ORA I GOVERNATORI DICONO CHE I TEST RAPIDI SONO INUTILI. Ignoranti, il problema siete voi e i vostri dipendenti delle Asl che avete comunicato positività fantasma nelle ultime 2 settimane
17 Maggio 2020 - 11:34
CASERTA (g.g.) – In questi ultimi 2 o 3 giorni, governatori, presunti scienziati della virologia, dell’immunologia e dell’epidemiologia, hanno sentenziato: i test rapidi non servono a nulla, sono inaffidabili.
Noi ribadendo che questo l’avevamo scritto già il 25 marzo, spiegando dettagliatamente perché questi test rapidi erano inaffidabili, vi invitiamo a navigare un attimo nel nostro sito e poi ci dite quanti articoli avete trovato, su cui, noi sì e non a chiacchiere come ha detto “quello la”, “abbiamo buttato il sangue” per spiegare l’apparente intrigo dei due anticorpi IgG e IgM. Dunque, oggi noi, proprio noi che l’abbiamo scritto per primi, dobbiamo spezzare una piccola lancia a favore di questi test ematologici. La colpa non è delle sostanze che lo costituiscono, ma della profonda ignoranza di chi ne parla, a partire da quella esposta a iosa da alti rappresentanti delle istituzioni. Gli scienziati dovrebbero porre rimedio, ma pur conoscendo cosa siano questi test rapidi, alimentano e sollevano ulteriore confusione non facendo capire un tubo alla gente comune.
In effetti, vi spieghiamo cosa è successo nelle ultime due settimane affinché fossero confezionate queste stroncature: a partire dal giorno in cui le regioni del Sud hanno organizzato dei posti di blocco integrati dal personale delle Asl, sono stati introdotti nel lessico della comunicazione, i due fatidici aggettivi che poi hanno determinato lo sputtanamento immeritato dei test rapidi.
Nel giorno in cui uno strano giornalista di La7, in diretta nazionale definì come “positivi” 60 test rapidi su 400 e passa persone controllate, si cominciò ad andare per la tangente a non capirci più un cazzo, alimentando per di più l’allarme della gente. Noi, poi, non è che possiamo fare chissà che. Casertace e Napolice sempre giornali locali sono e neppure abbiamo avuto la possibilità di darci un’organizzazione interattiva sui social, allo scopo di amplificare e allargare i contenuti dei nostri siti, che utilizziamo solo come vetrina. Per cui, nonostante l’articolo che immediatamente pubblicammo (clicca qui per leggere) si creò come si suol dire, “il lutto”.
Quel pomeriggio noi preannunciammo che il giorno dopo esisteva la seria possibilità che i tamponi a cui i 60 erano stati sottoposti dopo questa presunta positività, sarebbero stati negativi. E così puntualmente accadde.
In Campania, ma anche nelle altre regioni del Meridione, si continuò a parlare di test rapidi positivi e negativi incassando solenni brutte figure al momento del riscontro fondamentale e decisivo dei tamponi naso-faringei. Al sesto, settimo giorno di figure di merda, i governatori, a partire da quello della Lombardia, batterono in ritirata e arrivarono alla geniale conclusione che quei test non servivano a nulla.
In realtà non è così: è la classe politica di questo Paese, tutta, ma proprio tutta, che non serve a nulla. Superficiale, banale. Non ne parliamo poi di quelli che lavorano nelle Asl. Per la maggior parte, dei totali ignoranti piazzati lì dal padrino politico di turno.
Che cavolo significa che un test rapido è positivo o negativo? Nulla. E’ un errore. Intanto questi aggettivi non si dovrebbero usare perché vanno a confondersi con quelli omologhi utilizzati per definire, questa volta appropriatamente e chiaramente, gli esiti dei tamponi. Ma parlare di test rapidi positivi o negativi è una castroneria scientifica, perché come abbiamo scritto più volte i due anticorpi IgG e IgM possono essere presenti singolarmente oppure insieme, poi uno scompare oppure non scompare, l’altro sopravvive oppure non sopravvive. Ognuna di queste situazioni può essere letta in due o tre modi diversi. Insomma, bisognerebbe che tutta questa cosa dei test rapidi fosse gestita da gente preparata che non comunica cazzate e da giornalisti che magari, dopo aver lavorato, dedicano, essendosi scelti, senza che nessuno li costringessi, questa professione, altre due o tre ore allo studio. Se nel sangue c’è uno dei due anticorpi, quello che irrompe sulla scena a Covid ancora vivo e vegeto cioè l’IgG e quello che di solito s’insedia a Covid in fase terminale, cioè l’IgM, questo deve rappresentare uno strumento di lavoro e non una risposta diagnostica che si traduce in una folle, scriteriata e ignorante definizione di positività o di negatività.
Quando si dice che uno è positivo al test rapido, vuol dire che nel suo sangue è stato trovato uno dei due anticorpi o tutti e due insieme.
Un attimo: non è che quegli anticorpi esistono solo perché esiste il Covid. La loro presenta infatti può essere legata anche alla esistenza di altre infezioni.
L’Italia è un Paese che adora l’enfasi, la superficialità delle parole. Una volta eravamo un popolo di santi, navigatori e poeti, oggi siamo un popolo di amanti del cabaret. D’altronde se non fosse così, i vari Governatori a partire da De Luca, proseguendo anche con Toti e altri (salviamo solo Zaia perché lui, i tamponi li ha fatti e non a chiacchiere), non avrebbero raggiunto gradimenti da rockstar, intorno all’80% (noi fieri di appartenere al 20), come le rilevazioni statistiche ci indicano in questi giorni. Ora, c’è una marcia indietro sui test rapidi che invece, ed ecco la nostra lancia, potrebbero essere utilizzati con discrezione come iniziale selezionatore delle persone da sottoporre poi al tampone perché magari la presenza di uno o di entrambi gli anticorpi, nel sangue di un individuo, può essere come poi in realtà è, un indicatore, un segnale, che scientificamente merita di essere indagato. Questo sono sempre stati e sono i test rapidi e non altro.
Va beh, che ne parliamo a fare.