NON CI SONO PIU PAROLE. L’Asl sta aggirando l’interdittiva antimafia per Capriglione nel super appalto della RSA di CASERTA. E il consorzio Nestore ha pure intascato l’anticipo di 600mila euro

9 Giugno 2022 - 13:40

Se il documento ufficiale della ASL di Caserta per la revoca del contratto con Nestore di Pasquale Capriglione esiste, l’atto non ha avuto una sua trasposizione nei fatti. Sono 15 giorni che la cooperativa continua ad operare nel centro di via De Falco con una specie di proroga quando, invece, avrebbe già dovuto levare le tend

CASERTA (g.g.) – L’appalto che ha determinato lo status della gestione della Rsa di Caserta, cioè dei servizi socio sanitari con telemonitoraggio sanitario dei pazienti ed attività alberghiere in modalità global service, è stato abituale compagnia dei lettori di CasertaCE che fin dal 2013 ne apprendono di tutti i colori, visto che noi già nove anni fa mettevamo in guardia inutilmente chi di dovere che su quella gara vinta dal duo Maurizio Zippo e Orlando Diana targata San Cipriano d’Aversa, si addensavano ombre sinistre e significativi sospetti da noi ampiamente argomentati su un’infiltrazione del clan dei Casalesi.

Tutta la storia della gestione della struttura che sorge alle spalle dell’ospedale civile è riassunta negli atti giudiziari, già noti, dell’indagine ancora in corso, con cui la Dda e la Squadra Mobile della questura di Caserta hanno finalmente scoperchiato l’autentico verminaio che noi denunciavamo da tempo come sistema unico di controllo

di fatto centralizzato dell’intera struttura dei servizi sociali in provincia di Caserta.

Orlando Diana, Maurizio Zippo, Luigi Lagravanese, Gennaro Bortone e Pasquale Capriglione. Si può dire che la Rsa dell’Asl di Caserta abbia rappresentato la summa, la quintessenza di questo sistema centralizzato di controllo sopra al quale il tutto veniva costantemente monitorato dai boss in carica pro tempore dei Casalesi, a partire da Nicola Schiavone jr.

Da dicembre in poi abbiamo descritto tutti i passaggi che hanno coinvolto l’assortita nomenclatura delle coop dell’organizzazione criminale: Il Volo, Primavera, Koinè, Amame, la società Non solo caffè e chi più ne ha, più ne metta. Sono due gli articoli di archivio che vi proponiamo e che riescono in qualche modo a mettere insieme tutti i pezzi dei fatti consumatisi attorno alla Rsa di Caserta (QUI IL PRIMO

& QUI IL SECONDO).

Oggi vogliamo occuparci dell’ultimo capitolo della storia: cioè del soggetto giuridico che nel tempo presente, quindi nella giornata odierna, giovedì 9 giugno 2022, ha aperto la saracinesca di questo importante centro sanitario.

L’ultima gara, dopo una serie di eventi tempestosi viene bandita nel 2018, durante la gestione del direttore generale Mario De Biasio. La tempistica è complicata. Dentro si innestano altre vicende collegate alle proroghe e a garette resesi necessarie dalla prima pioggia di interdittive antimafia. L’aggiudicazione definitiva avviene il 17 marzo 2020, nel periodo in cui alla direzione generale era già arrivato Ferdinando Russo, affiancato dall’inamovibile Amedeo Blasotti, direttore amministrativo con lui, così come lo era già stato con De Biasio.

Chi ha seguito il nostro lungo racconto di questi mesi, ricorderà che questa è la gara che secondo i componenti del “sistema”, della “organizzazione”, avrebbe dovuto vincere il  Consorzio Filipendo del luscianese Gennaro Bortone, cioè dell’imprenditore più vicino e collaborativo rispetto a Capriglione con il quale stipula una sorta di join venture. Ed è proprio lo stesso Capriglione, un Capriglione molto rilassato, perché evidentemente sapeva bene che quell’esito a sorpresa non avrebbe cambiato la sostanza di ciò che era stato stabilito, a parlare con la sua collaboratrice Paola Marrese, spiegandole che i meccanismi, le procedure avevano determinato la vittoria del suo consorzio, cioè Nestore, per l’inezia di mezzo punto a scapito proprio di Filipendo, con le altre due partecipanti ampiamente staccate nel punteggio, la Emme Due di Sessa Aurunca riconducibile ad un altro imprenditore del settore stra-indagato, cioè Michele Schiavone e infine il consorzio Icaro di Santa Maria Capua Vetere che fa riferimento all’imprenditore Gabriele Capitelli.

Dunque, dal marzo 2020 ad oggi, 9 giugno 2022, è Nestore o qualche suo derivato comunque riconducibile a Capriglione a gestire il servizio e un appalto che fu aggiudicato partendo da una base d’asta di 3 milioni 419 mila e 218 euro, mica bruscolini. Il giorno 26 maggio, perché non ci fossero dubbi di sorta, abbiamo pubblicato la comunicazione ufficiale con cui la prefettura di Caserta formalizzava l’interdittiva antimafia a carico di Nestore. Nei giorni successivi, ragionando su una determina di revoca proveniente dal comune di Sparanise, erogata in qualità di ente capofila dell’Ambito C9, abbiamo dato notizia di un’altra interdittiva antimafia, stavolta per la cooperativa Mondo Nuovo, interna sempre alla galassia di Capriglione che gestisce attraverso il suo commercialista di fiducia, il casertano Maurizio Pontillo.

Insomma, se seguissimo 20/30 albi pretori, ne troveremo tante altre di revoche, relative a Nestore, Mondo Nuovo e tutte le altre cooperative che la Dda e la Squadra Mobile hanno monitorato durante la loro indagine, documentando la riconducibilità delle stesse a Capriglione.

Dal giorno 26 ad oggi sono trascorsi 15 giorni esatti. Fioccano le revoche, autentici atti dovuti e che sono, caro direttore generale dell’Asl Caserta, Ferdinando Russo, e caro direttore amministrativo, Amedeo Blasotti, l’unico motivo, l’esclusivo obiettivo che lo Stato persegue nel momento in cui rende esecutivo l’atto amministrativo di interdittiva antimafia. Un provvedimento che, non a caso, viene notificato a tutti i comuni e a tutti gli enti pubblici in modo che questi provvedano immediatamente alle revoche.

Capito, direttori Russo e Blasotti. Le interdittive antimafia non si fanno per sport, giusto così, per ingannare il tempo in un ufficio senza carichi di lavoro. Si tratta di atti straordinari che vanno riscontrati con conseguente, speculare solerzia e serietà. Se oggi, nove giugno, Nestore o comunque Capriglione ha aperto la saracinesca della Rsa di Caserta, così come è effettivamente accaduto, allora significa che voi, Russo e Blasotti, a differenza finanche di quegli strani individui che abitano il comune di Sparanise, oggida più di un mese sotto commissione di accesso, ritenete che, tutto sommato, un’interdittiva antimafia rappresenti un ozioso atto della burocrazia.

Qualcuno potrà dirci che la revoca in realtà c’è stata e che anche noi di CasertaCE abbiamo dato notizia del documento firmato dal direttore generale Russo il 27 maggio. Il problema, però, sono gli effetti di questa revoca.

Da 13 giorni, infatti il contratto è stato cancellato, revocato, ma la cooperativa di Capriglione continua ad operare nel centro di via Falco, nell’attesa che l’Asl metta in piedi una procedura per stabilire chi dovrà sostituirla. In casi così importanti, come quelli di un’inchiesta della direzione distrettuale antimafia e di un interdittiva spiccata dalla prefettura, la ASL dovrebbe muoversi con celerità ed emergenza, attivando un procedimento di affidamento per il breve periodo, un metodo osteggiato spesso da questo giornale, ma in questo caso unico modo da sanare questa incredibile situazione che vede un’azienda sotto inchiesta per camorra continuare a guadagnare legittimamente denaro pubblico. Invece, utilizzando la motivazione dei “servizi essenziali” e senza possibilità di interruzione, Russo e Blasotti continuano a fregarsene altamente di quanto deciso dalla prefettura di Caserta.

La revoca è un atto dovuto che l’ASL ha dovuto redigere e pubblicare, ma in queste due settimane nulla risulta, nessun tipo di attività propedeutica alla sostituzione. In pratica, l’azienda sanitaria casertana in questo modo aggira l’interdittiva antimafia ai danni del consorzio Nestore.

Questi 13 giorni che separano il momento dell’ufficializzazione dell’interdittiva a quello in cui stamattina Capriglione ha aperto le saracinesche dovranno essere pagati a Nestore, che avrà tutti i difetti del mondo, ma conosce bene i propri diritti, come ha dimostrato il suo avvocato, battendosi per avere la dovuta anticipazione contrattuale di ben 600 mila euro, già incassati dal Capriglione. Niente da dire sull’operato di questo legale, il quale aveva fretta e poi si è capito anche il perché. Non sappiamo se si tratti dello stesso Stefano La Marca, che in nome e per conto di Capriglione si occupa, così come emerge da una delle intercettazioni già rese note, della gestione dei documenti della gara aggiudicata nel marzo 2020.

Non sappiamo se è lui, ma comunque, in punto di diritto, i 600 mila euro di anticipazione che hanno reso a Capriglione questo periodo un po’ meno amara, toccavano eccome. Naturalmente, non conosciamo i tempi dell’erogazione e non sappiamo se questa sia avvenuta prima o dopo la fatidica data del 10 dicembre 2021, quella in cui scatta il blitz delle perquisizioni. La collocazione temporale di tutti questi fatti può essere importante o meno importante. Quel che certo è che faremo di tutto per mettere insieme le tessere di questo ulteriore inquietante mosaico del modo in cui viene gestita la sanità pubblica in provincia di Caserta