Ormai il DUPLICE OMICIDIO CATERINO-DE FALCO è un tormentone giudiziario: dopo la condanna di Ciccio e’ Brezza, oggi ergastoli à gogo. Michele Zagaria, Spierto e compagnia. I NOMI E LE PENE

5 Dicembre 2022 - 18:38

Il verdetto è stato pronunciato in funzione monocratica dal gip del tribunale di Napoli, Marcello De Chiara. Condanna anche per Ciccariello…

SANTA MARIA CAPUA VETERE – I processi riguardanti il duplice omicidio riguardante Sebastiano Caterino l’evraiuolo e di Umberto del Falco avvenuto il 31 ottobre 2003 in via Dei Romani, a Santa Maria Capua Vetere, in pieno giorno e a pochi metri di distanza dall’area IACP più popolosa e problematica della città, sono diventati una sorta di romanzone.

Quello iniziale e fondamentale ha portato da tempo alla pronuncia di sentenze definitive di condanna per organizzatori e killer di un delitto, realizzato in stile paramilitare, e deciso da Francesco Schiavone Cicciariello, su sollecitazione di Vincenzo Schiavone, detto Petillo, in quel periodo particolarmente attivo sulla piazza di Santa Maria Capua Vetere, che coinvolse personaggi di spicco come Vincenzo Conte “Nas e Can.

Poi c’è stato un secondo filone di indagine, partito dalla decisione di Francesco Zagaria Ciccio e’ Brezz di diventare un collaboratore di giustizia.

Ed è su questo filone che il tribunale di Napoli, esattamente, il gip Marcello De Chiara, ha pronunciato la sentenza, ad epilogo del rito abbreviato.

La scelta di questa procedura che, in certe condizioni, garantisce una riduzione della pena, non è servita ad evitare la condanna

all’ergastolo per Michele Zagaria, Pasquale Spierto, Enrico Martinelli e Giuseppe Caterino.

Vent’anni di reclusione anche per Claudio Giuseppe Virgilio e Francesco Schiavone Cicciariello, 12 anni per Antonio Iovine e Bruno Lanza, infine, dieci anni per Giuseppe Misso e Nicola Panaro.

Dalle dichiariazioni di Ciccio e’ Brezza è emerso un quadro piùù particolare dell’omicidio, che ebbe come fulcro di elaborazione la famiglia Schiavone, ma che proprio questa famiglia volle partecipare assieme alle altre strutture apicali del clan dei Casalesi, a partire da quelle di Michele Zagaria e Antonio O’ Ninno Iovine.

Di qui il coinvolgimento dell’ex primula rossa di Casapesenna e di altri esponenti del cosca.

Il terzo filone, invece, ha anticipato con la sua sentenza il secondo. E’ storia nota, infatti, quella della dura condanna inflitta al citato Francesco Zagaria Ciccio e’ Brezza, celebrato dinanzi all’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere e nel quale, per altre contestazioni di reato, era imputati l’ex sindaco di Capua, Carmine Antropoli, gli ex assessore Taglialatela e Ricci.

In quella circostanza, la corte di Assise non applicò, così come invece aveva chiesto il pubblico ministero, i benefici che toccano ai collaboratori di giustizia, ma solo le attenuanti generiche, con conseguente condanna di Ciccio e’ Brezza a 17 anni di carcere.

Prossimo round in corte di Appello, sia per quanto riguarda i condannati di oggi, sia per Zagaria Ciccio e’ Brezza.