PALAZZETTO DELLO SPORT DI CASAGIOVE. I problemi non finiscono mai: l’opposizione attacca l’amministrazione Vozza sul recesso-non recesso e il nuovo accordo con De Mauro

3 Dicembre 2021 - 17:50

È stato il consigliere comunale di opposizione Moscatiello a portare alla luce dell’assemblea cittadino il fatto che, fino a prova contraria, se c’è un recesso, se un contratto è morto, non puoi mica tornare indietro

CASAGIOVE (l.v.r.) – Visto che ci saranno alcune perplessità esplicitate nelle prossime righe di questo articolo, partiamo con delle certezze.

Il palazzetto dello sport, sponsorizzato dalla New System di Sandro De Mauro (infatti si chiama PalaNewSystem e non sappiamo quanto sia stato speso per legare il nome alla struttura sportiva) è stato affidato in concessione nel 2013 alla ASD Basket e minibasket Cervino presieduta dalla dalla 63enne Valentina Caterino, ma tra le persone che gestiscono le attività all’interno del palazzetto troviamo anche lo stesso De Mauro, mecenate del basket casagiovese, che fa da main sponsor all’impianto e un minimo di voce in capitolo, per usare un eufemismo, ce l’ha.

Questa premessa è necessaria per contestualizzare l’attenzione della cittadinanza verso quello che attualmente è l’unico edificio sportivo di proprietà pubblica in funzione e che vede tra i suoi gestori un imprenditore molto conosciuto, sia per la sua attività lavorativa, sia per quella sportiva e che durante le ultime consultazioni per la carica di sindaco è stato uno dei grandi elettori del vincitore della sfida, Giuseppe Vozza.

Oltre all’attenzione, nei giorni scorsi ci sono state anche forti polemiche legate ad un documento arrivato nelle stanze del comune di Casagiove il 24 maggio 2021. In quel giorno, la ASD Cervino, tramite i suoi legali, rende noto al comune il recesso dal contratto. In pratica, chiude baracca e burattini e si appresta a riconsegnare lo stabile il 30 giugno.

La motivazione dell’addio era da rintracciarsi nel fatto che il comune di Casagiove non aveva risposto alle richieste della società sportiva di modificare i termini del contratto, possibilità prevista dal Decreto Rilancio, in considerazione dei mancati ricavi della concessionaria a causa della pandemia da coronavirus. Chiaramente, una struttura sportiva in un periodo in cui tutti sono costretti a stare a casa non è che possa introitare denaro e quindi ha chiare difficoltà nel pagare anche il canone d’affitto.

La ASD Cervino si lamenta del comportamento “omissivo” del comune di Casagiove, sciogliendo così il contratto di affidamento in concessione del palazzetto.

L’ente, un mese dopo rispetto al recesso comunicato dalla ASD Cervino, contesta l’efficacia della legittimità della decisione, dichiarandosi favorevole, non ostile al raggiungimento di un accordo.

Diciamola breve, una soluzione sulla questione economica si può trovare, dicono da via Iovara. Difatti, dopo il recesso si è giunti ad una pace: la ASD doveva rinunciare al recesso dal contratto, l’accordo che si sarebbe allungato fino al giugno 2025, con una riduzione del canone di affitto per circa 9 mesi, da settembre 2021 a giugno 2022 e un dimezzamento di quanto dovuto dalla concessionaria per i pagamenti da aprile 2020 ad agosto 2021. La società, nel frattempo, avrebbe completato i lavori straordinari alla struttura, previsti nel contratto del 2013 entro il decennio da quella data, quindi giugno 2023.

Tutto bene quel che finisce bene, quindi. Non esattamente.

Nel consiglio comunale di martedì 30 novembre la maggioranza del sindaco Vozza ha portato questa proposta in assemblea, ritrovandosi però l’agguerrita opposizione della minoranza, guidata dal consigliere Francesco Moscatiello.

Nella dichiarazione di voto, chiaramente in dissenso con quanto presentato dalla maggioranza rispetto a questo accordo, il capogruppo di Casagiove nel Cuore ha dichiarato che – calcoli alla mano – senza la pandemia il comune avrebbe incassato circa 600.000 euro in 9 anni, mentre con la pandemia avrebbe incamerato circa 625.000 euro in 12 anni, reputando tale somma eccessivamente bassa.

Ma la questione più interessante arriva poco dopo.

Il consigliere di minoranza e avvocato ha anche espresso il suo punto di vista sulla questione contratto: a seguito del recesso della concessionaria dello scorso maggio non si sarebbe potuto procedere al riequilibrio, ma era obbligatoria l’indizione di una nuova gara pubblica. Il punto di vista avrebbe – secondo l’opposizione – una forte base normativa legata ad una sentenza del Tar Campania del 2021 che, in parole povere, toglie la possibilità al comune di impostare qualsiasi accordo con la ASD Cervino, visto che il contratto non è più attivo dopo il recesso di una delle parti, e che quindi dove essere messa in piedi una gara per affidare la gestione del palazzetto. In pratica, se per soggetti privati è possibile fare marcia indietro dalla procedura di recesso, quando avviene tra un pubblico il privato si riparte da capo con un nuovo appalto.

E qui si scontrano due scuole di pensiero agli antipodi allora: da una parte c’è il comune che non ritiene efficace quella dichiarazione recesso da parte della società concessionaria e quindi si sente nel giusto quando mette in piedi questa transazione, quando trova un accordo con la società.  Ma, attenzione, l’amministrazione Vozza trova la chiave di volta, fa la pace con il concessionario chiedendo in primis la rinuncia al recesso della ASD. Una rinuncia che, quindi, ci sarebbe stata e avrebbe avuto un valore, non sarebbe stata così inefficace come inizialmente dichiarato dal comune.

Dall’altra parte, invece, ci sono i consiglieri di opposizione che ritengono illegittima quest’operazione perché se c’è un recesso, non c’è più il contratto e l’amministrazione, l’ente pubblico dovrebbe obbligatoriamente in questo caso bandire una gara tra vari concorrenti e non fare la pace con la concessionaria “fuggita” dal contratto e amici come prima.

Secondo la minoranza, in pratica, il palazzetto dello sport sarebbe stato gestito in maniera abusiva dal 25 maggio, giorno in cui la ASD Cervino ha dichiarato il recesso dal contratto, fino ad oggi, mancando la validità di un contratto su cui c’era stato un recesso.

Dai banchi del governo cittadino è emersa una certa sorpresa quando dalla dichiarazione di Moscatiello è saltato fuori il termine “recesso”. Il sindaco infatti ha detto chiaramente di non saperne nulla, chiedendo lumi al segretario comunale, il quale si è espresso con una frase non del tutto chiarissima.

Una sorpresa, quella di Vozza e co.,  che contestualmente sorprende l’aula e chi segue l’affaire Palazzetto, in considerazione del fatto che la stessa amministrazione casagiovese a chiedere alla società concessionaria di ritirare l’addio all’affidamento.

Quindi, a questo punto, una delle due: o questa transazione si poteva fare, e quindi ha ragione Vozza, oppure no e il comune si è macchiato di un atto illegittimo, con le conseguenze che questo prevede.

Nei prossimi giorni proveremo a trovare qualche documento, a scoprire qualcosa in più su una storia di un luogo che da sempre è il pomo della discordia tra chi governa e chi si oppone, con relativi fan club.