OGGI IN AULA. La calunnia di Alfredo Campoli: nel 2018 avrebbe dato al sottoscritto 1.000 euro a titolo estorsivo. CHE ACCATTONE CHE SONO!!!😂😂😂

22 Novembre 2024 - 19:02

Tra l’altro era un periodo in cui il rapporto tra me e Giovanni Zannini, , era ancora fraterno. Naturalmente, ho già presentato una corposa querela per calunnia. Questa cosa Campoli l’ha fatta scrivere contemporaneamente alla denuncia che ha fatto contro Tiberio La Torre. Se non stiamo alla farneticazione, poco ci manca. Ma è chiaro che si è trattata di una disperata mossa del sistema Zannini per chiudermi la bocca

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MONDRAGONE (Gianluigi Guarino) – Correva l’anno 2018 ed era il tempo in cui Giovanni Zannini, che consideravo mio amico personale, entrava nella redazione di CasertaCe, prorompendo in un immancabile magister!

Era il tempo in cui il sottoscritto, compiendo uno degli errori, dei tanti della sua vita, assisteva, già con qualche perplessità, alle azioni di una carriera, che aveva contribuito pesantemente a costruire, parallelamente all’ immagine politica dello Zannini, aprendo la strada a quel clamoroso colpo di fortuna avuto grazie alla coerenza dell’amica Rosaria

Capacchione, al tempo senatrice del PD, che pose il suo veto alla candidatura, alle Regionali del 2015, di Zannini nella lista del Partito Democratico, dove lui voleva stare per alimentare il suo obiettivo di candidarsi per la fascia tricolore di primo cittadino di Mondragone, in alternativa all’allora sindaco Giovanni Schiappa.

Quel “no“, legato a valutazioni di ordine morale opposto da una giornalista di comprovatissima e collaudatissima esperienza in fatti di cronaca giudiziaria, indusse Zannini a chiedere al sottoscritto cosa avrebbe potuto fare per non revocare quello che lui riteneva un proprio diritto ad entrare in politica.

Quando mi prospettò una candidatura con ia civica Campania in Rete, gli dissi che a mio avviso avrebbe fatto bene perché, al di là delle valutazioni della Capacchione, non c’era un motivo per cui lui non dovesse misurarsi con il consenso del popolo sovrano.

Risultato: alle 3 del mattino del 1 giugno 2015, dalla redazione di CasertaCe che seguiva lo spoglio notturno (in quell’occasione si votò solo nella giornata di domenica, 31 maggio), chiamai Zannini, il quale dormiva beatamente a casa sua, e lo avvisai che le alchimie della complicatissima legge regionale utilizzata per la Campania attribuivano un seggio, grazie ai resti, alla lista Campania in Rete. E lui, con 2600 voti circa, faceva segnare per pochi decimi la percentuale migliore tra i più votati di questa lista rispetto alle altre province.

Quindi, il seggio scattava a Caserta ed era suo. Lui, che mi considerava un magister, la prese sul serio. Si rivestì e si mise in movimento. Da quella mattina io cominciai a conoscere un altro Giovanni Zannini. Certo, il nostro rapporto, saldissimo dal punto di vista personale e umano durò altri cinque anni, fino alle elezioni regionali 2020, quando compresi che il modo con cui intendeva la politica era esattamente contrario rispetto a quello che, abilmente, mi aveva dato ad intendere negli anni precedenti.

Il resto è storia.

Ora, pensate un po’ che durante l’interrogatorio in cui Alfredo Campoli, lo scorso 8 maggio, parla per la prima volta delle presunte attività estorsive che Tiberio La Torre avrebbe perpetrato ai danni di Zannini, afferma, come se c’entrasse qualcosa con l’oggetto della denuncia ai danni di Puntinella, che il sottoscritto gli avrebbe chiesto nell’anno 2018 la somma di 1.000 euro a titolo estorsivo, che non so se essere più indignato per la calunnia subita o per l’entità della cifra che, francamente, sancirebbe la mia inabilità professionale da giornalista di quattro soldi.

Scherzi a parte, ho presentato querela per calunnia nei confronti di Campoli e vedremo come andrà a finire questa storia.

Una storia strana perché quella citazione del mio nome era totalmente decontestualizzata rispetto. alla vicenda La Torre e né avevo mai scritto articoli su presunti rapporti tra Alfredo Campoli e Tiberio La Torre.

Mi occupavo, al tempo come oggi, delle dinamiche di un sistema di potere che ritengo pestilenziale per questa provincia.

Naturalmente, avendo questo sistema avuto origine a Mondragone anche per effetto della mia sciagurata scelta di consegnare a Zannini su un piatto d’argento la testa di Schiappa, facendolo però sempre in buona fede, ritenendo che i racconti a me fatti fossero autentici, non potevo esimermi dal parlare sempre o quasi di Alfredo Campoli che nel 2018 era saldamente ancorato al carro di Zannini e dunque in linea con le scelte editoriali di questo giornale.

La scorsa primavera il suo nome sarà uscito una ventina di volte e il 10 maggio, probabilmente grazie alla farina del suo sacco, ma anche tramite qualche consiglio esogeno, se n’è uscito con questa storia miserabile dei mille euro che, francamente, non ci posso proprio pensare. Non tanto per la calunnia, ripeto, ma ad una cifra da vero e proprio accattonaggio.

Ovviamente, stamattina, in udienza, provando, sostanzialmente invano, a rispondere al serrato controesame dell’avvocato Carlo De Stavola, legale di Tiberio La Torre, il testimone Alfredo Campoli (che poi non si capisce perché non si sia costituito parte civile, avendo, non l’8 maggio, bensì il 10, presentato denuncia per estorsione) non ha saputo descrivermi neppure fisicamente, pur affermando che era lui a venire personalmente a Caserta per consegnarmi i mille euro.

Io li prendevo e per un periodo, così ha dichiarato, non l’attaccavo, poi tornavo ad attaccarlo. Altro non ha detto, ma aggiungerei io che lui si è dimostrato un tirchio perché, quando io ho cominciato ad attaccarlo, se la dinamica dei mille euro fosse stata utile a zittirmi, sarebbero serviti solo altri mille euro per una tregua o una moratoria. Vabbè ridiamo per non piangere di fronte a queste bugie e a queste imposture.

La realtà è che questa è una delle diverse operazioni del sistema Zannini – rispetto al quale, ripeto, mi assumo piena responsabilità, avendo contribuito a crearlo, in pratica camminando mano nella mano con questa persona e aiutandoci a vicenda con questa persona – poste in essere per tentare di farmi fuori e far fuori CasertaCe.

Dicevo ieri sera ad un amico che qui a Caserta abbiamo combattuto in cinque contro diecimila. Eppure i diecimila non hanno vinto. E sapete perché? Loro hanno operato sempre perseguendo un obiettivo materiale: più voti, più potere, più soldi. Noi cinque abbiamo sempre operato perseguendo un obiettivo morale, consistente nell’amore per una causa e principi di autentica legalità.

Quando un esercito è motivato dal sacro fuoco di una giusta causa, ogni suo soldato ne vale certo di quello dell’esercito mercenario.

Il resto del resoconto della testimonianza di Alfredo Campoli lo leggete nell’altro articolo, il cui link trovate all’inizio di questa nota.