MUTANDE BOLLENTI PARTE IV. Gimmi Cangiano a rimorchio di Valeria Marini alle nozze gay del cantante. Marco Travaglio voleva fregarlo, ma si è dimostrato un pollo
12 Settembre 2023 - 13:29
Si aspetta ancora il primo evento in cui sarà il “nostro” deputato a portare con sé la showgirl. In calce, l’articolo pubblicato da “Il Fatto Quotidiano”
CASERTA – Abbiamo la sensazione che di qui a poco l’ottima Valeria Marini si porrà questo interrogativo: ma io e il mio nuovo compagno Gimmi Cangiano andiamo sui giornali solo quando ci sono eventi a cui sono invitata io?
Quando capiterà che invece sarò io ad accompagnare lui?
Interrogativo legittimo, perché effettivamente in questa estate è stata la Marini a portare Cangiano con sé e non il contrario.
Certo, qualche ritorno la statuaria soubrette sarda l’ha ricevuto dalla presenza del suo fidanzato, dato che questi è un deputato del partito di maggioranza relativa, partito che esprime il presidente del consiglio dei ministri.
Sarebbe successo con qualsiasi altro deputato e altro senatore di FdI, cioè del soggetto politico più alla moda, del soggetto politico che fa più notizia, sia nelle pagine dei rotocalchi, sia in quelle dei giornali che, schierati apertamente a sinistra oppure vicini alla sinistra attraverso posizioni più felpate, investono molto delle loro giornate a cercar storie che possono in qualche modo metter in difficoltà il partito della premier e la premier stessa.
Insomma, la Marini avendo vicino un esponente del partito della Meloni compare in giornali in cui non sarebbe comparsa se al suo fianco ci fosse stata un medico, un carpentiere, un ingegnere o un imbianchino, a meno che quest’ultimo non fosse la reincarnazione dell’imbianchino austriaco trapiantato in Germania.
La novità di queste ultime ore è costituita dal fatto che qualche giornalista impertinente ha fatto una cosa che nessun giornalista aveva fatto finora.
Gimmi Cangiano si era dovuto barcamenare tra gli annunci e qualche domanda espressi da addetti ai lavori del mondo gossip, cioè da quei giornalisti che la Marini conosce bene, a partire da quel Roberto Alessi, direttore di Novella 2000 e conduttore della serata lombarda organizzata dallo storico giornale rosa in cui è stato ufficializzato il fidanzamento tra la showgirl e il politico nativo di Villa di Briano.
Sul cinema, in occasione della Mostra di Venezia, la domanda c’è stata, ma un politico non ha l’obbligo di essere preparato sui film, quindi la risposta del Cangiano è stata messa lì senza alcuna chiosa.
Nei giorni scorsi, però, Valeria Marini ha portato con sé il buon Gimmi ad una cerimonia che, comunemente, ma in maniera giuridicamente imprecisa, viene definita “matrimonio gay”, mentre in realtà di tratta della sanzione giuridica (nel senso di sancire) di unione civile tra persone dello stesso sesso.
E questo, purtroppo per Cangiano, è terreno vischioso su cui se un politico viene stuzzicato da un giornalista non può godere della riserva della non conoscenza, come per il cinema.
I diritti civili, la libertà, la concezione della famiglia, hanno rappresentato per anni e anni imprinting di riconoscibilità delle posizioni dei partiti a cui Cangiano è appartenuto e del partito a cui ora appartiene.
In effetti, “Il fatto quotidiano”, schierato a sinistra e su posizioni grilline, sta vivendo una fase molto difficile.
Mentre fino a un paio di anni fa conservava una certa autorevolezza, nel senso che la ricerca di notizie che assecondavano la propria linea editoriale era frutto di un lavoro trasparente, intellettualmente onesto, oggi certi titoli lo stanno facendo scadere al rango di giornaletto scandalistico.
Così è successo a Gimmi Cangiano, interpellato sul tema dal giornale di Travaglio dopo aver partecipato a rimorchio della Marini, al matrimonio, cioè all’unione civile, tra il cantante Valerio Scanu e il suo compagno.
Avendo letto, il giornalista Tommaso Rodano, alcuni post pubblicati in passato da Cangiano sul cosiddetto orgoglio eterosessuale e sulla famiglia naturale, è partito subito con la domanda relativa ad una citazione del parlamentare FdI Lucio Malan il quale su posizioni cattolico-radicali ha affermato che l’omosessualità è considerata in pratica un vituperio sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento.
Cangiano ha risposto di non ricordare questa affermazione del suo collega. Di fronte al rilancio del giornalista, Cangiano ha parlato sempre relativamente alla frase di Malan, di “un’espressione forte” aggiungendo che la Bibbia secondo lui non afferma questo.
Si è salvato in calcio d’angolo e non possiamo star qui a far le pulci anche se la Bibbia, soprattutto nell’Antico Testamento, ma anche in qualche battuta dei Vangeli non è che riservi un trattamento misericordioso ai sodomiti.
Ora, come possa essere uscito fuori da questa intervista il titolo con cui è presentata, che recita: “Non ricorso se FdI è antigay” lo può sapere solo chi quel titolo l’ha composto.
Il problema di Travaglio, giornalista di buonissima qualità e ottima cultura, è costituito dal fatto che, beato lui, non riesce ad affrancarsi, nonostante l’età matura, da quella che si configura come la passione di un ultras, che gli riempie il cervello di confusione, al punto che lui promuove al rango di realtà i suoi desideri.
Voleva far passare l’idea che questo deputato di FdI fosse ignorante, ma non ha fatto l’unica cosa che avrebbe dovuto, cioè far formulare, nel momento in cui cangiano ha rilasciato l’intervista al suo giornalista, una semplice domanda: Cosa ne pensa della posizione di FdI sulle unioni civili?
Non bastava fare la domanda che si è poi rivelata un assist per Cangiano se lui fosse o meno d’accordo sulla posizione della Meloni.
Era chiaro che rispondesse così come ha fatto, in pratica non rispondendo nel momento in cui ha affermato che lui è sempre d’accordo sulle posizioni della sua leader.
Va da sé che quando è stato posto l’ultimo quesito sulle adozioni, occorreva lì che Cangiano fosse stato in Nepal negli ultimi 7-8 mesi per non sapere che il suo partito è contro.
Insomma, ancora una volta Marco Travaglio si è dimostrato un pollo e così il suo giornalista.