porcata. Un’altra vittoria della furbizia sulla qualità morale.

QUI SOTTO I COMUNICATI DI AGENZIA

Non possiamo accettare la decisione della Prefettura di Caserta di togliere la protezione a Benedetto Zoccola, vittima superstite della criminalita’ organizzata per aver contribuito all’arresto e alla condanna dei capi della camorra di Mondragone“. Cosi’ l’europarlamentare campana del Partito democratico Pina Picierno. “Zoccola vive ancora a Mondragone e l’incolumita’ sua e della sua famiglia e’ messa costantemente a rischio dalle minacce di cui e’ regolarmente vittima. Chiediamo che la protezione venga immediatamente ripristinata nelle forme e nelle modalita’ consone a casi gravi come questo. Se lo Stato non fa sentire la sua vicinanza a chi, con il proprio impegno, il proprio coraggio e il proprio sacrificio, contribuisce alla lotta contro la camorra, questa battaglia di legalita’ non la vinceremo mai“, conclude Picierno.

 

Nei giorni scorsi la Prefettura di Caserta ha deciso di togliere la protezione a Benedetto Zoccola, vittima superstite della criminalità organizzata per aver contribuito all’arresto e alla condanna dei capi della camorra mondragonese. Zoccola ha subito due attentati dinamitardi per cui ha riportato danni fisici seri e permanenti. Continua a vivere a Mondragone con la sua famiglia e a 100 metri dalla sua casa vive, agli arresti domiciliari, una donna da lui denunciata. Togliergli la vigilanza fissa di fronte all’abitazione e l’auto blindata, di cui non dispone già da un po’, significa metterlo seriamente in pericolo di vita. Per questo ho presentato un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno“. Lo dice il senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo del PD e commissario del PD nel casertano. “La donna che vive accanto alla sua casa e che lui ha denunciato – prosegue Mirabelli – è oltretutto figlia di un noto delinquente della zona, uscito da un paio di mesi dal carcere per reati associativi dopo aver scontato una pena di 27 anni. Nel mese di dicembre 2017 è stata recapitata a Benedetto Zoccola, con mittente falso, una lettera nella quale un detenuto spiegava che gli esecutori dell’attentato bomba subito da Zoccola sono liberi e vivono nel suo stesso paese. A Pasqua sono stati gettati di fronte alla sua casa volantini da una moto, con la gli ‘auguri’ di Leone Gennaro Lisitano“. “Benedetto è tutt’ora impegnato nelle battaglie contro la camorra e a denunciare le illegalità in quella terra difficile. Nessuno ha avvertito Zoccola che gli sarebbe stata tolta la protezione, né sono state chiarite le ragioni. Noi chiediamo di ripristinare, con immediatezza, la protezione fissa davanti all’abitazione per tutelare sia lui e la sua famiglia e che gli venga garantita l’auto blindata per gli spostamenti. –conclude Mirabelli – Pensiamo sia un atto dovuto per lo Stato compiere ogni sforzo possibile per garantire la protezione e gli aiuti nei confronti di tutti coloro che abbiano messo e mettono sé stessi in pericolo in nome della legalità e dello Stato“.