Ad Script

Parla Nicola Schiavone: “Mi accordai con Raffaele Bidognetti per costruire un grande parco residenziale a CASALUCE. Scelsi Statuto per il calcestruzzo”

19 Marzo 2021 - 11:36

Il collaboratore di giustizia ha testimoniato in aula nel processo…Spiegati anche i motivi per i quali, dopo un vertice con un referente del clan Polverino, con lo stesso Bidognetti, quest’ultimo lo convinse a scegliere l’imprenditore maranese Angelo Simeoli, anche lui presente al summit per i lavori

 

AVERSA/CASAL DI PRINCIPE – (g.v.) Si è celebrato ieri presso il tribunale di Aversa-Napoli nord l’udienza del processo a carico di Aniello e Raffaele Cesaro, di Angelo Simeoli, imprenditore di Marano di Napoli, alias bastone e dell’ex sindaco di Marano Bertini.

È stato sentito il collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan.

Alle domande del pm della Dda napoletana, ha dichiarato di aver chiuso un accordo con l’imprenditore Simeoli, relativo alla realizzazione di un parco di centinaia di appartamenti a Casaluce.

L’operazione doveva avvenire su di un terreno di proprietà di Raffaele Giuliano, che a dire del pentito, era un uomo vicino a Vincenzo Zagaria.

Inizialmente i lavori li doveva fare una delle nostre ditte – ha dichiarato Nicola Schiavone – ovvero i MASTROMINICO o FERRARO NICOLA. Poi, mi accordai con Raffaele Bidognetti, che i lavori li avrebbe fatti l’imprenditore maranese SIMEOLI Angelo. Ci incontrammo a casa di Mario Barbato, io, Francesco Cerullo alias Cicc Pettus, braccio destro di Peppe Polverino, Bernardo Cirillo, Simeoli Angelo ed il figlio per stabilire chi doveva scaricare il cemento e le maestranze. Poiché

i lavori si dovevano svolgere a Casaluce, decisi che il calcestruzzo lo doveva scaricare STATUTO.”

Ha riferito di non aver avuto a che fare con la famiglia Cesaro poiché non era interessato ai lavori sulla provincia di Napoli.

“Fui successivamente arrestato nel 2010 per cui non so più come è andata.” ha concluso il collaboratore.

Rispondendo ai giudici, ha spiegato di aver deciso di collaborare con la giustizia, per i suoi figli, per i nipoti e “per dimostrare ai ragazzi che ci vedevano come dei miti che in realtà era una strada sbagliata.

Nel collegio difensivo gli avvocati Domenico della Gatta, Marco Campora, Vincenzo Maiello, Ivan Filippelli.