ORE 18.10 ESCLUSIVA. Nicola Schiavone e le armi. “Andavo all’Università armato di fucile”

4 Dicembre 2018 - 18:15

CASAL DI PRINCIPE – (Tina Palomba) “All’epoca andavo all’università. Nel 1999 accade un episodio che segnò la mia vita personale, organizzai un servizio scorta per una persona (omissis) lo seguivo nel tragitto scuola – casa, armato di fucile, pronto all’occorrenza a farne uso”. Parla il neo collaboratore Nicola Schiavone e nelle recenti dichiarazioni ha raccontato ai magistrati i motivi del suo pentimento e di un episodio gravissimo, a causa del quale ha commesso un primo omicidio e che lo costrinse ad andare armato persino quando si recava all’università.

“Ho preso la decisione di collaborare con la giustizia in quanto sono stanco di questa vita, mi riferisco alle collaborazioni degli affiliati Francesco Della Corte, Pasquale Vargas, Nicola Panaro, Giuseppe Misso e Francesco Barbato. Sono entrato a far parte ufficialmente del clan dopo l’arresto di mio zio Francesco Schiavone detto Cicciariello, ma già dal 1999 avevo il mio gruppo con Armando Schiavone, Michele Della Gatta e Bartolomeo Cacciapuoti, i fratelli Crescenzo e Salvatore Laiso, il primo poi assassinato. Dal 2004 il mio compito è stato di affiancare mio cugino Nicola Panaro. Non mi è servita l’affiliazione perché essendo figlio del capoclan non mi serviva. I rapporti con Zagaria e Iovine li gestiva lui”.

In questo stralcio, non viene ulteriormente precisato ma sicuramente Nicola Schiavone l’avrà fatto in altre fasi dell’interrogatorio, il dettaglio dell’omicidio di Crescenzo Laiso che avvenne, ricordiamo, subito dopo il pentimento di suo fratello Salvatore Laiso, uno dei riferimenti principali del gruppo di Nicola Schiavone.

Salvatore Laiso ha sempre considerato responsabile di quel delitto, il rampollo di Sandokan. Vedremo successivamente come lo racconterà quest’ultimo.