ORDINE DEGLI INFERMIERI di….CASERTA, pardon, AVERSA. Elezioni “macchietta”, Gennaro Mona e Stabile si eleggono da soli. Alle urne solo il 5%

2 Novembre 2020 - 12:33

Abbiamo guardato in google e abbiamo acquisito un’informazione che la presidente nazionale Opi si chiama Barbara Mangiacavalli. Ci piacerebbe capire cosa ne pensa di questa barzelletta e di come viene gestito l’Ordine provinciale di qui

 

CASERTA -(g.g.)  Abbiamo imparato a conoscere come funzionano le cose nel nostro paese e nei nostri territori. Se tu, inteso come mezzo di informazione, che vivi editorialmente per testimoniare i valori liberali che non possono non partire dal rispetto intransigente della legge e delle regole, ritieni che scrivendo degli articoli in cui si vede chiaramente che queste regole e queste leggi vengono violate, calpestate o, al minimo, raggirate e aggirate, la cosa si possa, conseguentemente alla verifica sulla veridicità dei suddetti articoli, sistemare per l’intervento di una istituzione deputata a farlo o per un gesto di resipiscenza di chi ha messo in atto questo tentativo di violazione o di elusione, è meglio che ti vai a chiudere in un eremo sulla montagna perchè quello che in Italia è evidente, non lo è per chi dovrebbe certificare questa evidenza.

Se un giornale come il nostro, che sta pubblicando e continuerà a farlo, degli audio che in maniera indiscutibile, incontestabile, certificano che un concorso pubblico per vigili urbani come quello svoltosi a Santa Maria Capua Vetere ha prodotto un risultato, diciamo così, mantenendoci bassi, irregolare

e nonostante questo, nessuna istituzione, nè amministrativa, nè giudiziaria ritenga necessario quantomeno approfondire, verificare, non acquisendo i nostri articoli, per carità, noi siamo gli ultimi scemi, ma, semplicemente, le suddette registrazioni allo scopo di ascoltarle per capire se sono uguali a quelle pubblicate da CasertaCe, come pensate che un gruppo di soggetti con caratteristiche note, definite, consolidate da un’abitudine alla gestione di un potere raggiunto con le modalità tipiche del “fare italico“, cioè della lottizzazione, del clientelismo più rozzo e verticale, possano fermarsi o essere fermati di fronte ad articoli, i quali asseriscono, come hanno asserito nei giorni scorsi, che sarebbe stato a dir poco folle e sicuramente irregolare tenere le elezioni per gli organi dell’Ordine delle professioni infermieristiche, sabato 31 ottobre e domenica 1 novembre, in pieno covid, costringendo eventualmente 7mila infermieri a raggiungere, non già Caserta capoluogo, bensì Aversa, dove spadroneggia uno storico capobastone del sindacato nostrano, il ben noto Salvatore Stabile della Fials (andate a vedere i figli, le nuore, i generi suoi e del fratello Peppe, assunti nell’Asl di Caserta), e che dunque dopo aver messo già al sicuro l’esito di queste elezioni, nel momento in cui il presidente uscente dell’Opi Gennaro Mona, da San Nicola La Strada, ha deciso, nonostante avesse già formalizzato la sua candidatura, di escludere la lista avversaria costituita dai sindacati Nursing Up, Cgil, Cisl e Uil?

Naturalmente, non si sono fermati. E nè la Prefettura, a cui si sono rivolti i sindacati della lista ricusata, non da una commissione elettorale paritetica di garanzia (veramente siamo alla “bancarella del torrone”), ma dal presidente, nonostante questi fosse ricandidato, men che meno il sindaco di Aversa Alfonso Golia hanno questa…come la vogliamo chiamare, va bè, non la chiamiamo proprio, tanto fa lo stesso.

Eppure, il sindaco Golia lo avrebbe dovuto fare, avendone potere, ma non l’ha fatto per non scontentare il consigliere comunale Peppe Stabile che gli potrebbe tornare utile nel caso in cui i famosi 6 dissidenti della maggioranza decidessero di uscire definitivamente da questa.

La Prefettura, d’altronde, nulla avrebbe potuto decidere, perchè solo il sindaco della città in cui questo seggio, unico in tutta la provincia, era stato allestito, avrebbe avuto, come detto, il potere di dire no, utilizzando soprattutto la sua funzione di massima autorità sanitaria del proprio comune. Con le norme in vigore, per fermare tutto, si sarebbe dovuta realizzare un’interpretazione legata agli assembramenti o alla verifica dei sistemi di sicurezza di prevenzione adottati, nel famigerato seggio allestito, sostanzialmente, se non formalmente, da Salvatore Stabile e Gennaro Mona, cosa che evidentemente non è stata fatta. Risultato: hanno votato, leggete bene, il 5% degli aventi diritto. In pratica 350 su 7.000. Sostanzialmente la famiglia, neanche poi tanto allargata, dei fratelli Stabile, i quali, con questi “quattro voti”, si sono confermati nel controllo dell’Ordine delle professioni infermieristiche, con buona pace delle regole, del principio della legittimazione democratica e di uno straccio di etica comportamentale.

Quelli che si lamentano, cioè gli altri sindacati, non è che possano poi rompere più di tanto le scatole. Perchè se a Roma c’è un presidente nazionale, c’è un direttivo nazionale, ci sono, almeno sulla carta, degli organismi di controllo e nonostante ciò viene avallato, anzi certificato un risultato frutto del voto di 5 infermieri su 100 dell’intera provincia, significa che il piano perverso della Fials è stato materialmente sostenuto e moralmente avallato anche dagli organismi nazionali che, evidentemente, con Stabile e Mona fanno pappa e ciccia. E allora, invece di lamentarvi, andate sotto alla sede dell’Opi a Roma e strappate la tessera rifiutandovi categoricamente di versare le quote fino a quando non sarà ripristinata la legalità violata. 

Perchè qui c’è poco da discutere: è talmente clamorosa la circostanza di un’elezione tenuta (si fa per dire) nel momento più grave di una pandemia mondiale, che non si può non collegare l’insistenza, l’impermeabilità ad ogni esortazione, a partire da quella che anche il prefetto aveva formulato nei giorni scorsi, all’obiettivo di creare uno status quo, organismi ricostituiti, di fronte al ricorso che la lista esclusa da Mona ha presentato al Ministero.

Anzi, il coronavirus è diventata una ulteriore occasione per mettere tutto al sicuro. Perchè magari se fossero andati a votare 3, 4mila infermieri e tutti quelli appartenenti a Nursing Up, alla Cgil, alla Cisl e alla Uil avessero gettato nell’urna una scheda bianca o una scheda nulla con una scritta di protesta concordata, quel 5% di soldati Fials sarebbe stato letteralmente subissato dalle schede bianche e nulle. Invece il covid ha tenuto tutti a casa. E figuriamoci se un infermiere di Vairano o anche di Caserta si metteva a rischiare, ieri, di contagiarsi in un seggio elettorale dopo averla magari scampata bella in una corsia di ospedale durante le ultime settimane.

Cosa succederà ora? Stando ai precedenti, non accadrà proprio nulla. Quantomeno, gli organismi nazionali dell’Opi che hanno dimostrato cointeressenze collusive nella visione di un certo modo di gestire gli organismi dell’Ordine, non faranno niente , così come niente hanno fatto in passato, quando altre nefandezze regolamentari si sono consumate, in passato, sin dal tempo in cui l’Ordine non esisteva ancora e c’era solo un collegio, l’Ipasfvi, sempre attraverso l’azione dei soliti noti.

L’unica speranza è la ricostituzione di un minimo standard di legalità rappresentato dal ricorso e da un eventuale suo accoglimento da parte dell’organismo ministeriale a cui quelli della lista ricusata si sono rivolti.

Inutile, a questo punto, anche declinare i nomi degli eletti, perchè ormai siamo abituati, a Caserta, a trovare spazi invisibili ad occhio nudo, in cui l’asticella della malacreanza amministrativa rispetto a quello che dovrebbe essere l’ordine costituito sulla Legge, può essere ulteriormente abbassata, non compiendo però l’errore di ritenere che più in basso di così non si possa scendere.